Ben ritrovato, iCrewer. In questi giorni mi sono dedicata a una maratona di una delle mie serie di romanzi preferita, la Guild Hunter Series, di Nalini Singh. Dopo questa scorpacciata (ho letto due libri in 72 ore e ora sto rivivendo a occhi aperti e in modo alquanto improvviso le scene più avvincenti) mi è sorta una domanda: come fare a scegliere se leggere una serie o un libro auto-conclusivo?
È una questione sempre molto interessante che, oltre che dal gusto personale, dipende molto anche dal genere del – o dei – romanzo/i che ci apprestiamo a leggere.
Ti va di approfondire un po’?
Due, cinque, venti: la serie e i suoi mille mila volumi
Il primo punto a sfavore che mi viene in mente è già contenuto nel nome: si tratta di una serie, quindi molto probabilmente non sarà tutto finito dopo il primo libro, anzi. E questo significa che, o controlliamo prima (di solito io mi affido a Goodreads), o potremmo scoprire che non abbiamo in mano un libro auto-conclusivo solamente quando, arrivati all’ultima riga, ci rendiamo effettivamente conto che la questione è ancora aperta.
Vogliamo parlare poi dell’attesa, a volte anche pluriennale, del volume successivo? Eh sì, perché se serie tv e anime sfornano una nuova stagione quasi ogni anno (ovviamente, poi dipende da caso a caso), per i libri il discorso non vale. Ricordo, ad esempio, di aver aspettato circa quattro anni l’uscita di Inheritance, il quarto libro del Ciclo dell’Eredità, di Christopher Paolini, per poi, purtroppo, rimanere anche abbastanza delusa dal prodotto finale.
Come dicevo prima, spesso è una questione anche di genere: il fantasy pare essere concepito per non concludersi in un unico volume. Guardiamo a trilogie come Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien o Cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi; o saghe come Le cronache di Narnia di C. S. Lewis, Harry Potter di J. K. Rowling o La scacchiera nera di Miki Monticcelli (bellissima, se ti piace il genere, devi assolutamente leggerla!).
L’urban fantasy segue a ruota, basta pensare a Twilight di Stephenie Meye, alla mia adorata Guild Huter Series o alla Starcrossed Series di Josephine Angelini. I post-apocalittici, poi, hanno adottato lo stesso stile, con Hunger Games di Suzanne Collins in testa.
Anche ai gialli paiono piacere le serie, sebbene siano diverse da quelle del mondo del fantasy. Di solito, infatti, ogni volume racconta un’avventura, che inizia e si conclude, a differenza delle saghe in cui per arrivare alla fine vera e propria bisogna aspettare l’ultima pagina dell’ultimo libro. Qui, invece, l’aspetto di continuità è dato dai personaggi, dall’ambientazione, dal protagonista.
Celebri esempi sono Le avventure di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle; oppure quelle di Hercule Poirot, investigatore ideato da Agatha Christie; o ancora, per tornare più contemporanei, le imprese dello studioso Robert Langdon, nato dalla penna di Dan Brown e del detective Cormoran Strike di Robert Galbraith.
Perché allora, imbarcarsi in simili imprese? Perché leggere una serie ti porta in un mondo che all’interno di un singolo romanzo difficilmente entrerebbe: complesso, vasto, articolato. Con tutte quelle pagine a disposizione, si riescono a conoscere molto più a fondo i personaggi, si scoprono più sfumature e la trama ha molto più spazio per svilupparsi. Il risultato è un entità a sé stante, che avvolge e ammalia il suo lettore.
Dall’inizio alla fine, tutto d’un fiato: il libro auto-conclusivo
E qui, beh, qui ci si potrebbe stare a parlare per ore e ore. Un libro auto-conclusivo è un volume al cui interno è contenuta tutta la vicenda che l’autore voleva raccontare, o tutto lo studio che voleva esporre. Non c’è un proseguo, un finale così aperto da lasciare col fiato sospeso: tutto si conclude con l’ultimo punto.
Questo è certamente un lato positivo, perché diciamocelo, a volte non abbiamo né le forze, né il coraggio di intraprendere la lettura di una storia che sappiamo proseguire per dodici volumi.
Se la serie è un universo, il libro auto-conclusivo è un singolo micro-cosmo, con regole precise ma con uno sviluppo e una trama che sono in qualche modo limitati dallo spazio disponibile. Qui è veramente tutto nelle mani dell’autore, o dell’autrice: è lui che decide come investire le centinaia di pagine della usa opera, a cosa dare rilievo e cosa relegare sullo sfondo; che accenni approfondire e quali lasciare come semplici commenti curiosi.
Ogni romanzo è un viaggio, e il fatto che una volta chiuso sia concluso, ci consente di partire subito per una nuova avventura.
Molti classici sono auto-conclusivi: mi viene in mente Anna Karenina di Lev Tolstoj, oppure I Buddenbrook di Thomas Mann, oppure Orgoglio e Pregiudizio di Jane Aunsten. I generi possono essere i più disparati: avventura (Le avventure di Washington Black di Esi Edugyan); storici (Antica madre di Massimo Manfredi); thriller (Strade insanguinate di Stuart McBride); romance (L’amore e tutti gli altri rimedi di Anita Sessa); e chi più ne ha più ne metta.
Gli ibridi
Ci sono, poi, quelle serie che vengono presentate come tali, ma che in realtà sono formate da molti romanzi auto-conclusivi ambientati, però, sempre nello stesso universo. In questo modo non siamo vincolati come in una serie vera e propria, ma se ci piace l’ambientazione possiamo farci ritorno leggendo libri di cui conosceremo il vero finale prima di chiudere la copertina.
Un primo esempio che mi viene in mente è Uno splendido disastro di Jamie McGuire, in cui i primi volumi seguono le vicende della coppia principale, per poi spostare il focus sulle storie degli altri personaggi comparsi.
Insomma, ce n’è proprio per tutti i gusti, basta prendersi un attimo per decidere!
Io amo leggere le serie, se l’autore ha concluso l’opera, così posso iniziare e finire il racconto, senza attese! Poi arriva King… e a sorpresa, pubblica It2, dopo 20 anni (lato positivo: un ottimo motivo per rileggere anche il primo)! Non mi piacciono le saghe familiari! Per il resto sono curiosa e vorrei leggerli tutti!!!
Ciao Francesca! Anche io solitamente faccio così: comincio a leggere una serie se è conclusa, o quantomeno in vista dell’arrivo. Però poi c’è sempre qualche eccezione 😉 se ti andasse di leggere uno dei libri o delle serie che ho citato, poi fammi sapere che ne pensi!