Caro iCrewer, eccomi di nuovo a riempire di contenuti questa nostra rubrica dedicata agli autori che hanno reso grande l’arte della scrittura. A costo di essere ripetitivo, ogni volta che il calendario editoriale prevede il mio impegno in queste vesti, anche oggi devo confessarti che, per quanto riguarda Halldór Laxness, non posso andare oltre a una condivisione di nozioni che ho acquisito leggendo e informandomi in rete con lo scopo di scrivere questo articolo.
Ho più volte detto che tutto questo è bellissimo: prendere in carico un autore da studiare e scoprire, per poi condividere con te gli spunti che più mi hanno colpito. Mi riporta con la mente a quando facevo le ricerche a scuola. Allo stesso modo, quindi, trovo corretto dirti che non troverai un pezzo esaustivo in grado di colmare le tue lacune su questo autore, bensì, leggerai, qualora tu voglia proseguire, alcune informazioni essenziali e alcuni titoli importanti da ricordare e, perché no, magari da utilizzare come consiglio di lettura.
Halldór Laxness: un grande autore finlandese
Halldór Laxness è stato uno degli autori più importanti dell’Islanda. Nato nel 1902 a Reykjavik, ha dimostrato fin da giovane una grande propensione alla scrittura.
Ha vissuto per molti anni della sua giovinezza in campagna, al confine con la città, facendo una vita semplice a contatto con la vita rurale. Mi ha molto colpito il fatto che sia stato da sempre affascinato dai racconti popolari, quelli che si tramandano per via orale da generazione in generazione. Chissà che questa continua stimolazione della fantasia e questo assorbire storie non sia stato il via per sviluppare la passione della scrittura, e quindi del racconto.
Di sicuro, invece, la differenza di vita tra la città e la campagna lo ha influenzato parecchio, soprattutto nella prima parte della sua produzione letteraria.
È stato un grande viaggiatore: ha vissuto per molti anni negli Stati Uniti, ma anche in Lussemburgo, e ha dedicato molto tempo della sua vita a girare l’ Europa. In Italia si è fermato per qualche tempo sulla meravigliosa Sicilia. Grazie a questo tanto viaggiare, ha avuto la fortuna di frequentare intellettuali importanti e soprattutto di confrontarsi con diverse culture e variegate correnti di pensiero. Quando si dice che viaggiare è una ricchezza.
Mi colpisce sempre molto quando leggo che un autore si impegna anche nel lavoro di traduttore: mi sembra un fiore all’occhiello di una carriera già ricca di talento e soddisfazioni. Halldór Lexass ha tradotto in islandese Hemingway e Voltaire, per dire.
A proposito di soddisfazioni e riconoscimenti, è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1955, con questa motivazione:
“per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda”
E in un certo senso, andava in questa direzione anche il suo criticare le vecchie generazioni di scrittori islandesi, gesto che lo fece diventare un punto di riferimento per le nuove leve letterarie, e non solo.
Nei suoi scritti, quelli arrivati in età adulta, ha spesso usato come tema centrale la nazionalità, l’appartenenza alla sua nazione, criticando l’influenza che l’America esercitava sulla politica islandese. Politica che lo ha molto appassionato ma mai conquistato e coinvolto al cento per cento. Tendenzialmente portato verso le idee di sinistra.
Halldór Laxness è morto nel 1998, nella sua città natale, il che mi lascia pensare che nonostante il tanto viaggiare, sia stato sempre legato a casa. Alla sua Islanda. Considerazione questa, del tutto personale.
Halldór Laxness: la produzione letteraria
Dopo questa breve ricerca, la cui fonte è Wikipedia, composta delle nozioni salienti per avere un quadro generale e superficiale della vita di questo autore, passo a segnalarti alcune opere delle sua vasta produzione, quelle tradotte e pubblicate in Italia.
Le opere di Halldór Laxness sono edite nel nostro paese grazie alla casa editrice Iperborea, che da sempre ha nel suo catalogo autori del nord Europa. Ti invito ad andare a visitare la pagina dedicata a questo autore sul sito della CE, resterai affascinato dal numero di libri disponibili e soprattutto, almeno per quanto mi riguarda, dal colpo d’occhio dei colori delle copertine che li rappresentano. Anche l’occhio vuole la sua parte quando si sceglie un libro, no?
Il titolo più importante, o meglio, il più conosciuto, è Gente indipendente, scritto nel 1934 e uscito per la prima volta con Iperborea nel 2005 con traduzione di Silvia Cosimini.
Nella selvaggia Islanda a cavallo fra i secoli XIX e XX, la vita del bracciante Bjartur di Sumarhús sembra giungere a una svolta: finalmente, dopo diciotto anni passati al servizio dell’ufficiale distrettuale, è in grado di acquistare un appezzamento di terreno nella brughiera orientale e dichiararsi indipendente. Dopo anni di pasti frugali e duro lavoro, animati unicamente da discussioni di poesia e letteratura, di politica e di religione, il variegato nucleo familiare di Bjartur potrà definitivamente insediarsi nella casupola di torba da lui stesso costruita.
Non solo la storia di un contadino alla conquista della propria emancipazione, ma anche della società islandese dell’epoca, di cui l’autore mostra le piccolezze e le meschinità.
Un’altra opera molto nota di Halldór Laxness è Il concerto dei pesci, scritto nel 1957 e tradotto per Iperborea nella prima edizione del 2007.
I pesci possono cantare? Si può restare fedeli alle radici quando la vocazione artistica spinge a varcare i propri confini? Alle soglie del XX secolo l’Islanda si affaccia alla modernità di un mondo globalizzato: Reykjavík si appresta a diventare una capitale dominata dai mercanti, ma ai suoi margini, nel borgo di Brekkukot, l’ipocrisia e l’arroganza della borghesia emergente restano fuori dalla casupola di torba del vecchio Björn, un pescatore stagionale che resiste alla logica mercantile con illuminata testardaggine.
Fedele alla ruvida, ma generosa etica tradizionale, Björn offre ospitalità a un campionario di personaggi stravaganti nel suo sottotetto: qui vedrà la luce anche il piccolo Alfgrímur, abbandonato dalla madre e destinato a seguire sul mare il “nonno adottivo”. Ma è cantando ai funerali nel cimitero sotto casa, che il giovane deciderà di dedicarsi alla musica, alla ricerca “di un’unica nota pura”, un ideale unisono fra talento artistico e limpidezza di cuore.
Avviato agli studi, Alfgrímur si troverà diviso tra l’idillico microcosmo della sua infanzia e il richiamo di un mondo complesso, ambiguo e attraente, incarnato dalla enigmatica figura di Garoar Hólm, il cantante lirico celebre in tutto il mondo che in patria nessuno ha mai sentito cantare. Laxness guarda con ironia e nostalgia al mondo della sua infanzia, in un romanzo di formazione di un’artista e di un’intera nazione, sospesa fra tradizione e innovazione.
Che dici, caro iCrewer, sono riuscito a suscitare una piccola curiosità da usare come fiammella viva nella scoperta di questo autore? Leggerai qualche suo romanzo? Nel caso, faccelo sapere.
Buona lettura, sempre!