Oggi, caro iCrewer, ti porto con me a conoscere Cinzia Zerba, l’autrice del libro La locanda di Ester, edito da Edizioni Convalle. Un libro di cui già ti ho parlato nell’articolo in cui ho condiviso le mie sensazioni dopo la lettura.
È stato un piacere, per me, poter dialogare con l’autrice che si è rivelata una donna ricca di risorse, di talento e di animo prezioso.
Cinzia Zerba: intervista all’autrice de La locanda di Ester
Non mi dilungo oltre, lascio che le parole dell’autrice ti coinvolgano augurandoti buona lettura:
Ciao Cinzia, grazie per avere accettato di condividere con noi la tua passione per la scrittura. Come nasce? Riesci a definire il momento in cui hai capito che carta e penna ti avrebbero accompagnato per sempre?
Grazie a te, Stefano, per l’opportunità che mi offri di potermi raccontare.
In realtà non so dirti bene quale sia stato il momento preciso in cui ho capito che la scrittura mi avrebbe accompagnata per il resto della vita, forse non esiste nemmeno un momento preciso, però ricordo benissimo che fin dalle elementari adoravo scrivere i temi. La maestra li leggeva spesso in classe e io ne ero orgogliosa. Avevo solo dieci anni. Poi cominciai a scrivere alla sera, nella mia cameretta, con la macchina da scrivere: mi piaceva comporre pensieri e poesie sugli avvenimenti della giornata; a volte mi cimentavo anche in racconti dell’orrore, forse per esorcizzare le mie paure.
Durante l’adolescenza, però, mi concentrai sugli studi tecnici per conseguire il diploma di perito meccanico e così piano piano, tra gli impegni lavorativi e quelli famigliari, la mia passione per la scrittura si sopì. I casi della vita, però, mi portarono a rispolverare quella vecchia passione attorno al 2013, quando avvertii nuovamente l’esigenza di scrivere. Un tipo di scrittura terapeutico, oserei dire, che mi spingeva a ricercare ancora una volta, come accaduto da bambina, conforto nella scrittura stessa. Da allora non ho più smesso.
Terapeutico, perché? Quali sono le sensazioni che provi quando ti rifugi nella scrittura?
La scrittura mi consola, permettendomi di evadere da una realtà non sempre in linea con i miei desideri. Libera la mente dalla fatica quotidiana, generando in me una grande energia vitale. La scrittura è un fuoco che non dovrà mai più spegnersi, perché riscalda l’atmosfera del mio vivere quotidiano, regalandomi emozioni.
Prima di parlare del tuo romanzo La locanda di Ester, ci racconti brevemente quale è stato il tuo percorso artistico? So di racconti, premi, rappresentazioni… dicci tutto.
A partire dal 2014 ho iniziato a scrivere in maniera più costante, partecipando e ottenendo una menzione d’onore al concorso di scrittura di Bognanco Terme, con il racconto Il matrimonio. Sempre in quell’anno è stato pubblicato Visita alla mostra fotografica, racconto piazzatosi tra i migliori dieci al concorso promosso da Edizioni Iperpress.
Nel 2015 ho partecipato alla prima edizione del Premio Letterario Dentro l’Amore, ideato da Stefania Convalle, classificandomi prima nella sezione racconti con il testo Stella Novella, mentre nelle edizioni successive del premio letterario ho avuto il piacere di interpretare alcuni dei brani finalisti durante la serata della premiazione.
Nel 2016 Raja e Samir, breve storia surreale, entra a far parte dell’antologia Storie e Misteri di Primula Editore. Sempre nel 2016, dopo aver preso parte a diversi laboratori di lettura scenica, ho proposto ai miei compagni di corso di costituire un nostro gruppo di lettura, con l’intento di presentare veri e propri reading teatrali: è nato così il GattoMatto.
Abbiamo presentato diversi incontri nella mia zona, ma anche in Liguria ed Emilia Romagna, tutti sulla tematica della violenza sulle donne e degli stereotipi di genere: Provate voi a essere donne, C’era una volta una principessa… e Donne in cammino, per citarne alcuni.
Dal 2015 mi dedico al volontariato, sono infatti entrata a far parte del centro antiviolenza della mia città, C.H.I.A.R.A. Onlus, che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza di genere. Il gruppo di lettura GattoMatto, tra l’altro, ha sostenuto negli anni le attività del centro antiviolenza C.H.I.A.R.A., collaborando anche in progetti scolastici volti alla sensibilizzazione sul tema degli stereotipi di genere e del bullismo.
Nel 2017 ho curato la stesura del libro Il silenzio delle donne – il coraggio delle parole pubblicato da Primula Editore (una raccolta di racconti e testimonianze di donne, volontarie e professioniste dei centri antiviolenza C.H.I.A.RA. di Voghera e KORE di Vigevano, con la prefazione di Barbara Stefanelli, Vice Direttore del Corriere della Sera). Nel libro sono presenti anche due miei racconti, Un pomeriggio a casa di C.H.I.A.R.A. e Valda e Giulia.
Insomma, tanto talento ma anche tanto impegno sociale. Più in generale, chi è Cinzia Zerba?
Cinzia è una donna in perenne movimento, che ha sempre bisogno di stimoli nuovi per sentirsi viva.
Uno di questi stimoli è stato di sicuro il tuo primo romanzo. Come è nata la scintilla? Sei partita da un’idea generale o tutto si è sviluppato strada facendo?
Il romanzo La locanda di Ester è nato dapprima come scrittura terapeutica: sentivo la necessità di fantasticare su una realtà che non era quella desiderata in quel momento della mia vita. Man mano che la scrittura curava l’anima, durante la stesura, mi sono lasciata alle spalle le delusioni della vita reale e ho dato sfogo sempre più all’immaginazione, senza sapere dove mi avrebbe portato la storia.
Questo percorso quanto è durato? Cioè, in quanto tempo l’hai scritto? Sei stata costante con la scrittura o ci sono stati anche momenti di stallo?
Il romanzo è stato scritto a cavallo tra il 2013 e il 2014, nell’arco di un anno circa, ma è stato ripreso e corretto solo nel maggio 2020. Ci sono state parecchie battute di arresto durante la stesura; non è stata una scrittura costante, nel frattempo facevo anche altro. Purtroppo, ho un grosso difetto, mi annoio facilmente e spesso abbandono progetti per cominciarne altri. Per fortuna poi li riprendo, se ne vale la pena, come in questo caso. In quel periodo mi stavo appassionando alla lettura scenica, quindi andavo a rilento con la scrittura.
Il libro racconta un pezzo importante della vita di una donna, Silvia. Quanto c’è di Cinzia Zerba?
I ricordi di Silvia bambina, in molti punti, sono sovrapponibili ai ricordi di Cinzia Zerba bambina. È stato terapeutico in quel momento ripensare alle mie origini, fare un tuffo nel passato per ridisegnare un futuro accettabile, a fronte di un presente deludente (parlo proprio del momento reale che stavo vivendo in quegli anni).
Per il resto direi che non c’è molto altro di autobiografico, se non il reale amore per la Toscana e per i borghi medievali in particolare, che hanno fatto da cornice all’ultima parte del romanzo.
La perdita del lavoro, il matrimonio fallito, l’ansia, tante difficoltà con la quale la protagonista si trova costretta a fare i conti. Conti che solo lo scorrere del tempo fa quadrare, con il supporto della forza d’animo e della resilienza. Quanto credi nella forza delle persone?
Io credo che la forza delle persone possa emergere in tutta la sua potenza solo nel momento in cui la vita le costringe a mostrarla. In altre parole, non ci è dato di sapere come reagiremo a una determinata situazione, finché non ci troveremo ad affrontarla e solo in quel momento emergerà la straordinaria capacità dell’essere umano di resistere e domare le difficoltà della vita.
Certo, all’inizio ci sentiamo smarriti e la tentazione di abbandonare il campo è forte, ma è proprio in quell’istante che troviamo in noi le risorse per contrastare il destino, che non sempre vuole dire opporsi alla realtà, ma spesso significa, invece, riuscire a trasformare una situazione sfavorevole in una a proprio vantaggio.
Ecco che a volte diventano fondamentali le origini e il passato. Nel romanzo la strada verso il futuro arriva proprio da uno sguardo all’indietro. Guardi con malinconia ai tempi passati, credi che si stesse meglio quando…?
No, nessuna malinconia o nostalgia, sono troppo coinvolta dal presente e curiosa di conoscere le infinite opportunità che si possono presentare nel futuro per rimanere agganciata al passato. Penso che la vita sia una scuola incredibile, che ogni giorno ci insegna tanto, e sia giusto affrontarla con fiducia verso il futuro.
Quale è stata l’emozione quando hai completato il libro e quale la prima volta che hai preso in mano il prodotto finito pronto per raggiungere i lettori?
A essere onesta, non ricordo l’emozione provata al termine della stesura, nel lontano 2014; però ti posso dire che è stata una grande soddisfazione completare la rilettura e l’editing insieme alla mia editrice Stefania Convalle. Quando siamo arrivate alle fasi finali la felicità aumentava di giorno in giorno, nella consapevolezza che da lì a poco il romanzo avrebbe visto la luce.
Anche perché, a onore del vero, è merito di Stefania Convalle se La locanda di Ester è stato pubblicato, perché per una casualità mi ha chiesto di poterlo leggere. Non ti dico la mia felicità quando mi ha confermato che la storia le piaceva! L’emozione più forte, però, l’ho provata durante il lockdown quando ho ricevuto il pacco contenente i libri: finalmente avevo la mia creatura tra le mani!
A questo proposito, quanto ti è mancato il poter promuovere il romanzo nei modi tradizionali, ovvero incontrando i lettori? Mi sembra una scelta coraggiosa uscire in piena seconda ondata con un titolo nuovo, una scelta che va premiata.
Mi è mancata davvero tanto la classica presentazione. Quando in passato ho partecipato a eventi per la promozione di libri, come interprete o intervistatrice, mi sono molto divertita. Amo il contatto col pubblico e mi piace sentire l’emozione delle persone dopo la lettura di un brano. È innegabile che il calore dei lettori non lo puoi sostituire con una presentazione online, tuttavia credo che questa modalità nuova possa rappresentare anche un’opportunità, se sfruttata bene.
La rete è pur sempre un mezzo che permette di raggiungere molte persone in più parti del mondo. Per ora proseguo con le presentazioni online, in attesa di tempi migliori, che, ne sono sicura, sapranno regalarmi grandi emozioni.
La locanda di Ester avrà un seguito? O stai lavorando a qualche altra storia?
Sto lavorando a un altro romanzo, ma non sarà il seguito. In questi mesi mi sono concentrata per affinare le tecniche di scrittura, grazie a un laboratorio molto interessante che ha avviato la mia editrice. Per scaramanzia, però, preferisco non aggiungere altro sul prossimo romanzo 😊
Concludendo, devi sapere che il nostro sito è fatto di appassionati lettori, tu leggi molto? Ci suggerisci un titolo da non far mancare nelle nostre librerie casalinghe? Diciamo… il consiglio di Cinzia Zerba?
Purtroppo, non leggo quanto vorrei, ho una pila di libri sul comodino in attesa di lettura.
Tra i miei preferiti sicuramente L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez, Il cacciatore di Aquiloni di Khaled Hosseini, Mondo senza fine e I pilastri della terra di Ken Follett , ma questo fa parte del gusto personale. Il libro che credo non debba mancare, soprattutto nella libreria dei ragazzi, è Se questo è un uomo di Primo Levi, o comunque libri che parlino dell’Olocausto; ce ne sono moltissimi, anche delicati sull’argomento, come Il bambino col pigiama a righe di John Boyne.
Grazie Stefano per il tempo che mi hai dedicato.
Grazie a te Cinzia, è stato un piacere dialogare con te di scrittura e si altri temi importanti. A presto.
E grazie anche a te caro iCrewer che ti sei preso qualche minuto per leggere questa lunga intervista e conoscere una autrice emergente che merita tutte le fortune possibili.
Alla prossima!