Quando leggi un libro sin dall’inizio, nella tua mente, ti fai un’idea di come la storia potrà evolversi, di cosa ti aspetterà, se ti appassionerà a tal punto da divorare le parole quasi fossero cioccolati, oppure se la lettura procederà in maniera altalenante, tra alti e bassi; potrebbe accadere anche che il romanzo in lettura ti prenda a metà, ed è proprio ciò che mi è successo con Quando non sarò più tua di Elena Lombardi: ci sono stati momenti nei quali mi sono immersa nella lettura, altri invece dove il mio solito entusiasmo da lettrice mi ha completamente abbandonata lasciandomi in balìa delle parole, ma procediamo con ordine.
Intanto la storia: troviamo un uomo e una donna, Tommaso De Angelis e Lisa Asheri, marito e moglie, una coppia che, improvvisamente, vede dapprima nascere delle crepe – che molto presto si tramuteranno in vere e proprie rotture – nel proprio matrimonio che fino a quel momento procedeva in maniera idilliaca, il motivo? Be’, chiaramente, caro amico lettore, non posso svelartelo, altrimenti ti racconterei praticamente tutta la storia, però posso dirti una cosa: il motivo che metterà a repentaglio questa giovane coppia a prima vista potrebbe sembrarti scontato, come dire il solito cliché, ma fai bene attenzione perché in realtà non è così, dietro questo apparente motivo se ne celerà un altro di ben altra portata più, come dire, subdolo, machiavellico.
Insomma potrebbe sembrarti la classica storia d’amore ma, nei fatti, c’è anche un alone di mistero che permea l’intera vicenda, qualcosa che ti tiene in bilico sul quel sottile filo che è comunque la voglia di sapere.
Geograficamente ci troviamo in Abruzzo, e precisamente in un piccolo paesino chiamato Ateleta: non ci saranno descrizioni di luoghi, solo verso la fine ci verrà detto qualcosa in più ma non sarà una rappresentazione descrittiva del paesaggio.
Il libro è così suddiviso: avremo un prologo, poi troveremo ventidue capitoli e, infine, un epilogo. I capitoli, poi, non sono eccessivamente lunghi. La narrazione avviene in terza persona e si alterna a seconda del personaggio che sta, in un certo senso, raccontando gli eventi: avremo sempre il punto di vista del soggetto che, in quel momento, ci starà descrivendo la situazione e ciò che accade. Alle volte, questo, genera un po’ di confusione perché queste narrazioni tra persone diverse non sono sempre nettamente distinte, quindi potrebbe capitare che tu non riesca a cogliere nella immediatezza di chi in quel frangente sta per così dire parlando.
I protagonisti principali sono essenzialmente due, Tommaso e Lisa, ma ci sono altri personaggi che ruotano intorno alla storia e il loro ruolo non sarà propriamente secondario, il contributo di questi ultimi aggiungerà alla narrazione quel tassello in più, d’altro canto ogni autore quando compone la propria opera crea ogni personaggio avendo già l’idea di come lo stesso debba muoversi nel romanzo, altrimenti, se penserebbe fosse superfluo non lo inserirebbe nemmeno per un ruolo da contro figura.
Devo sottolineare due aspetti che, in un certo senso, sembrano quasi contrastarsi a vicenda: da un lato è giusto che io faccia un plauso all’autrice perché il linguaggio utilizzato è raffinato, la terminologia è qualificata; Elena Lombardi, infatti, non si è limitata a prendere un termine e metterlo lì, nel romanzo, no, lei è andata a ricercare la versione elegante del termine stesso, meno comune per intenderci. È questo, a mio avviso, è lodevole perché, lo dico sempre e lo ribadisco anche adesso, siamo proprietari di una lingua tra le più eleganti, le più plasmabili, che vanta una combinazione infinita tra le parole, una lingua intrisa di termini inesauribili che ci permettono di sbizzarrirci a nostro piacimento, consentendoci di variare la scelta piuttosto che utilizzare sempre i medesimi termini, e allora perché non farlo? Per farla breve, quella che è la parlata ricercata la ritroviamo in questo romanzo nella forma, però, della scrittura ricercata.
Per contro, però, se il linguaggio utilizzato è pregiato, allo stesso tempo ho riscontrato parecchi – ma veramente parecchi – refusi e/o errori che dir si voglia, ora, non so se questo è un problema solo della versione e-book da me letta, però per doverosa e scrupolosa onestà nei tuoi confronti, amico lettore che stai leggendo, è giusto che io te lo faccia presente. Te ne cito qualcuno «con le mani in tasta…» e sicuramente l’autrice avrebbe voluto scrivere tasca, ancora un attrice, un umiliazione, parole che, com’è giusto che sia, da regola grammaticale sempre esistita, quando sono precedute dall’articolo indeterminativo, essendo femminili, vogliono l’apostrofo. In realtà di sviste di tal guisa ne ho riscontrate in gran quantità, alle volte l’apostrofo occorreva – come ne i casi su citati – ma non c’era e viceversa «un’idiota» che in questo caso specifico si riferiva ad un uomo e non ad una donna. Ancora «fa come vuoi», dove la particella fa necessitava dell’apostrofo essendo un troncamento del verbo fare; stesso discorso per la particella da, che in questo caso viene intesa come forma elisa del verbo dare. Ho, altresì, riscontrato spesso il ne, negazione, senza il classico accento acuto.
«…i suoi figli spazzolarono tutto, a parte Alida che preferì invece il latte con i biscotti.» grammaticalmente corretta questa frase, ma tu che la leggi in questo istante, penseresti che i figli siano almeno più di due… in realtà sono solo due: Samuel e Alida; personalmente, ma è sempre un mio mero ed umile giudizio, avrei scritto diversamente, ad esempio «Samuel spazzolò via tutto, mentre Alida preferì il latte con i biscotti.» , l’avrei articolata in maniera diversa, tutto qui.
Un’altra frase sulla quale ho avuto qualche perplessità è la seguente «Scusa. Volevo dire che hai, beh, tu non sei un tipo comune quindi non credo che ci sia bisogno di capi fatiscenti» forse il termine esatto era appariscenti e non fatiscenti, perché in tal caso non avrebbe molto senso. Ed ancora «Non ha un bel aspetto», in luogo di bell’aspetto oppure «…fu la mia cosa che le venne in mente in quel momento..» fu la prima cosa.
Nella stesura di un libro assumono fondamentale importanza figure come il correttore bozze o l’editor, perché queste due figure, insieme all’autore, formano un team, e questo team poi, deve condurre alla pubblicazione del romanzo che dovrebbe essere pressoché perfetto.
Se poi andiamo ad analizzare la storia, devo dire che ha un filo conduttore ben congegnato, interessante, segue una trama ben definitiva che, oltre la storia d’amore, cela, come detto, questa sorta di mistero che riempie l’intera vicenda e che quindi la rende intrigante. La narrazione, all’inizio e per più di metà della storia, procede lentamente, si sa nei libri la percezione del tempo è ben diversa da quella che è nella realtà, però, in questo caso, questo trascorrere del tempo lo percepisci con maggiore lentezza, come se tutto fosse vissuto attimo per attimo; la storia, poi, assume un ritmo dinamico quasi al termine, il tempo incalza, le scene si susseguono: ecco forse qui avrei rallentato un tantino la velocità di narrazione, mi ci sarei soffermata un po’ di più perché in fondo è la parte più accattivante, quella che ti tiene incollato alle pagine. Son presenti delle digressioni che, peraltro, sono fondamentali per capire a fondo la vicenda.
Lo sviluppo di alcune scene le ho intuite sin dall’inizio, ho supposto, azzeccandoci, come quella situazione si sarebbe poi evoluta: non so se ciò sia accaduto perché facilmente intuibile o perché da lettrice incallita ho plasmato, nel tempo, quella mia fantasia già fervida di natura.
Per ciò che riguarda i personaggi principali, Lisa viene descritta come una donna forte che ha afferrato la propria vita senza remore, anche se in certe situazioni non avrei reagito come lei, poi, chiaramente, bisogna ritrovarsi nelle situazioni per poter giudicare, mi è molto piaciuto, invece, il personaggio maschile, Tommaso De Angelis: un duro dal cuore tenero, una persona che sa come curarti le ferite mettendo da parte l’orgoglio; così come ho molto apprezzato il modo nel quale l’autrice ha improntato il rapporto della protagonista con i figli, ma, altresì, il profondo legame tra la stessa e la sorella, Alice. Ad ogni modo, qui, come sempre, entra in gioco l’empatia, perché alla fine ciò che noi proviamo per i personaggi di un romanzo è proprio questa.
In questo romanzo il romanticismo si tocca con mano, è palpabile, ti dà la dimensione della vastità del sentimento, ma certe espressioni sono sembrate smielate persino a me che sono una persona che cuori e fiori tutta la vita: qui l’amore è stato manifestato a profusione, e, proprio per tale ragione consiglio assolutamente la lettura di Quando non sarò più tua di Elena Lombardi a tutti gli eterni romantici, ma anche a tutti coloro che vogliono sì una storia che però non sia solo d’amore ma anche abbia quel qualcosa in più; il libro benché maggiormente adatto ad una platea femminile potrebbe anche attirare lettori maschili proprio per il personaggio maschile ivi presente e non solo!
«Non era possibile innamorarsi per la seconda volta della stessa donna. Lui si innamorava di lei tutti i santi giorni, in ogni ora disparata del giorno e della notte.»