Penso che uno dei grandi problemi della Storia, caro iCrewer, sia che si tratti proprio di questo, di una narrazione – di fatti realmente accaduti ovviamente, ma pur sempre un racconto. Quindi, se la fonte o la persona da cui attingiamo la nostra conoscenza (più, o meno, liberamente) non è esattamente coinvolgente o appassionanete, c’è il rischio che il tutto finisca in un niente di fatto.
E poi c’è Madeline Miller, che da anni incanta i lettori di tutto il mondo.
Come si possono rendere più interessanti i testi antichi?
Spesso, uno dei modi per rendere più accessibili i testi antichi, è “tradurli” in una veste più moderna, sia per quanto riguarda il linguaggio, sia dal punto di vista della narrazione del contenuto. Ne è un esempio Mythos di Stephen Fry, libro dalla prosa divertente e molto scorrevole, che conduce per mano tra i miti greci più antichi con leggerezza e un briciolo di ironia.
Madeline Miller, invece, ha scelto una strada diversa. Nei suoi libri non si limita a narrare nuovamente storie che abbiamo tutti più o meno già sentito, citando nomi che riportano alla mente nebulosi ricordi, anzi. Ne è un esempio il suo primo romanzo, La canzone di Achille, pubblicato in Italia da Marsilio nel 2019, che continua a riscuotere grandissimo successo, anche a tre anni dall’uscita. È sempre presente nella Top Ten della classifica dei libri più venduti del mese ed è tra i primi tre più acquistati lo scorso anno.
Cosa differenzia quest’opera dalle altre? L’approccio, il punto di vista che l’autrice ha scelto di adottare. La canzone di Achille non è una semplice ristesura della guerra di Troia, non è solamente la descrizione di gesta eroiche, ma è il superbo racconto di un amore, ahimè destinato alla disgrazia: quello tra Achille e il cugino Patroclo.
Fu solo durante le nozze che lui si rese conto che mia madre era debole di mente. Il padre di lei aveva fatto in modo di tenerla velata fino alla cerimonia e mio padre aveva accettato di buon grado. Se fosse stata brutta, c’erano sempre le schiave e i giovani servitori. A quanto si dice, quando alla fine venne scostato il velo, mia madre sorrise. E fu così che mio padre capì che era idiota. Le spose non sorridono.
La canzone di Achille, pp. 2
Madeline Miller ha lavorato per quasi dieci anni alla stesura di questo capolavoro, raccogliendo ogni traccia possibile, in modo da poter ricostruire le vicende dei due giovani e del loro profondo legame. Il risultato sono pagine pregnanti, che non solo ci trasportano nella Storia, ma ce ne fanno anche innamorare follemente.
Lo scorso anno, poi, è stato pubblicato in Italia il suo secondo lavoro, sempre con Marsilio: Circe. Anche in questo caso Madeline Miller amplia la visione collettiva, non limitandosi a parlare del personaggio che compare nell’Odissea, ma narrando anche il prima e il dopo quell’incontro con Ulisse. La scrittrice da spazio al suo spirito femminista nel dipingere Circe come una donna molto diversa dai suoi simili, con un carattere difficile, che pare preferire i mortali agli dei. Ovviamente, come accaduto per il volume precedente, anche qui, alla base di ogni parola scritta c’è un’attenta ricerca storica.
Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poter erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa.
Circe, pp. 9
Chi è Madeline Miller?
Arriviamo finalmente a parlare dell’autrice, ora che abbiamo introdotto i suoi libri. Madeline Miller è nata a Boston, USA, ma cresciuta tra New York e Philadelphia. Dopo aver studiato lingue classiche alla Brown University, ha insegnato per anni greco e latino nei licei statunitensi. Alla facoltà di Drammaturgia della Yale School of Drama ha dato sfogo alla sua passione per il teatro, realizzando adattamenti moderni di opere antiche.
È una lettrice appassionata, che si lascia trasportare e trascinare dalla trama, catturare dalle parole e che non ha paura di ammettere se un libro le è piaciuto, non le ha detto granché o è stato addirittura interminabile.
Dopo dieci anni di studi e ricerche, iniziati già durante il periodo universitario, nel 2011 ha pubblicato in America La canzone di Achille, vincitore dell’Orange Prize for Fiction, che è stato in seguito tradotto in più di venticinque lingue. Circe, uscito nel 2018 è stato candidato al Women’s Prize for Fiction e pare destinato a far parlare di sé, tanto quanto il primo volume. Entrambe le opere sono state pubblicate in italiano da Marsilio editore.