Un romanzo che oscilla tra l’amore e l’avventura: La giada di Chang’an di Chiara Saccuta
La giada di Chang’an, uscito in formato e-book nell’Ottobre scorso, ha come ingredienti principali nel contesto delle sue duecentosessantacinque pagine, l’amore e l’avventura. Auto-pubblicato, inserito nella collana Io me lo leggo il romanzo di Chiara Saccuta, autrice che ama ambientare i suoi scritti in epoche storiche lontane, ha infatti un’ambientazione che rimanda all’antico Oriente con le sue regole rigide e i suoi giochi di potere che tendevano ad escludere i sentimenti.
Da una piccola indagine compiuta in rete, La giada di Chang’an non è l’unico romanzo dell’autrice ad essere ambientato nel passato remoto: Chiara Saccuta, di cui non ho trovato note biografiche, ha la predilezione per le epoche storiche del passato e per le collaborazioni letterarie: a quattro mani con Giulia Esse (pseudonimo?) ha infatti scritto un’altro romanzo, Cieli di sangue.
La giada di Chang’an, romanzo ambientato nella Cina imperiale della dinastia Tang, alterna le sue vicende all’interno di due coppie di innamorati impediti e ostacolati, nel vivere il loro amore, da regole arcaiche e preordinate che vedevano nei matrimoni un modo per stringere alleanze o affari, senza tenere in nessun conto la volontà dei figli. Erano infatti i padri-padroni che stabilivano nozze e accordi come la storia ben ci insegna.
Un romanzo con una trama ben strutturata: l’autrice sa coinvolgere il lettore con la sua scrittura, sa trascinarlo tra le vicende dei protagonisti portandolo a tifare per loro. Da un punto di vista strettamente narrativo il romanzo si legge bene e intriga con l’intreccio delle sue vicende ricche di avventure. I personaggi sono ben delineati e, sopratutto le figure femminili ma non solo, rendono molto bene l’dea della sottomissione cui erano sottoposti i figli e le femmine in particolare che non solo erano succubi prima del padre, poi del marito e non avevano la libertà di decidere del proprio futuro ma erano addirittura considerate merce di scambio senza volontà e sentimenti.
Chiara Saccuta nel suo romanzo rende bene la condizione femminile dell’epoca storica e del contesto geografico. Poco rilevante nelle vicende, invece a mio avviso, il contesto storico generale: a parte il riferimento allo stile di vita di principi, imperatori, mercanti e signorotti locali, non ho trovato nel romanzo quelle che dovrebbero essere le caratteristiche peculiari di un romanzo storico. Assenti i riferimenti alle specifiche vicende storiche del tempo, come assenti le date: la storia, quella dei libri per intenderci, in un romanzo storico non è un optional a discrezione dell’autore ma è un elemento essenziale.
Romanzo storico o Romanzo rosa?
Un romanzo per definirsi storico, deve fare riferimento a precise vicende realmente accadute e documentate sui libri di storia, non a caso gli scrittori di romanzi storici si documentano ampiamente e minuziosamente, proprio per calarsi in tutto nella realtà dell’epoca in cui vogliono far muovere i propri personaggi, le cui storie individuali si intrecciano con vicende reali e precise dell’epoca.
In La giada di Chang’an non ho trovato questa ricerca: sebbene l’autrice abbia impostato bene la sua storia, mancano quegli elementi essenziali che fanno definire un romanzo storico. E così per fare un esempio chiaro per chiunque, cito il prototipo dei romanzi storici, I promessi sposi dove come ben sappiamo, le vicende dei due protagonisti si intrecciano perfettamente nel contesto storico, ampiamente raccontato.
Quindi sento di poter affermare che ho letto sì una bella storia, con un intreccio appassionante, dalla lettura fluida e scorrevole ma non un romanzo storico. Ho letto un bel romanzo rosa ambientato in un contesto storico lontano. C’è differenza, direi.
Un altro piccolo appunto alla veste grafica di copertina, un po’ troppo moderna, per un romanzo ambientato nell’antica Cina. Sarà pure una minuzia, un peccato venale diciamo così, ma salta all’occhio.