Gianluca Alzati è entrato in contatto con me quasi per caso. Sono straordinari i percorsi della vita: pur vivendo a pochi chilometri di distanza non ci si è mai conosciuti né incrociati, poi un giorno, senza programmarlo, ci si scontra per colpa, anche se in questo caso è un merito, di una terza persona.
Caro iCrewer, lungi da me l’idea di tediarti con un racconto personale, ma la dinamica che mi ha portato a questo autore è davvero curiosa. Nel mio programma radiofonico, in onda su una radio locale della provincia di Como, c’è una rubrica dedicata ai libri. Non la curo io, ma direttamente una ragazza che tra i libri ci vive, in quanto titolare di una libreria. Ogni settimana, in collegamento telefonico, Carmen, questo è il suo nome, consiglia a tutti gli ascoltatori un testo da leggere.
Capita, a volte, che la sera del collegamento, nella sua libreria sia in programma la presentazione di un libro. Di conseguenza, facendo due più due, succede che sia presente anche l’autore. Insomma, per farla breve, in una di queste telefonate, ho avuto il piacere di dialogare in diretta con lo scrittore del libro consigliato. È nata così la mia conoscenza con Gianluca Alzati, autore del libro Per sempre mai più .
Come detto, questo autore, vive in Brianza, a Besana in Brianza, per l’esattezza, davvero a pochi minuti da dove abito io, ed è prima di tutto un insegnante di lettere alla scuola Secondaria di primo grado.
Come prassi, ogni volta che ti propongo una intervista non mi dilungo con le mie parole sull’intervistato, e lascio che sia lui a presentarsi e farsi conoscere.
E dunque voce a Gianluca Alzati.
Buona lettura.
GIANLUCA ALZATI: LA BIOGRAFIA
Parto con il darti il benvenuto in questa nostra rubrica attraverso la quale conosciamo e scopriamo il talento letterario di molti autori. Partiamo da te. Ci racconti chi è Gianluca Alzati?
Direi che oltre ad essere un insegnate di lettere, da un punto di vista “artistico” mi piace definirmi un cantastorie, un menestrello moderno che si rivolge a ragazzi dai 10 ai 100 anni attraverso le storie dei miei racconti e romanzi, con le parole e con la musica.
Quando è iniziata la tua passione per la scrittura? C’è un aneddoto o un momento preciso in cui hai capito che scrivere era quello che volevi fare?
Quando questa domanda me la fanno i ragazzi nelle presentazioni dei miei libri nelle scuole, racconto sempre questo aneddoto: in quinta elementare scrissi un tema, un testo libero si diceva allora, dove immaginavo di parlare con Nessie, il famoso mostro di Lochness. Gli consigliavo di non farsi mai trovare, di rimanere ben nascosto perché altrimenti rischiava di essere chiuso in un enorme acquario con visite e fotografie a pagamento e perdere per sempre la sua libertà.
Il mio maestro rimase talmente affascinato dal mio testo che mi chiese se poteva leggerlo ad alta voce nella mia classe e in tutte le altre quinte. Io sono arrossito, non solo nei capelli, ma forse proprio in quel momento ho deciso che sarei diventato uno scrittore.
Un aneddoto molto interessante. A proposito di insegnanti… in che modo il tuo essere scrittore interagisce con il Gianluca Alzati professore? Chi da all’altro cosa?
Sicuramente il mio essere insegnante fornisce moltissimo materiale al mio essere scrittore. Quando racconto il mondo degli adolescenti, le loro passioni, le insicurezze, le paure, i sogni, traggo spunto dalle mie esperienze quotidiane. Molti dei ragazzi e delle ragazze protagonisti dei miei romanzi sono dei frullati di caratteri e punti di vista dei miei ex alunni: io mi diverto a confondere ben bene le idee, ma in fondo mi fa piacere quando qualcuno torna a trovarmi e mi chiede se c’è un po’ di lui o di lei nelle mie creazioni di fantasia.
Inoltre grazie al mio lavoro spero di riuscire a capire come comunicare con i ragazzi, i loro genitori e anche i nonni, costruendo un ponte per condividere concetti e valori che ritengo importanti.
La tua bibliografia è davvero molto ampia. Ci riassumi un po’ la tua produzione e se c’è, ci individui il testo a cui sei più legato?
Impossibile: chiedere ad uno scrittore qual è il libro al quale è più legato e come chiedere ad un genitore qual è il preferito dei suoi figli, ma sicuramente ci sono state tappe fondamentali nel mio percorso. Il primo romanzo ad esempio, Il mistero della vecchia chiesa abbandonata uscito nel 2006 e da tempo esaurito, affronta un tema a me molto caro, la Resistenza raccontata ai ragazzi, che poi ho ripreso nel 2015 con Piccola staffetta, patrocinato dall’ANPI di Monza, con la mitica partigiana novantaseienne Lidia Menapace, che a cinque anni di distanza racconto ancora in tantissime scuole, librerie, biblioteche.
Un altro momento fondamentale è stata nel 2018 l’uscita di Wapiti, la foresta del cervo rosso un romanzo che parla di Nativi americani, una delle mie passioni e tematica sulla quale mi laureai venticinque anni fa, dopo un appassionante e avventuroso viaggio nelle riserve del Canada.
Tante tematiche, tanti lavori, ma cosa influenza la tua scrittura? Hai degli autori di riferimento? Cosa leggi?
Come puoi immaginare io leggo tantissimo già da quando ero piccolo. Sicuramente questo è stato un patrimonio che ho inconsciamente accumulato negli anni e che ancora mi porto dentro. Se però parliamo di autori di riferimento per le mie storie, ti posso citare Italo Calvino, Emilio Salgari e Jules Verne tra i classici, ma anche la letteratura gotica di fine ottocento che mi ha portato a scrivere un romanzo sulle paure come Welcome to Insomnia, senza trascurare i fumetti, da Magico Vento a Zero Calcare, di cui sono molto appassionato.
PER SEMPRE MAI PIÙ: IL NUOVO LIBRO
Ora Gianluca Alzati, veniamo al tuo ultimo lavoro: Per sempre mai più. Partiamo dalla genesi. Come è nata l’idea di questo libro?
L’inizio è stato molto rocambolesco: Francesco Spinello, un amico di vecchia data, di passate e presenti battaglie ambientaliste e pacifiste, a gennaio del 2019 a sorpresa manda a me e alla mia casa editrice, la Teka edizioni, un e-mail dove scrive: “Io ho in mente una storia per un romanzo appassionante e vorrei che questo romanzo lo scrivesse Gianluca Alzati”. In un primo momento siamo rimasti tutti spiazzati, poi quando ce ne ha parlato ci siamo innamorati della sua proposta ed è partito il progetto.
C’è un motivo particolare per cui hai scelto di appoggiarti sulla storia di Paolo Magretti? Una passione particolare per il ciclismo?
La storia infatti era proprio quella di Paolo Magretti, entomologo milanese vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, naturalista e avventuroso esploratore in Africa, ma anche ciclista eroico, vincitore su biciclo della prima edizione della Milano-Torino del 1876, di cui nel 2019 c’è stata la centesima edizione. Si correva su strade sterrate, in percorsi avventurosi con una bicicletta molto diversa da quelle attuali.
Io in quel periodo mi ero appena iscritto all’ Eroica, manifestazione di bici d’epoca che si tiene sulla colline del Chianti, in Toscana. Io credo ai cerchi che si chiudono, quindi sono rimasto subito affascinato da questa storia, come spero lo saranno i miei lettori.
Come è stata la gestazione del testo? Quanto tempo, hai delle tecniche o dei riti abituali di scrittura?
Sì, diciamo che seguo delle tappe fisse quando mi approccio ad un nuovo libro. La prima fase è quella della ricerca di documenti storici e di lettura di libri, spesso alcune decine, che in qualche modo possano essere collegati con l’argomento. Poi c’è la fase degli appunti, presi rigorosamente su agende cartacee che mi porto sempre dietro in modo da poter scrivere spunti o idee che mi vengono al momento, anche quando cammino nei boschi o esco dalla piscina dopo una nuotata.
Terza fase è la scrittura al PC, che è l’ultima in solitaria, quella che precede il lavoro con il team della casa editrice che si conclude con l’editing e la scelta della copertina.
Il romanzo è ispirato a una storia vera, la storia di un ragazzo con delle difficoltà. Essendo insegnate, immagino che questa tematica ti stia particolarmente a cuore.
Certamente. Come ti dicevo, originariamente avevo la vicenda di Paolo Magretti, ma anche la necessità di collegarla con l’attualità e il mondo della scuola. Quando un sabato pomeriggio di gennaio, a me e Francesco seduti sulla panchina a parlare del romanzo, mentre il fiato si gelava uscendo dalla sciarpa, è tornata in mente la storia vera di un ragazzo che a tredici anni allevava ragni e scorpioni e che aveva rischiato di abbandonare la scuola per problemi di comportamento e di dislessia, il sole è spuntato tra le nuvole: avevamo trovato il protagonista di Per sempre mai più!
Ora questo ragazzo sta per diplomarsi al liceo artistico e ha girato il video della canzone che fa da colonna sonora al libro: una storia di riscatto e di successo che dimostra che se qualcuno ti tende una mano anche tu, nonostante tutto, ce la puoi fare.
GIANLUCA ALZATI: L’ATTUALITÀ
Nella sinossi si legge che Per sempre mai più è un romanzo di formazione, che insegna a convivere con un disagio senza avere la pretesa di guarirlo. Non ho potuto fare a meno di pensare ai giorni che stiamo vivendo, alle analogie con la fantomatica Fase 2. Sbaglio?
Hai ragione, ci sono moltissime analogie. La dislessia non è una malattia, per cui non si può guarirne, si può solo imparare a conviverci, usando strumenti opportuni e non sottovalutando la sua complessità. C’è bisogno per non esserne travolti, di persone che la sappiano riconoscere in tempo, della collaborazione di una rete di professionisti che a vari livelli ne curino gli aspetti didattici, ma anche relazionali e psicologici. Bisogna che i soggetti interessati siano responsabili, non si demoralizzino e seguano a scuola e nella vita percorsi che gli permettano di fare le stesse cose che fanno gli altri, a volte anche meglio.
Come per la Fase 2 del Covid-19, non è semplice, ma alla fine, ce la faremo.
Come hai vissuto gli ultimi due mesi da insegnante?
Li ho vissuti molto intensamente. All’inizio, già a fine febbraio, ho attivato dei file condivisi su un drive dove con le mie classi ci trovavamo tutti i giorni facendo lezioni, scrivendo testi e raccontandoci come andavano le cose, come se il giorno dopo dovessimo tornare a scuola, in modo da non demoralizzarci e avere un obiettivo che ci tenesse impegnati mentre le notizie del telegiornale erano sempre più drammatiche.
Poi la mia scuola si è organizzata in modo egregio con una piattaforma e video lezioni quotidiane, ma anche prestando PC portatili a tutti coloro che non ne disponevano e fornendo connessioni anche alle famiglie più in difficoltà. Ovviamente non è stato come essere a scuola in presenza e i problemi ci sono stati, ma molti ragazzi hanno sviluppato competenze e hanno stimolato noi insegnanti a proporre una didattica nuova che speriamo sia per loro utile anche nel futuro.
E da scrittore? Pensi che questa pandemia possa essere fonte di ispirazione per gli artisti? Per Gianluca Alzati lo è stata?
No, devo dire che per Gianluca Alzati questo è stato, ed è ancora, un periodo di profonda riflessione, su cosa sia importante davvero nella vita, sulle relazioni, gli affetti, le ingiustizie e le disparità del mondo al quale vorremmo tornare, ma che già prima non era il migliore dei mondi possibili. Come scrittore ho bisogno di incontrare persone, di sentire storie, di passeggiare, di fare foto e guardare i paesaggi nei quali ambienterò i miei racconti.
A dire la verità c’è una storia che ho a cuore e mi piacerebbe raccontare, ma me la tengo in serbo ancora un po’, per quando tutto ricomincerà, sperando che le mascherine e il distanziamento sociale non ci impediscano di percorrere una strada più consapevole e rispettosa di diritti umani e di attenzione all’ambiente di quella che ci siamo lasciati alle spalle.
CONCLUSIONI
A proposito di artisti, tu sei anche un musicista. Come combaciano nei tuoi lavori la musica e la letteratura?
Come ti dicevo all’inizio, io mi considero un cantastorie, i miei libri hanno sempre una colonna sonora che li accompagna sia nelle citazioni che si trovano tra le righe sia nei cd e nei video che in questi anni ho prodotto. Io non sono un musicista: strimpello la chitarra da autodidatta e canto senza aver mai educato la voce, ma sono un gran divoratore di musica.
Ascolto da sempre soprattutto hard rock (dai Deep Purple agli Iron Maiden fino ai Ramones) ma anche cantautori (da De André a Massimo Priviero) e tutto il pop degli anni ’80. Ho avuto la fortuna in questi anni di avere al mio fianco validi musicisti che hanno trasformato le mie idee in musica. Attualmente posso dire di far parte di due gruppi: la Controvento acoustic band che ruota attorno al mitico poli strumentista Matteo Brescianini per la parte più folk e i Rizza Jordan per la composizione e i tour più rocckettari.
Durante la quarantena ad esempio abbiamo suonato e registrato la versione restiamo a casa della canzone Per sempre mai più che trovate su you tube.
Una domanda che mi sta molto a cuore, in che modo la Brianza, terra dove vivi, influenza le tue opere? Quanto spazio trovano questi luoghi nei tuoi libri?
Io non sono un nativo brianzolo, sono immigrato qui vent’anni fa circa. Ma sono sempre stato innamorato di questa terra, ricca di bellissimi paesaggi, di storia e di tradizioni. In pratica tutti i miei libri sono ambientati qui. Dall’antica Cassiciacum romana (Cassago Brianza) nel racconto illustrato L’enigma di Cassiciacum: con Agostino alla ricerca della felicità al parco di Monza di Piccola staffetta, alla città fantasma di Consonno in Welcome to Insomnia.
In Per sempre mai più ho sconfinato verso sud arrivando a Paderno Dugnano, mio luogo d’origine e ricco di piccoli gioielli da riscoprire. Siete mai stati a passeggio nel viale che porta alla villa Bagatti? E in bicicletta sulla pista ciclabile del Canale Villoresi?
Concludendo, tornando all’attualità, Gianluca Alzati si è fatto una idea di quello che sarà il futuro prossimo per tutto il mondo che gravita intorno ai libri? Case editrici, scrittori, librerie.. E in generale su quella che sarà la nostra “normalità provvisoria”?
Difficile dirlo. Sicuramente le piccole librerie alle quali sono molto affezionato e le piccole e resilienti case editrici hanno molto sofferto in questo periodo, schiacciate non solo dal lockdown ma anche dalla grande distribuzione che già prima tagliava i rapporti umani per ridurre i costi. A me personalmente è mancato molto il contatto con i lettori. Io viaggio ad una media di circa cinquanta incontri all’anno in scuole, festival, librerie, biblioteche, circoli culturali. Il fatto di averli cancellati mi è spiaciuto molto.
Certo, sto facendo incontri virtuali con le scuole grazie a insegnanti appassionati che mi invitano alle loro video lezioni e ho pubblicato sul web presentazioni e racconti in forma di video clip, ma ovviamente non è la stessa cosa di poter rispondere a domande, abbracciare chi arriva regalandomi un ritratto, offrendomi una fetta di torta per festeggiare l’uscita dell’ultimo romanzo o semplicemente chiedendomi una dedica sulla prima pagina di un mio libro. Speriamo che la normalità provvisoria ci permetta di tornare a condividere percorsi di lettura e di arte in generale, lo dobbiamo alla memoria di Luis Sepulveda e a tutti i miti combattenti che in questo periodo abbiamo salutato per l’ultima volta.
Una lunga intervista, dunque, una interessantissima chiacchierata con un autore particolare e secondo me di assoluto valore.
E poi, tornando a quei giochi del destino e del caso, di cui accennavo all’inizio dell’articolo, c’è quel Paderno Dugnano, luogo d’origine di Gianluca Alzati, che ha un significato molto importante anche per me. Personale.
A proposito dei cerchi che si chiudono.