Carola Rackete. Il mondo che vogliamo. Garzanti 2019
Il nome di un’autrice, il titolo del suo libro e la CE che l’ha pubblicato; sembrerebbe un insieme come miriadi di altri, ma in questo caso anche solo il nome fa “sussultare” e scatena tante polemiche. Mi sto facendo molte domande. Ma andiamo per ordine, caro iCrewer.
Chi è Carola Rackete lo sappiamo (quasi) tutti. Si tratta della capitana della Sea Watch, che nel 2019 sollevò un polverone geopolitico per salvare una quarantina di profughi, innescando una serie di polemiche a livello europeo.
La trama del libro di Carola Rackete: Il mondo che vogliamo
“Carola Rackete è la giovane donna che nel giugno 2019, dopo giorni di richieste di aiuto e attesa in acque internazionali, ha sfidato i divieti delle autorità per portare in salvo i migranti presi a bordo della Sea-Watch 3, diventando in pochi giorni un simbolo globale di coraggio, giustizia e fedeltà ai propri ideali.
Ma Carola Rackete è molto più di quello che i media internazionali hanno raccontato in quei giorni concitati: è un’attivista con una chiara visione e una fortissima passione civile, un modello per tanti ragazzi e ragazze che scelgono di impegnarsi per un mondo migliore.
Con questo appello appassionato e convincente motiva le ragioni delle sue battaglie e ci ispira a combattere in difesa dell’ambiente, dei diritti umani, del futuro del pianeta, perché oggi agire non è più una scelta ma una urgente necessità. Prima che sia troppo tardi. Prefazione di Hindou Oumarou Ibrahim.”
La gogna mediatica
È passato un po’ di tempo e non desidero ritornare sulle vicende giudiziarie e sulla fine che hanno fatto le persone che erano a bordo di quella nave, capitana compresa. Dirò di più, sono anche piuttosto disinformata da questo punto di vista. Io però, dopo aver letto il mero estratto che Amazon concede ad ogni pubblicazione, mi sono incuriosita, e magari mi procurerò una copia del libro. Dopo averlo letto, E SOLO DOPO, potrò esprimere la mia opinione sia sul contenuto che sulla forma. Come dovrebbe essere, mi pare ovvio. Invece no. Invece scorro le schermate dei social e leggo cose come queste… e metto nomi e cognomi perché avendo pubblicato i commenti su Facebook, chiunque può leggerli.
Villiam They: “Perr me, ci si pulisca il deretano! sta baldracchetta da due soldi!”
Rosario Perillo: “Azz le (gli) manca solo il baffetto….”
Paola Brazzo: “sa pure scrivere questa delinquente?”
Claudio Goldoni: “Il problema sono quelli che Comprano quel libro 😂😂😂😂😂”
Mirco Mucci: “E poi dici perché i libri vengono bruciati … ma siccome non sono un estremista non lo brucerò se mi capita … lo userò come combustibile per una grigliata 🍖 di carne”
ma dico io, se un libro non ti ispira, non comprarlo e basta, no?……
Per non parlare del noto commento che è finito su tutte le cronache, fatto da una “rispettabile” vice ispettore della questura di Grosseto: “E’ inutile che vi sforziate di dare dignità a questa lurida zecca di sinistra per avere visibilità: è solo una terrorista che farà la fine che merita e voialtri siete una pletora di mummie, completamente decontestualizzate dalla vita reale, talmente adusi a spaccare il capello in 4 da dimenticare pure di che cosa state parlando. Questa troia ha speronato una motovedetta della GDF, cioè pubblici ufficiali, onesti e fedeli alle istituzioni. E gli ospiti di questa povera stronza non fuggono da un cazzo di niente. Coglioni.”
Per doverosa onestà di cronaca, la suddetta si è poi scusata pubblicamente, affermando: “Mi sa che ho esagerato e mi scuso pubblicamente. Ciò non toglie che continuo a pensare delle Ong quello che penso. Non mi ha obbligata nessuno. Giusto per la cronaca. Mi sono resa conto di avere usato un’espressione impropria che peraltro non mi è stata risparmiata né pubblicamente, da persone che non conosco, né in privato. Sono libera di pensare ciò che voglio sulle ong, che non sono enti istituzionali.”
Il problema secondo me non è tanto una sacrosanta opinione, ma un SISTEMA MALATO che consente a chiunque di distruggere una persona e la sua dignità, ricorrendo alle più meschine forme di body shaming o di diffamazione, utilizzando i social network che hanno un’impressionante velocità di diffusione, tanto che anche una volta terminata la vicenda, si ritrovano le medesime affermazioni ovunque, digitando una semplice ricerca su google.
E questo vale per Carola Rackete come per le miriadi di donne e di uomini sottoposti a questo scempio; ricordate Greta Thunberg, e le istigazioni alla violenza sessuale? O le infamie uscite a seguito del libro postumo di Nadia Toffa? E della polemica e delle critiche che hanno investito J.K Rowling per aver espresso sui sui profili social alcuni dubbi sui diritti che si vogliono concedere ai gender? Per parità di diritto, mettiamoci anche un maschietto, Fabrizio Corona. Anche se il body shaming viene profuso in abbondanza e in percentuale maggiore sulle femminucce, chissà perché.
Ma allora, cosa vuole la gente? Cosa si aspettano i lettori da un libro?
Nella storia della letteratura mondiale, non mancano opere scritte da prigionieri, assassini, traditori di patria, esiliati… e sono opere che hanno trovato ampio consenso. Cosa è cambiato? In fondo, leggere di eventi, fatti e opinioni che non sono in linea coi personali principi etici e morali può fare altro che bene. Porta a consapevolezze nuove, a porsi domande, a non smettere mai di cercare il senso della vita. Serve a non rimanere ingabbiati nelle schematiche certezze, che possono portare solo ad una cosa: l’ignoranza. E l’ignoranza a sua volta porta ad un’altra cosa: la violenza.
Allora mi chiedo, è più violento chi commette un reato o chi, sprezzante, giudica e poi distrugge la vita altrui? Sto assistendo a polemiche puerili e prive di sostanza; stiamo retrocedendo a livelli abietti, alzando il dito contro “letture di serie B“, mostrando di fatto come la via più breve per impoverirci sia quella di innalzare pochi eletti idoli a scapito della diversità.
Facci caso, caro iCrewer, non avviene solo coi libri: sta avvenendo coi film, con i generi alimentari, con l’educazione scolastica; vengono ignorate completamente le infinite variabili e varietà, e con la scusa di dover rispettare taluni o tal certe diversità si sta impoverendo l’intero contesto umano, riducendo all’osso le ampiezze di vedute, illudendo che, pensandola tutti alla stessa (poca) maniera si vada costruendo una civiltà migliore.
È questo, il mondo che vogliamo?