Il 5 luglio il bikini compie 79 anni, ma sulla spiaggia sembra non averne più di venti. Ancora oggi, il due pezzi è il simbolo della moda mare, della libertà femminile e dell’estate più spensierata.
Il bikini: un’esplosione di stile
Il 5 luglio il bikini spegne 79 candeline, ma sulla spiaggia sembra non averne più di venti. È ancora lui, dopo quasi otto decenni, il re – anzi, la regina – dell’estate: colorato, striminzito o più coprente, minimal o decorato, il due pezzi continua a essere il simbolo della bella stagione, della libertà e, in fondo, di una rivoluzione tutta al femminile.
È curioso pensare che tutto sia iniziato nel 1946, quando l’ingegnere francese Louis Réard, ispirato dalla potenza distruttiva della bomba atomica appena testata sull’atollo di Bikini, decise di dare lo stesso nome a una creazione che, nel suo piccolo, avrebbe fatto esplodere il mondo della moda. Ma nessuna modella osava indossare quel capo che scopriva troppo: fu Micheline Bernardini, una spogliarellista del Casino de Paris, a prestarsi per la prima sfilata. Il pubblico fu scandalizzato. Eppure, proprio quello scandalo sancì l’inizio di una rivoluzione.
Un’idea non proprio moderna: il bikini nell’antichità

Già nell’antica Roma, le donne si cimentavano in attività fisiche indossando due strisce di stoffa – lo testimoniano i mosaici della Villa Romana del Casale in Sicilia. Ma nel Novecento, prima del bikini, si andava al mare con costumi simili a tuniche, completi di pantaloni sotto al ginocchio. Le gambe femminili erano ancora off-limits, e l’idea di esporre l’ombelico era impensabile.
Dalle pin-up a James Bond: il bikini si fa cinema
Poi arrivarono gli anni Venti e le star di Hollywood, che iniziarono a mostrare la pelle e a sfidare le convenzioni. Coco Chanel, con il suo invito ad abbronzarsi e i pantaloncini sopra il ginocchio, fece la sua parte. Ma è il dopoguerra, con tutta la sua sete di libertà, a fare da terreno fertile per l’esplosione del bikini. Non era solo un capo d’abbigliamento: era un messaggio. Un “eccomi” sussurrato o gridato da ogni donna che decideva di indossarlo.

Negli anni Cinquanta il bikini cominciò a prendere piede: le pin-up, con le loro forme morbide e i costumi a vita alta, resero il due pezzi seducente ma anche rassicurante. Marilyn Monroe ne fu la regina, seguita a ruota da Brigitte Bardot, che nel 1957, nel film E Dio creò la donna, convinse molte ragazze ad abbandonare la pruderie e sfoggiare finalmente quel piccolo capo rivoluzionario. Anche in Italia, la bellissima Sophia Loren diede un contributo non da poco, quando vinse Miss Eleganza nel 1950 con un bikini in raso che fece epoca.
Poi vennero gli anni Sessanta, e con essi una scena cinematografica che sarebbe rimasta impressa nella memoria collettiva: Ursula Andress che emerge dalle acque in Licenza di uccidere indossando un bikini bianco con cintura. Quel momento divenne un mito, e il suo costume fu riprodotto, copiato, venduto in tutto il mondo.

Il bikini che pizzicava
Negli anni Settanta arrivò il tempo della sperimentazione, e i due pezzi si fecero crochet, lavorati all’uncinetto, quasi sempre a mano. C’erano quelli in rafia, quelli a rete, quelli ispirati alla cultura hippy. Mia madre ancora conserva, in fondo a un cassetto, un bikini a fiori all’uncinetto che le cucì sua sorella nell’estate del ’75. “Mi pizzicava da morire”, ricorda, “ma mi sentivo bellissima”.
Gli Ottanta furono l’era del bikini sgambato e delle top model: Cindy Crawford in bikini a stelle e strisce divenne l’immagine di una generazione. Poi, negli anni Novanta, ci pensò Baywatch a spostare l’attenzione sui costumi interi: aderenti, sgambatissimi e, soprattutto, rosso fuoco. Chi non ha mai desiderato, almeno per gioco, correre sulla spiaggia come Pamela Anderson?
Moda mare oggi: tra libertà e identità
Oggi le regole non esistono più. Si mescola tutto: vintage e moderno, sportivo e sexy, costume intero e micro-bikini, colori neutri e stampe animalier. E ogni donna può scegliere ciò che la fa sentire meglio, senza doversi conformare a un ideale unico.

Eppure, nonostante i cambiamenti, il bikini resta lì, fedele all’appello. È un indumento che racconta storie – di vacanze, di prime cotte, di corpi amati o da imparare ad amare. È libertà e audacia, gioco e affermazione. E ogni estate, quando lo ritroviamo nell’armadio, ci ricorda chi siamo stati, e chi vogliamo essere.
Quindi: buon compleanno bikini. Ottant’anni (quasi) e non sentirli. Che tu sia in pizzo, a vita alta, crochet o minimal, sei molto più di un semplice costume da bagno. Sei un pezzo di storia.