Catoju è molto più di un titolo: è una parola che scava nel profondo della coscienza collettiva, evocando dolore, silenzio e resistenza. Il nuovo libro di Michele Caccamo, Catoju. Evangelio sulle donne offese, in uscita per Elliot il 10 luglio, dà voce a una giovane donna vittima di violenza sessuale, restituendo umanità e dignità a chi, troppo spesso, viene dimenticata.

Catoju: un luogo reale e simbolico
Nel dialetto del Sud, catoju indica il seminterrato rurale dove si conservano gli alimenti. Ma in questo romanzo, diventa il simbolo della clandestinità del trauma, il luogo nascosto in cui si consuma l’abuso e da cui si riemerge trasformati. È lì che la protagonista del monologo prende parola, spezza il silenzio e ci conduce in una narrazione intima e potente.
Caccamo sceglie la prima persona e una lingua che mescola realismo e tensione lirica per costruire una testimonianza viscerale, in cui la violenza subita non è solo fisica, ma anche sociale e istituzionale.
Un libro che denuncia il silenzio della comunità
Catoju non si limita a raccontare un singolo episodio di abuso, ma si trasforma in una riflessione sociale e politica sulla responsabilità collettiva. Il paese che guarda e tace, le istituzioni che non trovano un linguaggio per riconoscere il dolore, il peso delle prove da fornire per essere credute: il testo denuncia tutto questo con forza e lucidità.
Il silenzio diventa protagonista quanto la violenza stessa. Un silenzio che paralizza, che condanna le vittime alla solitudine, alla vergogna, al sospetto. È anche lo spazio della vergogna imposta, in cui la vittima viene relegata mentre gli altri restano spettatori inerti.
Catoju: una lingua nuova contro l’ingiustizia
Dalle viscere del catoju, la protagonista non emerge redenta, ma dotata di una nuova lingua: una voce autentica e rigorosa che rompe la narrazione dominante, che rifiuta la pietà e reclama giustizia. È una lingua che non cerca di compiacere, ma di scuotere, di svegliare chi legge.
Il libro si presenta così come un evangelo laico, un testo sacro dell’esperienza offesa, che vuole educare alla consapevolezza e all’ascolto. Catoju non chiede compassione, chiede verità e memoria.
Perché leggere il libro di Michele Caccamo
In un contesto in cui la violenza di genere è ancora troppo spesso minimizzata o normalizzata, Catoju si impone come una lettura necessaria. Non solo per chi vuole comprendere meglio il trauma della violenza, ma anche per chi desidera interrogarsi sul proprio ruolo in una società che guarda ma non vede, ascolta ma non sente.
Michele Caccamo, con Catoju, ci offre uno strumento letterario potente per combattere l’omertà, restituire parola alle vittime e trasformare il dolore in consapevolezza collettiva.