È una coincidenza che non mi lascia certo indifferente quella di oggi: 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana e anniversario della scomparsa di Rino Gaetano. Un incidente automobilistico, infatti, l’ha privato della sua gioventù il 2 giugno del 1981, quando era appena trentenne.
Coincidenza dicevo, di quelle che a uno come me, a cui piace cercare i fili nascosti che uniscono le cose, scatenano suggestioni mosse dal grande rispetto e amore che ho per questo artista immenso. Rino Gaetano è morto il giorno in cui si festeggia l’Italia, in cui si celebra la Repubblica nata dopo il referendum del 1946. Paese il nostro, che Rino ha saputo raccontare, attraverso le canzoni, in modo eccelso.
Credo che Rino Gaetano sia stato uno dei più bravi a spiegare la società e l’Italia attraverso la semplicità apparente delle sue canzoni. Io lo adoro per questo: per la capacità di fare aprire gli occhi sulla realtà, utilizzando come mezzo efficace il puro intrattenimento musicale. Un vero numero uno.
Rino Gaetano: 40 anni dalla sua scomparsa
Sono già passati quaranta anni da quel terribile giorno del 1981.
È chiaro che io non ho nessun ricordo di quella notizia, ne tantomeno dell’artista nel pieno della sua carriera musicale. Nel 1981, infatti, io avevo solo due anni. E allora come è possibile questo amore sfrenato per il cantautore di Crotone?
Il mio primo ricordo legato a Rino Gaetano mi fa sorridere e provare un senso di malinconia allo stesso tempo. Mi viene in mente mio nonno che impazziva per Gianna, il singolo con cui Rino partecipò al Festival di Sanremo nel 1978. Una canzone che è un classico che ancora oggi si balla e si canta in tutti i locali del nostro paese.
Ero un bambino di quattro o cinque anni e ogni domenica, quando andavo a pranzo dai nonni, mio nonno prima di sedersi a tavola, mi chiamava nella sua camera e mi faceva ascoltare quel pezzo.
Lo vedo davanti ai miei occhi, se li socchiudo, che batte la mani a tempo e mi invita a saltellare e ballare. Quel gesto di sfilare il disco dalla custodia e infilarlo sul giradischi mi ha sempre rapito e affascinato, fin da quei tempi.
Gianna, al pari di Ma il cielo è sempre più blu e credo anche di Nuntereggae più, sono i veri inni e tormentoni di questo artista che poi, ho imparato ad amare e apprezzare una volta che sono cresciuto e arrivato alla soglia dei trent’anni.
Dico sempre, quando mi chiedono quali sono i gusti musicali che uniscono i due mondi rappresentati da me e dal mio partner radiofonico, che lui ha un anima più intima e cantautoriale, io invece molto più rock. Il nostro punto d’incontro, che mette entrambi sullo stesso piano, è Rino Gaetano. Entrambi lo adoriamo e spesso, le sue canzoni, fanno parte delle scalette delle nostre puntate.
Le canzoni di Rino raccontano l’Italia. Raccontano la politica e il modo in cui influisce sulla società. Raccontano anche, come fossero novelle popolari, la vita della gente comune. La voglia di riscatto del Sud che caratterizzava gli anni settanta è affidata a personaggi che diventano i protagonisti delle canzoni. Agapito Malteni il ferroviere, Michele il pazzo, l’operaio della Fiat, Berta che filava la lana… straordinari esempi della capacità narrativa messa al servizio della musica.
La sensazione che mi pervade, ogni volta che ascolto un album di Rino Gaetano, è quella di un vuoto immenso. Sono convinto che la realtà che stiamo vivendo oggi avrebbe un gran bisogno del punto di vista di questo grande artista, e, soprattutto, della sua capacità di renderla fruibile e alla portata di tutti attraverso le canzoni.
Ecco il perché del giochetto iniziale della coincidenza con la festa della Repubblica.
Ma il cielo è sempre più blu – il film
Stasera, si celebrano i quaranta anni dalla scomparsa, con la messa in onda de Ma il cielo è sempre più blu su Rai Uno. Si tratta di un film del 2007 con uno straordinario Claudio Santamaria che interpreta il cantautore calabrese.
Non ti nego, carissimo lettore, che buona parte del mio amore per questo artista è figlio della visione di questo bellissimo film, quando uscì per la prima volta.
Rino Gaetano: che libro leggere?
C’è anche un nuovo libro, uscito per Hoepli lo scorso 14 maggio, a celebrare questo anniversario così importante. Si tratta di Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu, scritto da Michelangelo Iossa, giornalista e scrittore già autore di diversi libri sulla cultura pop.
Il libro, che esce in occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa di Rino Gaetano, racconta la storia del musicista partendo dal “suo sud” fino all’incredibile culto sviluppatosi negli ultimi decenni.
Dall’infanzia vissuta a Crotone agli anni scolastici di Narni, passando per il Folkstudio di Roma e il Festival di Sanremo fino all’incidente mortale di via Nomentana: Salvatore Antonio Gaetano, per tutti Rino, è il protagonista di un lungo racconto biografico in cui si fondono la Magna Grecia, la scuola cantautorale romana, gli anni Settanta, lo sberleffo, il reggae e le donne di tante canzoni, da Berta a Gianna che “difendeva il suo salario dall’inflazione”.
Una serie di esperienze che permettono al giovane cantautore calabrese di trovare una sua personalissima strada espressiva che illumina i tardi anni Settanta con hit irregolari e amatissime dal grande pubblico come “Ma il cielo è sempre più blu” e “Nuntereggaepiù”.
Rino Gaetano non è, però, soltanto il cantautore sanremese con il cilindro e a dimostrarlo è la sua discografia, spesso complessa e frutto dell’incontro con grandi musicisti e session-man italiani che hanno contribuito a creare un lento e inesorabile culto fatto di canzoni che viaggiano di bocca in bocca, fiction televisive e citazioni cinematografiche.
Prefazione di Sergio Cammariere. Testimonianza di Renzo Arbore.
Già l’anno scorso, in occasione dell’uscita del brano Ma il cielo è sempre più blu cantato da tantissimi artisti italiani per beneficenza, ti avevo parlato, invece, del libro Se mai qualcuno capirà Rino Gaetano, scritto da Freddie Del Curatolo.
Chi era veramente Salvatore Antonio Gaetano, detto Rino? Quali erano i suoi sogni e quali sono stati i suoi maestri? Cosa ha avuto a che fare con Ettore Petrolini, Piero Ciampi, Eugene Ionesco, Enzo Jannacci, Vladimir Majakovskij, Matteo Salvatore? Che rapporti aveva con i cantautori degli anni Settanta? E con la politica?
Perché è stato dimenticato per lungo tempo dopo la sua morte prematura, per tornare prepotente-mente alla ribalta 25 anni dopo, tra discutibili fiction, maree di libri e fin troppe antologie con inediti?
E infine, che eredità ha lasciato alle nuove generazioni di songwriter e cantanti pop e chi si merita davvero l’abusata etichetta di “nuovo Rino Gaetano”?
Nato a Crotone e vissuto a Roma, figlio di emigranti e “mascotte” del Folkstudio, amico di Venditti e De Gregori ma anche del Barone di Montesacro e dei contadini calabresi, Gaetano è scomparso nel 1981, a soli 30 anni, in un incidente stradale del tutto simile a quello di uno dei suoi idoli, Fred Buscaglione.
Freddie del Curatolo, musicologo e a sua volta cantautore, rivive la storia, il mondo e le suggestioni del “fratello figlio unico” della can-zone italiana: un genio dotato di una sensibilità fuori dal comune, di ironia e capacità di sviscerare i malcostumi italiani e mettere alla berlina la classe politica, la mondanità, i media e l’alta finanza senza smettere di far sorridere e allo stesso tempo riflettere e senza mai celare l’amore per il suo Paese e per il Sud.
Un artista genuino e inquieto che mal digeriva le regole del music business e che oggi forse nessuno avrebbe il coraggio di produrre.
Sono queste le due proposte di lettura di oggi.
Utili per affermare ancora una volta che Rino Gaetano mi manca. Mi manca davvero.