La lussuria è forse, insieme a gola e ira, uno dei sette vizi capitali che più sono familiari e comprensibili. Basta il solo termine per crearenella mente di chi lo sente immagini sensuali, di piacere e indulgenza nel piacere dei sensi.
All’origine del termine italiano vi è la parola latina luxuria, che significa “eccesso, rigoglio, sfrenatezza, lascivia”, ma anche “lusso”. Sebbene abbia una sfumatura di rigoglio e grande produzione – ad esempio in ambito agricolo, la parola lussuria viene più comunemente utilizzata in relazione all’appagamento e alla soddisfazione del desiderio sessuale, o a una condizione di eccesso e sfrenatezza generale.
Anche per questo la lussuria è considerata dalla Chiesa cattolica uno dei vizi capitali: l’ebrezza del piacere corrompe il corpo e lo spirito, annebbia i sensi e rende più difficile prendere decisioni moralmente accettabili e conformi alla norma accettata dalla società. Senza contare che lasciarsi andare ad atti lussuriosi conta come contravvenzione dei Comandamenti sesto (“Non commettere atti impuri“) e nono (“Non desiderare la donna d’altri“).
In altre religioni, però, comportamenti lussuriosi potevano rientrare nel culto di specifiche divinità. Ad esempio, i riti dionisiaci – dedicati al dio greco Dionisio – e baccanali – al romano Bacco – erano rituali orgiastici propiziatori la cui origine è forse ancora più antica.
A Dioniso ci si rivolgeva per ricevere un oracolo; mentre le festività di Bacco, costellate anche di rappresentazioni teatrali satiriche, erano momenti dedicati allo svago, al rilascio della tensione accumulata, e sì, anche della tensione sessuale. In un secondo momento i baccanali acquisirono caratteristiche propiziatorie per il raccolto, e vennero quindi eseguiti nella stagione della semina e delle messi.
Il girone dei lussuriosi: la storia di Paolo e Francesca
Parlando di lussuria, un riferimento a Paolo e Francesca è inevitabile. Anche chi non è troppo familiare con la Divina Commedia, anche chi ha deciso di lasciare ogni conoscenza legata a Dante sul banco di scuola, prima di voltargli le spalle e proseguire con la propria vita, avrà probabilmente una sensazione di ricordo alle parole
Amor, ch’a nullo amato amar perdona
La storia di Paolo e Francesca è struggente ed emozionante: un amore proibito che, una volta consumato diventa la causa del confinamento agli Inferi dei due. Tuttavia, loro non sono di certo gli unici a essere strattonati per tutto il secondo girone dell’Inferno da un vento forte e incessante.
Qui, infatti, Dante intravede Semiramide, antica regina la cui lussuria corruppe anche il popolo; Cleopatra; Elena di Troia (e non devo stare qui a ricordarti tutto il carosello di pomo d’oro alla più bella del mondo – Paride che “rapisce” Elena – gli achei che vanno a riprendersela – Iliade e migliaia di morti in guerra, giusto?); Didone; ma anche Achille e Paride – c’è chi crede che sia stato amore per schiave o principesse a condurli lì, chi l’amore uno per l’altro.
Insomma, i lussuriosi di Dante sono molti e condannati per le più varie sfaccettature del peccato principale.
Lussuria e contemporaneità: i romanzi erotici
Nella letteratura contemporanea, il bisogno e la voglia di leggere storie di lussuria, di piacere e travolgimento dei sensi trova sbocco in un genere di romanzo specifico: la narrativa erotica.
Sebbene scene sensuali si possano trovare anche nei romanzi rosa, o romance che dir si voglia, gli erotici fanno un passo in più, descrivendo con maggiori dettagli o uscendo dai canoni più comuni (partner uno con partner due, e forse un accenno di partner tre, se le cose si fanno piccanti).
Possiamo allora imbatterci in relazioni sadomaso – da Cinquanta sfumature di grigio in poi – oppure storie di vite colme di passione; ambientazioni dark, che arrivano fino alla schiavitù sessuale (se è un romance, di solito si arriva comunque a un lieto fine). Non mancano certo le biografie o i romanzi di formazione sentimentale e sessuale.
Insomma, la lussuria pare essere sempre meno un taboo e sempre più un argomento di cui, anche solo qualche volta, piace leggere o sentir raccontare.