LIBRI SUL CALCIO: ALCUNE PROPOSTE ISPIRATE DALLA MINISERIE NETFLIX THE ENGLISH GAME.
The English game è stata la mia ultima scoperta in fatto si serie TV, anche se in realtà si tratta di una miniserie composta da soli sei episodi. Una produzione Netflix creata da Julian Fellowes, già sceneggiatore di film come Gosford Park e serie come Dowton Abbey che gli hanno valso una serie infinita di premi tra cui l’Oscar. Sei episodi davvero incredibili, ambientati nel 1879, che narrano la nascita e gli albori del calcio moderno.
Del resto già in altri articoli ti avevo parlato, caro iCrewer, di come sia pensante questa assenza del calcio giocato, facendo leva sulla passione che accomuna tutti i tifosi e sopratutto ponendo l’obbiettivo sulla grande passione che abbiamo noi lettori per i libri, che, come sempre, ci vengono in soccorso per riempire le nostre menti e le nostre fantasie di immagini attraverso le parole.
Così, non appena terminata la visione di The English game, mi sono chiesto quali libri si potrebbero leggere prendendo ispirazione da questa miniserie, e sopratutto, quali testi aiuterebbero ad approfondire i fatti storici narrati. Con questo articolo, ho fatto una breve ricerca da condividere con te che segui sempre appassionato le pagine del nostro sito.
THE EINGLISH GAME: LA MINISERIE
Ma andiamo con ordine e lascia che prima di gettarci a capofitto alla ricerca di pagine da sfogliare, ti presenti in poche parole la bellezza di The English game.
Intanto, come detto, si tratta di una miniserie uscita su Netflix nel mese di Marzo, che fissa il fulcro della trama sulle origini del calcio moderno. Siamo nel 1879 e il calcio è un gioco riservato soltanto ai benestanti della borghesia londinese. Ogni anno, alcune squadre, si contendono la FA Cup, il torneo calcistico più antico e più suggestivo del mondo, e la squadra dell’ Old Etonians è la più titolata, la più difficile da sconfiggere.
Capitano di questa squadra è Arthur Kinnaird, distinto gentiluomo di ricca famiglia, considerato la prima vera stella del calcio nonché presidente della federazione calcio inglese per moltissimi anni. Proprio così, nella squadra che la faceva da padrone, giocavano, e sottolineo ancora una volta la parola gioco, alcuni componenti della federazione, che come puoi immaginare, creavano e modificavano le regole a proprio piacimento.
Ma il calcio già allora era destinato a diventare il gioco di tutti, del resto non serve molto, basta una palla, e così, in tutto il paese iniziarono a formarsi squadre che decisero di iscriversi alla coppa. Una di queste era il Darwen FC, la squadra di Darwen, un paese a nord di Londra, dove tutta la popolazione era formata dagli operai che lavoravano al mulino del paese.
Il presidente del mulino, e della squadra, chiamò dal Glasgow, team della Scozia, Fergus Suter e Jimmy Love per farli giocare nel Darwen. Per questo, li pagò, dando vita così al primo vagito del calcio professionistico. Certo è vero che il calcio e la speranza di vincere la FA Cup erano il fine ultimo, ma alla base di tutto c’era la voglia del riscatto sociale. Una squadra di operai, sostenuta dal movimento proletario, alla caccia di una vittoria che fino ad allora era sempre e soltanto stata riservata alla classe borghese.
La scoperta del pagamento di due giocatori, però, scatena malumori, ire e rimostranze che danno il via a tutta la vicenda. Una vicenda che come accennato, va oltre il calcio giocato: per mezzo del pallone The English game si carica sulle spalle il racconto di un epoca lontana in cui le donne dovevano dimostrare di essere rigorosamente rispettose verso gli uomini, anche a costo di subire ingiustizie, in cui essere una ragazza madre era considerata una vergogna tremenda, in cui i padroni facevano il bello e il brutto tempo con i salari degli operai e in cui la differenza di vita e di pensiero tra il ricco e il povero era davvero abissale.
E se tutto questo è verità, è storia, è altrettanto vero che nulla come il gioco del calcio, ha contribuito a unire e appianare tutte queste differenze. Pensi mai, caro iCrewer appassionato di pallone, cosa significa essere tifoso? Pensi mai al valore di quel senso di appartenenza nel tifare la tua squadra del cuore? Ecco, allora, prova a immaginare cosa voleva dire alle fine del diciannovesimo secolo tifare la squadra del tuo paese, in pieno regime di povertà, quando andava a giocare contro la squadra dei padroni che magari solo qualche giorno prima avevano tolto soldi dal tuo salario.
Il calcio visto come mezzo di rivalsa sociale.
La rivalità tra Suter e Kinnaird è l’antenato di tutte le rivalità che si sono susseguite nella storia di questo sport che è iniziato come un gioco, e che forse, anzi molto più di forse, col tempo ha perso questa caratteristica essenziale. Due personaggi apparentemente molto diversi, sempre per via del ceto di appartenenza, ma in realtà così simili per via delle vicende legate alle loro vite private. Perché in The English game c’è ampio spazio anche per i sentimenti, per il racconto emozionale dei personaggi, e, senza fare spoiler, ti confesso che questo fatto di entrare nelle vite degli atleti mi ha condotto fino alle lacrime durante l’epilogo della storia.
THE ENGLISH GAME: CHE LIBRI LEGGERE?
Una storia che a dire il vero si differenzia leggermente dalla realtà, i fatti narrati sono modificati rispetto alla ricostruzione della storia della FA Cup, ma ciò non toglie che il prodotto finale è di assoluta qualità. Mi viene da pensare, quando scopro e guardo produzioni di questo livello, che forse questo tempo di quarantena è arrivato per darci l’opportunità di arricchire attraverso ogni forma di arte il nostro bagaglio di cultura e di sapere.
La FA Cup, a proposito di sapere, è considerato il trofeo più antico della storia del calcio ed è l’equivalente della nostra Coppa Italia, anche se sicuramente gode di molta più considerazione da parte degli addetti ai lavori. Vincere la coppa, nel Regno Unito, è stato per decenni considerato l’obbiettivo nazionale massimo per ogni squadra. Soltanto negli ultimi anni, in epoca moderna, con l’avvento della Premier League, l’equivalente del nostro campionato di Serie A, l’attenzione si è spostata principalmente sullo scudetto.
Onestamente, però, la squadra che vince la FA Cup, considera assolutamente positiva la sua stagione e questo traguardo non è per niente visto come un trofeo consolatorio su cui ripiegare quando non si riesce a competere per il campionato. La magia della coppa d’Inghilterra è data dal fatto che ci partecipano tutt’oggi tutte le squadre della nazione, comprese quelle dei dilettanti, con il risultato che tutti possono provare a gioire. Questa è l’unica competizione dove davvero Davide può sconfiggere Golia.
Una competizione che per via della sua longevità porta con sé una quantità infinita di aneddoti e racconti. Una serie di numeri, statistiche e momenti di calcio vissuto da fare invidia a qualsiasi sceneggiatore di fantasia. Nel 2017, il giornalista Vincenzo Paliotto ha provato a mettere insieme tutti questi elementi scrivendo il libro Storie e leggende della FA Cup, edito da Urbone.
La FA Cup è la competizione calcistica più antica del mondo e già questo basta probabilmente per caricare questa manifestazione di tutto il fascino possible. Ad ogni modo, ripercorrerne la storia, le leggende e le imprese è eccezionalmente emozionante soprattutto passando attraverso i suoi aneddoti, le storie improbabili ed in particolar modo i giant killing, che rendono la Coppa d’Inghilterra unica ed inarrivabile.
La FA Cup costituisce l’essenza del calcio e degli amanti di un football che forse non c’è più e che stenta anche a sopravvivere, ma che in questa Coppa miracolosamente ancora esiste.
THE ENGLISH GAME: UN LIBRO IN LINGUA INGLESE
Tra gli autori che hanno collaborato alla realizzazione di The English game c’è Andy Mitchell, scrittore e studioso della storia del calcio che ha scritto molti libri su questo argomento. Non solo, è stato anche collaboratore con la FIFA, il massimo organo mondiale del calcio, nella realizzazione del museo dedicato a questo sport.
Tra i suoi libri, mi ha molto colpito quello dedicato a Arthur Kinnaird, che come accennato è da considerarsi il primo Cristiano Ronaldo della storia del football. Nella serie, questo personaggio, fa una evoluzione incredibile, trovandosi ad affrontare questioni privati, sociali e sportive che lo portano ad essere una persona migliore. La sua appartenenza alla borghesia inizialmente lo fa apparire come il cattivo, l’antagonista, invece, con lo scorrere delle puntate, Kinnaird riesce a conquistare tutto l’apprezzamento possibile da parte dello spettatore.
Sono così molto felice di aver scoperto che c’è un libro che ne ricostruisce la storia, scritto appunto da Andy Mitchell, peccato però che la mia navigazione si sia scontrata sullo scoglio chiamato lingua inglese. Arthur Kinnaird: First Lord of Football si trova soltanto in lingua originale e nonostante io mastichi abbastanza bene la lingua della Regina, sarei molto felice se tu lettore potessi smentire questa mia affermazione dimostrandomi che esiste anche una edizione italiana, che leggerei di volata!
Arthur Kinnaird was the First Lord of Football, the most influential figure in England football in the Victorian era. He won the FA Cup five times, played for Scotland and – as Lord Kinnaird – was President of the Football Association for 33 years. His extraordinary life and his contribution to the formative years of football is told by sports historian Andy Mitchell.
Kinnaird was an outstanding sportsman, who oversaw football’s growth from its primitive and muddied beginnings in the 1860s through to the professional era of the 20th century when stadia were packed with thousands of fans. This book reveals his role in stories such as the birth of international football, the epic FA Cup victories with Wanderers and Old Etonians, his clashes with Darwen and Blackburn Rovers, and his selection to represent Scotland.
CONCLUSIONI
Concludendo, invitandoti a guardare questa meravigliosa miniserie, spero di essere riuscito a catturare la tua attenzione con proposte valide di lettura, ma sopratutto di essere riuscito a sfamare leggermente la tua fame di calcio. Fame che però, oggi, coscientemente, siamo tutti consapevoli sia giusto soffrire.
Se il calcio è un gioco, ora non è ancora il momento di tornare a giocare.