Storia del mondo vista da una gallina
è il titolo di questa particolare opera, scritta da Claudio Mori e autopubblicata. Si tratta di una narrazione diversa dal solito, che esplora le vicende umane viste da uno degli animali più bistrattati di cui si abbia memoria storica: la gallina appunto. Animale che però, prima dell’intervento dell’arroganza umana, aveva come tutti gli esseri di questo pianeta la sua dignità e il suo valore.
La particolarità di questa storia sta nel proporre più spunti di riflessione attraverso un viaggio a ritroso nel tempo in un ipotetico museo, dove una simpatica gallina guidata dal gallo Banky esplora vicende intrecciate con la storia del mondo e degli umani. Non solo: tutte le pagine destre del libro sono bianche, desiderose di essere riempite dal lettore o di diventare oggetto di lavoro di qualche artista. Un valore aggiunto, che può far diventare questo volume un interessante strumento di condivisione universale.
La trama di Storia del mondo vista da una gallina
“Ho immaginato di stravolgere la scala delle grandezze, dei rapporti tra uomo e gallina, e quindi di assumere il punto di vista di una gallina, di seguirla dal bordo scuro di una foresta, nella notte dei tempi, fino agli attuali capannoni di segregazione. Di farla sorvolare sulle vicende del mondo viste con i suoi occhi e riscattarla così da un destino di ignota. Di suggerire la storia di un animale sconfitto che nonostante tutto riesce ancora a sedurre.
Non una favola, dunque, ma storia.
E anche le illustrazioni, che forse un giorno accompagneranno il testo, proporranno diversi piani di lettura, diversi punti di vista di una storia senza speranza.”
Cosa analizza La storia del mondo vista da una gallina?
Durante la stramba visita guidata al Museo Naturale, “… emergono le vicende di una creatura che, verità o leggenda, agli albori delle civiltà era uno splendido esemplare piumato, quasi delle dimensioni di uno struzzo, libero nella giungla asiatica, amato dagli uomini, di cui si fidava.
Per essere poi portato nell’Egitto dei Faraoni, e diventare un uccello venerato e tenuto nei giardini come specie pregiata tra ibis e gazzelle; quindi animale sacro della Grecia classica per almeno una mezza dozzina tra dei e dee (l’elmo di Atena nella statua d’oro e avorio eretta nell’Acropoli era ornata con l’effigie di un gallo); portafortuna nella Roma imperale (sempre al seguito delle battaglie e sacrificato per procurasi la vittoria).
Proprio i Romani chiamavano i Celti Galli (e sull’elmo di costoro due ali di gallo, simbolo di forza). Quindi il declino ad animale da cibo e, nel medioevo, ad ingrediente per le pozioni delle streghe, fino a diventare il logo di fast food.” (ANSA)
È sempre più chiaro il messaggio che vuole lanciare l’autore:
In ogni parte del mondo, in ogni sistema politico, lontano dalle città, ci sono ormai strani recinti con dentro orribili capannoni, impenetrabili agli occhi di chiunque, ai raggi del sole, luoghi di segregazione brutale dove non c’è terra da razzolare. Chi è rinchiuso là dentro rappresenta tutto quello che abbiamo perso.
Sarà perché dal lockdown ad oggi, molte sono le considerazioni delle persone che sono trapelate soprattutto dai social: frasi come “Ne usciremo migliori“, “Insieme ce la faremo” eccetera hanno accompagnato quei giorni difficilissimi ma, passata la tempesta, sembra che abbiamo tristemente dimenticato i buoni propositi ed anzi, molti degli aspetti peggiori della nostra civiltà stanno prepotentemente tornando alla ribalta, in un quotidiano colmo di giudizi, risentimenti, insoddisfazioni, divisione in fazioni opposte e chi più ne ha più ne metta.
Personalmente faccio parte di quelle persone (ingenue?) che vedevano negli eventi che hanno segnato la prima parte di quest’annata particolarmente nefasto una grande opportunità di evoluzione e cambiamento.
E tu, caro amico lettore, da che parte ti senti?