NIENTE WIMBLEDON: EVENTO STORICO COME IL DISCORSO DELLA REGINA.
Wimbledon non si farà.
Il più antico e più prestigioso torneo di tennis del mondo è stato cancellato per via della epidemia di Coronavirus che ormai ha raggiunto più della metà degli angoli del mondo. Una decisione epocale, in quanto il torneo era stato annullato soltanto durante gli anni delle due Guerre Mondiali.
In effetti, questo 2020, si sta dimostrando un anno davvero difficile e impossibile anche per il mondo dello sport: Europei di calcio rinviati di un anno, stessa sorte per le Olimpiadi e in sostanza tutte le discipline ferme fino a data da destinarsi. La decisione di chiudere le porte di Church Road, luogo dove si trovano i campi verdi di Wimbledon, risulta quindi in linea con tutto il resto del mondo sportivo, anche se per l’eccezionalità dell’evento ha destato molto scalpore.
Del resto nel Regno Unito si sono ben accorti della straordinarietà di questo anno, anche per via del fatto che proprio qualche giorno fa, sua maestà la Regina Elisabetta II ha tenuto un discorso alla nazione. Evento storico anche questo, visto che al di fuori dei messaggi di auguri natalizi, in 68 anni di regno è stata solo la quarta volta in cui la regina si è rivolta alla nazione.
IL DISCORSO DELLA REGINA ELISABETTA II
Domenica sera, attraverso un messaggio di quattro minuti, registrato nella Drawing Room del castello di Windsor, sua maestà si è rivolta alla nazione invitandola a rimanere unita e a combattere. Il Coronavirus senza dubbio, oltre a mietere sconforto e disgrazie, è riuscito nell’intento di diffondere un sentimento di unione e di fratellanza tra le persone, che, spero vivamente, non sia solo un sentimento passeggero ma diventi un principio ben radicato nel genere umano anche quando questa pandemia sarà soltanto un brutto ricordo da studiare sui libri di scuola.
È proprio rivolta al futuro una delle frasi più toccanti del discorso della Regina, che, con una eleganza incredibile, si auspica che i britannici possano essere orgogliosi di loro negli anni a venire.
.«Io spero che coloro che verranno dopo di noi possano dire dei britannici di questa generazione che sono stati forti». … «E che gli attributi d’autodisciplina, calma, determinazione amabile e fratellanza caratterizzino ancora questo Paese»
IL MITO DI WIMBLEDON
Mi divertono molto le coincidenze, e quel vestito verde speranza indossato dalla Regina, non può che richiamare alla mente il prato del centrale di Wimbledon, torneo che come detto, a differenza del Roland Garros, il prestigioso torneo sulla terra rossa di Francia, è stato annullato per la sua edizione del 2020. La 134° edizione, dunque, sarà disputata nel 2021.
Trecentotrentaquattresima edizione, vien voglia di scriverlo in parola per evidenziare maggiormente la longevità di questo torneo, che insieme all’Australian Open, disputato a gennaio e vinto dal serbo Novak Djiokovic, il Roland Garros, attualmente rinviato a settembre e l’US Open di New York, fa parte dei quattro tornei del Grande Slam. I più prestigiosi, i più importanti, insomma quei tornei che ogni tennista vorrebbe mettere nel palmeres della propria carriera.
Della storia di Wimbledon, abbiamo già parlato ampiamente in questa nostra rubrica nel mese di luglio del 2019, quando si è celebrata la vittoria del serbo ai danni dello svizzero Roger Federer, da molti definito il vero Re del torneo per via dei suoi 8 titoli vinti. Nessuno come lui. Per molti, addirittura, Re Roger viene considerato il più grande tennista di tutti i tempi, per via dei suoi numerosissimi trionfi e per l’eleganza e la classe sopraffina che caratterizzano il suo modo di giocare.
Se è vero che ogni epoca ha le sue rivalità da raccontare, ecco che per noi che stiamo vivendo questi primi venti anni del nuovo millennio, la fortuna di aver assistito alle grandi sfide tra Federer e Nadal sarà sicuramente da considerare privilegio quando racconteremo di loro ai nostri nipoti. Senza dimenticare il terzo incomodo, tale Djokovic, che francamente ha veramente poco da invidiare agli altri due.
È proprio lo svizzero, il più colpito e il più amareggiato per l’annullamento del torneo, in quanto già trentanovenne, ha sicuramente visto svanire una delle ultime opportunità per incrementare la sua bacheca di coppe e medaglie personale. Senza dubbio, il 2021 sarà comunque stimolante per il Re (a proposito di reali), che non solo potrà consegnarlo alla storia come trionfatore quarantenne, ma avrà anche la ciliegina sulla torta chiamata Olimpiadi. Staremo a vedere.
Sono molti i libri dedicati al tennista svizzero, uno dei più recenti è Il codice Federer , scritto nel 2018 da Stefano Semeraro ed edito da Pendragon Edizioni, con prefazione dell’immenso Gianni Clerici.
“Gennaio 2018: Roger Federer vince il suo ventesimo torneo del Grande Slam, ed entra definitivamente nella leggenda, del tennis e dello sport. Questo libro racconta tutti i suoi novantasei tornei conquistati in vent’anni di carriera. Vent’anni che Stefano Semeraro ha trascorso a osservarlo e ammirarlo in azione, a intervistarlo, studiarlo, rincorrendolo per i tornei di tutto il mondo, da Roma a Shanghai, da Wimbledon a New York, e persino a disegnarlo sul taccuino, per cercare di decifrarlo meglio.
Il risultato è non solo, o soprattutto, una biografia di Roger Federer ma anche un racconto, quasi un romanzo, delle sue (tante) vittorie e dei suoi (rari) passi falsi, arricchito dai mille aneddoti rubati a chi Federer lo ha incontrato sul campo e ne ha condiviso la vita randagia del tennista professionista. I ritratti dei suoi avversari più pericolosi, da Agassi a Djokovic, da Nadal a Murray, e le statistiche curate dall’esperto Luca Marianantoni, raccolte in coda al volume, completano il quadro della carriera ormai oltre ogni aggettivo del Genio di Basilea.”
WIMBLEDON: IL LIBRO
Come ti dicevo poco fa, a me piace molto creare suggestioni legate alle coincidenze, che forse coincidenze non sono, ma in questo articolo, come avrai notato, mi diverto molto con le parole: il Corona che ha portato al messaggio della Corona, in abito verde come i campi di gioco di Wimbledon, le grandi rivalità e un bellissimo film su Rai 3 , dedicato a una di queste, quella tra Borg e McEnroe nell’edizione del torneo del 1980, andato in onda proprio domenica sera, quasi in contemporanea con il discorso della Regina. Io mi suggestiono.
Nel film, bellissimo, del 2017, girato da Janus Metz Pedersen, si racconta, appunto, una delle tante rivalità che hanno scritto la storia di questo sport. Storia che spesso, è passata o meglio si è scritta sui campi verdi del sobborgo di Londra , a dimostrazione della grandissima importanza molto più che centenaria che ha questo torneo a livello mondiale.
Quanto sarebbe bello conoscere tutte le grandi sfide che si sono giocate sul centrale: in questo film è ricordata la finale del 1980 tra lo svedese al culmine della sua carriera e il giovane esuberante americano, la mia memoria mi consente di arrivare alla semifinale dello scorso anno tra i già citati Federer e Nadal, ma chissà, andando a pescare nomi del passato come Agassi, Sampras, Lendl, Becker, o addirittura tornando indietro di cento anni, quante storie e quante emozioni potremmo trovare.
Ci viene in aiuto il libro di Gianni Clerici, già citato nel libro che ti ho segnalato prima, coincidenza?, grande giornalista commentatore televisivo, scrittore, conoscitore mondiale del tennis, e prima ancora ex tennista. Il suo nome è stato inserito nel 2006 nella Tennis Hall of Fame, il più prestigioso museo dedicato a questo sport, dove trovano spazio soltanto i più grandi nomi che ne hanno scritto le gesta.
Il libro si intitola Wimbledon. Sessantacinque anni di storia del più importante torneo del mondo ed è uscito nel 2018 per Mondadori. Indovina un po’ chi c’è sulla copertina?
” La prima volta fu da bambino, nel 1937. Il bambino divenne giovane tennista e, nel 1953, affrontò un lungo viaggio fino a Londra, con una vecchia Topolino, per calcare l’erba di quello che uno dei suoi maestri, Giorgio Bassani, avrebbe definito «il Vaticano del tennis». Da allora, abbandonata ogni speranza di vincere un giorno i Championships, Gianni Clerici non ha mai smesso di raccontare, con infinita competenza, i trionfi e le cadute dei grandi che hanno fatto la storia del torneo di tennis più importante, il primo a essere disputato sin dal 1877.
Perché il mito del tennis è il mito di Wimbledon, e gli articoli di Clerici – qui raccolti in un volume arricchito di profili dei campioni, annotazioni personali, fotografie e aggiornato fino al 2017 – rievocano l’epopea di un gioco passato dal dilettantismo al professionismo, dalle racchette di legno a quelle costruite in materiali spaziali. Nelle cronache dello Scriba – come è stato definito Clerici dagli anglofoni – scorrono sessantacinque anni di storia dello sport più amato, in una sorta di «rivisitazione del tempo perduto ai margini dei court».
Ci sono le vittorie di Jimmy Connors, «l’Antipatico», di Bjòrn Borg, «l’Orso», di John McEnroe, «il Bauscia», e poi i record di Roger Federer e delle sorelle Williams, ma anche gli amori chiacchierati di Martina Navratilova, o la bizzarra storia di un ricco maragià indiano, che solo in punto di morte riuscì a ottenere l’ammissione all’esclusivissimo All England and Croquet Club di Wimbledon. Così, in queste pagine lo Scriba alterna curiosità e aneddoti, dati e considerazioni tecnico-tattiche, esplorando la storia del torneo che eterna chi lo vince. “
La sinossi di questo lungo e completo libro, più di ottocento pagine, mi permette di concludere questo articolo senza fare una imperdonabile dimenticanza. È vero che Federer è il Re indiscusso di questo torneo, con otto titoli, ma c’è chi ha fatto meglio: Martina Navratilova, che con nove titoli vinti, è la tennista che a questo punto dovremmo insignire del titolo di regina. Non solo, l’atleta americana è anche la tennista che nella storia, ha vinto più tornei in generale tra tutti quelli che si disputano nel circuito, sia in ambito femminile che maschile, per dire, solo 59 sono quelli del Grande Slam. Chapeau.
CONCLUSIONI
Il tennis è davvero uno sport meraviglioso, uno sport individuale dove servono il talento, la disciplina e il carattere. Giocare uno contro l’altro per due, tre, quattro, cinque ore è una vera e propria impresa che non coinvolge soltanto l’aspetto fisico e atletico.
Per questo, da molti, il tennis è considerato una metafora della vita. Lo sa bene anche Woody Allen , che per il suo capolavoro Match Point, del 2005, ha voluto inserire nella scena iniziale, famosissima per lo straordinario breve monologo, proprio una pallina che corre da un lato all’altro della rete in un campo da tennis.
Ti lascio con il video di tale monologo.