Alice nel paese dei bambini…
Ho incontrato, insieme alla mia amica e collega di redazione Anna, Emanuela Bussolati, in uno egli eventi riguardanti l’editoria realizzati durante il Picture book Festival a Lecce. Per raccontare di lei ci vorrebbero pagine su pagine, accontentavi delle cose che più mi hanno colpito. Alle spalle ha una gavetta interminabile e il mondo che lei ama da sempre è quello dei bambini, per loro disegna, crea, scrive storie meravigliose. Si ritiene “una figurinaia che inventa libri” ma la sua è una preparazione che parte da lontano. Milanese, studi classici, una laurea in architettura e un padre ingegnere, bravissimo a trasformarsi in un burattinaio e a leggerle tanti libri la sera prima di dormire.
Tra le sue collaborazioni importanti quella con il Vivaio, il centro di Psicologia clinica per l’età evolutiva, un’esperienza che l’ha spinta a disegnare e ad inventare storie per i piccoli. Da quel momento la sua è stata una lunga serie di esperienze magiche gratificate con direzioni editoriali, due Premi Andersen, uno vinto per Lega Ambiente e i suoi libri illustrati sono tradotti in tutto il mondo.
Emanuela Busolati è così come la vedete, semplice, gioviale, dallo sguardo sereno. Insomma un personaggio che io definirei “da favola”: non potevo lasciarla andare così.
Signora Bussolati quanto è stata importante per lei la sua esperienza da bambina e quanto questo ha influenzato il suo lavoro per i bambini.
La mia esperienza da bambina è stata importantissima. La mia infanzia è la parte della vita che ricordo con maggiore intensità, sia per le cose belle, entusiasmanti ed esplorative che mi sono accadute sia per quelle meno felici e drammatiche che ho vissuto. Questo tipo di esperienze mi hanno fatto a capire che l’infanzia non è l’età d’oro, come noi adulti siamo, spesso, portati a dire; è infatti un’età intensissima, con tutte le sue prove ma con alcune differenze sostanziali. Nell’infanzia le emozioni sono estreme, come l’estrema meraviglia, l’estremo entusiasmo, il dolore estremo, emozioni che vanno rispettate e non riportate al mondo degli adulti, va sempre considerato come il tempo del bambino.
Quando ho avuto l’occasione di fare dei libri per la prima infanzia, ho cercato di fermarmi alla visione del bambino e non quello che ha un adulto dell’infanzia. E’ importante non sottovalutare le emozioni anzi è necessario “entrarci dentro”, fargli sperimentare emozioni diverse, percepire colori, forme, espressioni verbali, parole. Nel mio libro “Tarari’, Tararera” le parole sono inventate ma esprimono, attraverso il loro suono, delle situazioni emotive che sono le stesse emozioni che prova il bambino. Ecco, io voglio essere dentro a queste emozioni, insieme con il bambino.
Per coloro i quali non è stato possibile vivere le esperienze che lei ha vissuto nell’infanzia, quali sono i mezzi per abituare il bambino all’ascolto, alla lettura, al gioco?
In ogni caso l’adulto deve aver voglia d’interagire con il bambino trasmettendogli la parte comunicabile delle sue esperienze. L’adulto ha paura ma la sua sensazione è diversa da quella del bambino. Tuttavia il concetto di paura è di per se chiaro e se l’adulto prova questa sensazione di disagio, il bambino lo percepisce perchè la prova. Certamente non può provare la sensazione della paura di perdere il lavoro, è un’esperienza che non conosce. L’adulto può condividere molto con il bambino, se riesce ad entrare nella relazione con esso. Se un adulto non ha avuto esperienze di lettura con il suo bambino, ma ha voglia di condividere con lui un esperienza del mondo, della vita, può, per esempio, cucinare insieme, costruire insieme qualcosa, o magari, anche leggere un libro insieme, coinvolgendo il bambino nel suo stesso lavoro di comprensione del testo, se non ne ha conoscenza.
L’adulto deve entrare nell’esperienza con il bambino, non da bambino ma da adulto, chiaramente con la propria competenza e sapienza alle spalle, ma di fronte a delle cose nuove, non c’è bisogno di fingere, è necessario rimanere se stessi, essere come si è, evitando di dare la sensazione di poter risolvere le cose, una soluzione che, molto spesso, i bambini si aspettano dai genitori. Questo, tra l’altro, è un momento storico molto faticoso, non si può dire ad un bambino che le cose si risolveranno se stanno, per esempio vivendo un momento drammatico. Tuttavia, l’adulto può sempre trovare nelle proprie esperienze quotidiane e condividere con il bambino situazioni piacevoli o drammatiche, ammettendo i suoi limiti con sincerità.
Francoise Dolto, una fantastica psicanalista francese, diceva sempre di dire la verità, di comunicare come vi sentite, senza togliere la speranza, in quanto di aiuto alla comunicazione con il bambino, per aiutarlo a scegliere insieme.
In mancanza della cultura del libro è possibile che possa non essere considerato uno strumento possibile?
In tanti momenti il libro aiuta il genitore a dire delle cose ma non deve essere usato esclusivamente come strumento ma come puro divertimento o come esplorazione, anche se non è un libro tattile. Una volta si raccontavano le fiabe, ricchissime di emozioni e si raccontavano proprio per esplorare le emozioni del bambino.
Parlando della verità mi viene in mente la scena di un film di Benigni “La vita è bella” dove il genitore dialoga con il figlio usando con gioia, parole meravigliose per comunicare ciò che di drammatico sarebbe accaduto è un paradosso ma è cosi.
Certo, anche gli argomenti più difficili possono essere affrontati tenendo presente il bambino e la volontà di non ucciderlo da piccolo. A volte si sceglie di mettere il bambino di fronte a delle drammaticità pensando che possa comprendere rimuovendolo poi come evento ma non è cosi, anzi è possibile avere dei grossi traumi. Noi, da adulti, dobbiamo essere sempre responsabili e una delle responsabilità è quella di accompagnarlo nelle esperienze senza dargli l’illusione di vivere realtà diverse. In questo caso, se mancano gli strumeni come le parole, le immagini per esprimere alcuni concetti, il libro può essere uno strumento e li troviamo ciò di cui abbiamo bisogno
Un suo consiglio per i genitori che desiderano avvicinarsi ai propri figli, nella maniera più giusta?
Io non sono una grande madre che può consigliare ma, nella mia esperienza, ho compreso che non è assolutamente vero ciò che, da 30 anni a questa parte, ci hanno detto e cioè che la qualità è preferibile alla quantità. Io sono convinta che siano entrambe fondamentali. Bisogna dare al bambino il suo “tempo lento” e quando lo condividiamo con il bambino dobbiamo essere li con lui, entro il suo tempo lento. Possiamo comunicargli le nostre intenzioni anche i nostri impegni ma quella mezzora, per quanto breve, deve essere rispettata totalmente, con la presenza fisica e, soprattutto, la mente.
Il libro, in questo caso, diventa importante per quella categoria di bambini a cui il tempo è fondamentale per apprendere? Il libro come terapia?
Sì, il libro è una clessidra, ha un tempo per girare la pagina, e sottolineo l’oggetto libro che è diverso dal tablet che è già un altro strumento. Il tempo di fermarsi su una pagina, guardarsi le figure leggere il testo o sentirselo leggere poi girare la pagina secondo i tempi interiori, frettolosamente se non attira l’attenzione o lentamente o dopo perchè tocca personalmente, avere questa possibilità è un dono della vita.
Leggere, è bello, comunque…
Si, è bellissimo anche per volar via ogni tanto…
La conversazione con la signora Bussolati si è chiusa così, in serenità e tanta dolcezza, com’è lei. Sarei rimasta ore ad ascoltarla. L’ho ringraziata per la sua disponibità e guardandola uscire dalla stanza, mi sono chiesta quanta immaginazione, passione, amore per i bambini ma soprattutto quanta ricerca ci fosse dietro al suo lavoro, forse avrei dovuto chiederglielo e riflettendo ho perfino dimenticato di fermare questo momento con una foto insieme. Ho fatto di meglio, ho acquistato alcuni dei suoi magici libri, e aprendoli ho capito perchè è cosi magica.
Grazie Emanuela, per tutto quello che fai.
Nata nel cuore di Milano, pur essendo la sua famiglia piacentina, in un periodo le ha permesso successivamente di vedere e di seguire anche personalmente cose importanti (le vicende che hanno portato l’editoria italiana di libri per bambini e ragazzi allo sviluppo e all’importanza che riveste oggi), Emanuela Bussolati ha una regolare formazione scolastica che sfocia in una laurea in architettura.
Fra le sue iniziali esperienze, la collaborazione con il “Vivaio”, centro di psicologia per l’età evolutiva (“Lì ho imparato ad ‘ascoltare’ i bambini e ho imparato a inventare e disegnare storie con loro”).
I primi libri li illustra per case editrici francesi e inglesi, poi per Emme Edizioni e Piccoli, dove le affidano la direzione artistica e poi la direzione editoriale. Per sette anni, per le mamme e i papà che leggevano la rivista “Donna e Mamma”, ha scritto e illustrato storie da raccontare ai bambini prima della buonanotte.
Ha progettato e illustrato libri per molti editori, libri che hanno vinto premi importanti, fra i quali ama citare il premio di Lega Ambiente per la progettazione del Manualotto di Gaia la Terra e tre premi Andersen.
Deve essere stata un’esperieza grandiosa, un bell’articolo complimenti!
Bellissima esperienza. Ti invidio tanto tanto!!
Sono felice che ti sia piaciuta.. La signora Bussati è veramente una persona unica, continua a seguirci… Mi raccomando… E grazie per il tuo pensiero…..
Che bella intervista 🙂
Grazie di cuore.. Anche per me è stato un momento di grande coinvolgimento… Sempre con noi… Mi raccomando… A prestissimo…