Il prestigio di certi personaggi che hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio sulla terra, non verrà mai cancellato. Mai cadranno nel grande contenitore del dimenticatoio (proprio il tempo che passa aggiunge un surplus di fascino, riconoscenza e ammirazione) il talento puro, la genialità, la visionarietà, cose tutte che attraversano gli anni intatte, integre ed accresciute dal ricordo e dall’ammirazione dei contemporanei e dei posteri. Federico Fellini, è uno di quei grandi personaggi, cui il tempo tributa fama imperitura e a ragione, direi!
Proprio oggi, 20 Gennaio, ricorre il centesimo anniversario della nascita e, mentre l’Italia e il mondo lo ricordano con celebrazioni, eventi e libri, io lo immagino nel “suo altrove” che osserva e, probabilmente, riprende tutto il nostro agitarci in sua memoria attraverso il suo inclemente obiettivo, trasmettendo memoria e pathos, come suo solito. Noi, attori e comparse di questa grande sceneggiata chiamata vita, lo ricordiamo e celebriamo qui, dove ha incantato critici e spettatori e ha lasciato opere che definire immortali è solo un piccolo modo per rendergli merito.
Una genialità come la sua, espressa attraverso la macchina da presa e i personaggi dei suoi indimenticati film, coinvolge non solo il mondo del cinema ma anche quello letterario e culturale. Federico Fellini ha segnato un’epoca, uno stile, un modo di vivere interferendo anche nel linguaggio comune: se dico “la dolce vita”, il richiamo ad un suo famoso film non è l’unica cosa che viene in mente: La dolce vita è stato, oltre che un film di grande e meritato successo, il modus vivendi di una generazione che, uscita dalla seconda guerra mondiale con le ossa rotte, ha saputo riprendere in mano il suo destino e risollevarlo. La dolce vita è solo un esempio però, da osservatore attento della realtà Federico Fellini ha saputo regalare alla storia del cinema e non, veri capolavori che hanno ancora tanto da raccontare. Amarcord, La nave va, La strada e tanti altri, non sono solo titoli di film, sono visioni, storie e metafore di vita, racconti poetici e surreali, filtrati dalla macchina da presa e narrati con una genialità inimitabile.
I libri dedicati al maestro Fellini, alla sua figura di uomo e di regista e alla sua arte magica e visionaria non si contano, se hai modo di fare un giretto in rete, ti accorgerai di avere solo l’imbarazzo della scelta, io te ne propongo alcuni, recentemente pubblicati proprio per celebrare il centenario della sua nascita: Monica Vincenzi e Luigi Casa con il loro Fellini Metafisico. La riconciliazione fra sogno e realtà edizioni Armando, hanno omaggiato il grande regista riminese e sua moglie Giuletta Masina; altra recentissima pubblicazione è quella di Laura Nuti, al momento disponibile solo in formato kindle, Mitologia Fellini. Alla scoperta dei falsi miti su Federico Fellini e il suo cinema; interessanti da leggere o rileggere potrebbero essere anche i libri dello stesso Federico Fellini: Dizionario intimo per parole ed immagini o Il libro dei sogni, entrambi riediti a novembre dello scorso anno. Questi citati sono soltanto alcuni titoli della grande produzione libraria che ruota intorno alla figura carismatica del regista riminese, morto nel 1993 all’età di 73 anni.
L’omaggio e il ricordo a mio avviso più originale e insolito è quello che Daniel Pennac scrittore francese, tradotto in italiano da Yasmina Mélaouah, che ha voluto tributare alla memoria del grande regista: La legge del sognatore, edito da Feltrinelli, per la collana I narratori, in libreria dal 16 Gennaio 2020, è un omaggio a Federico Fellini e alle sue opere, a 100 anni dalla nascita, avvenuta proprio il 20 Gennaio del 1920. Originale nella formula senza dubbio alcuno: lo scrittore francese immagina di finire in coma nel bel mezzo di “Amarcord” e di veder scorrere la propria vita davanti ai suoi occhi, come in un film. Un concatenarsi di visioni oniriche che rimettono in scena momenti della sua esistenza uno dopo l’altro; ma se è luogo comune sostenere che in simili momenti la vita scorra davanti agli occhi come un film, è anche vero che le leggi dei sogni non sono le stesse che governano il mondo reale, e la vita a cui Pennac assiste non è proprio la stessa da lui vissuta nella realtà. Una visione dopo l’altra, un ricordo dopo l’altro, il confine tra il ricordo e il sogno, tra ciò che è vero e ciò che è immaginato, si fa sempre più labile. Ma come distinguere, nel sogno, la memoria dall’immaginazione? Dove sta il confine tra realtà e finzione?
Un inconsueto e fuori dal comune modo di celebrare una figura altrettanto originale ed estrosa come quella del nostro geniale Fellini che nel suo ultimo film, La voce della luna, fa dire significativamente, come battuta finale, ad uno dei suoi protagonisti:
Se tutti facessimo un po’ più di silenzio riusciremmo a capire qualcosa
In un’epoca dove si parla troppo e spesso a sproposito, dove le parole dette o urlate hanno perso il significato reale, dove ci si vomita addosso fiumi di parole insensate e fuori luogo, magari è proprio il silenzio l’unica cosa che si dovrebbe attuare per capire qualcosa o per capirci quando, pur parlando la stessa lingua, non abbiamo lo stesso linguaggio. Forse, questa frase rappresenta l’unica eredità con la quale Fellini avrebbe voluto congedarsi dal mondo: i grandi geni sono spesso profetici e pure silenziosi.