Ogni città ha i propri segreti e i propri intrighi: persone scomparse, lavori incompiuti o angoli nascosti. Mi piace curiosare nella storia locale per trovare aneddoti come questi e Jheronimus. Venezia 1506 di Gloria Vallese (Mazzanti Libri, 2020) mi ha fatto scoprire qualcosa di nuovo sulla Serenissima: il mistero dell’architetto incaricato di ricostruire il Fondaco dei Tedeschi, scomparso dai registri poco dopo la nomina e di cui non si conosce l’identità.
Questo romanzo storico della Vallese, Docente di Elementi di Iconografia e iconologia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, cerca di dare una spiegazione a questo giallo rinascimentale con un’affascinante teoria, che lei svela già nelle prime pagine. Partiamo però con ordine a seguirne la storia!
L’antefatto
La cronaca cittadina registra un incendio che devastò la sede dei commercianti teutonici nella notte fra il 27 e il 28 gennaio 1505 e il successivo concorso per ricostruirlo: il progetto scelto fu di un certo «Hieronymo Thodesco», tuttavia egli non portò a termine l’incarico, che fu affidato al suo collaboratore, nonchè veneziano, Giovanni Spavento. Negli archivi non c’è traccia del motivo per cui avvenne questo cambio né chi fosse quest’architetto: il suo nome non compare in nessun altro documento e questo non fa che infittire il mistero!
Gli storici dell’arte hanno cercato di risalire all’identità dell’architetto, tuttavia le teorie proposte non sono abbastanza convincenti per la comunità scientifica: non avendo elementi concreti sui cui basarsi, ogni ipotesi formulata resta una mera speculazione.
Gloria Vallese sembra però essere arrivata a una svolta: il misterioso artefice del Fondaco non è altri che il pittore olandese Hieronymus Bosch! Grazie alla meticolosa analisi degli elementi presenti nei dipinti dell’artista e all’uso della tecnologia Visual Face Recognition in collaborazione lo studioso statunitense Bob Schimtt, l’accademica supporta brillantemente la sua tesi in questo romanzo, che a tratti assomiglia a un saggio.
Recensione di Jheronimus. Venezia 1506
A questo punto, comincerei la recensione vera e propria, caro iCrewer.
Jheronimus è stata una buona lettura, che mi ha intrattenuta e che al tempo stesso mi ha insegnato qualcosa. Il motivo è presto detto: riguarda una pagina di storia locale di cui non ero a conoscenza ed è stato divertente scoprirne i retroscena e vedere altre curiosità sulla società veneziana del Rinascimento.
Inoltre, alcuni capitoli sono delle vere e proprie dissertazioni di storia dell’arte: l’autrice veste i panni di Hieronymus Bosch (o Jheronimus, come lui si firmava) e ci spiega nel dettaglio la sua iconografia. Nonostante alcuni lettori potrebbero non essere entusiasti di queste parti, che oggettivamente rallentano la narrazione, io le ho trovate estremamente interessanti per due ragioni: la prima è che non avevo mai affrontato quest’artista a scuola, quindi ho arricchito il mio personale bagaglio culturale grazie a questi capitoli.
Seguire le minuziose descrizioni non è stato difficile con la versione Meta Liber del romanzo, ovvero il libro multimediale di Mazzanti Libri: scansionando i QR Code presenti con l’apposita app della casa editrice, ho potuto visualizzare all’istante il dipinto in esame e capirne meglio la spiegazione. Questo accorgimento dell’editore l’ho trovato davvero originale ed innovativo: è il primo libro di narrativa in mio possesso che associa le nuove tecnologie alla stampa tradizionale. Poter guardare immagini o ascoltare i capitoli letti da Albachiara Gasparella, scorrendo contemporaneamente le pagine del libro, è stata una piacevole novità e ha reso la lettura più immersiva del solito!
Il secondo motivo per cui ho apprezzato i capitoli di esame iconografico è che, attorno agli elementi raffigurati nei dipinti, Gloria Vallese costruisce un’intensa finzione letteraria, fatta di riflessioni e suggestioni in cui l’arte è protagonista e forza motrice della narrazione. Ad essa viene infatti affidato il segreto della fuga di Hieronymus Bosch da Venezia e sembra sostenere perfettamente l’ipotesi dell’autrice riguardo la misteriosa identità dell’architetto del Fondaco dei Tedeschi.
Jheronimus. Venezia 1506 ha quindi una trama ben strutturata e congegnata, che non lascia nessun dettaglio al caso e questa è probabilmente la caratteristica che mi è piaciuta di più del romanzo.
Caro iCrewer, se sei un appassionato di storia dell’arte e di misteri di cronaca locale, ti consiglio questo inusuale giallo storico sulla possibilità che l’architetto sconosciuto del Fondaco dei Tedeschi di Venezia sia il pittore olandese Hieronymus Bosch.