Mi viene da iniziare con una esclamazione decisa, ma so bene che dire …zo che bel Thriller! non è concesso. Eppure la reazione che ho avuto dopo aver chiuso l’ultima pagina de Il cacciatore di anime è stata proprio questa.
Perché Romano De Marco, l’autore di questo libro edito da Piemme, con la sua scrittura incisiva e molto scorrevole ha confezionato una storia che coinvolge, che incolla il lettore alle pagine e che fa trattenere il respiro fino alla fine. Un romanzo ricco di colpi di scena, fatti, misfatti, storie personali e… no, non ti dico subito tutto, caro iCrewer, preferisco andare con ordine.
IL CACCIATORE DI ANIME: IL LIBRO
Partendo dalla presentazione del libro, Il cacciatore di anime, che come detto è un Thriller. Un romanzo che presenta molte delle caratteristiche di questo genere, in quanto troviamo un serial killer che terrorizza un piccolo paese di provincia e abbiamo ampi riferimenti al passato dei protagonisti. Un passato spesso tormentoso che si ripresenta nel presente intrecciando le sue strade con lo sviluppo narrativo della trama.
Fatti e pensieri ben amalgamati tra loro, descritti con il giusto piglio e con la giusta dose di parole che mai, e sottolineo mai, per tutta la durata del libro, risultano troppe sull’attenzione del lettore.
Il cacciatore di anime inizia con un antefatto, accaduto ventitré anni prima della storia che si sviluppa nelle quasi trecento pagine del libro. Un prologo che lascia subito il lettore di sasso. Crudo, pungente e diretto. Se questo è l’inizio allora questo libro promette bene, è stato il mio pensiero.
La bravura dell’autore nel coinvolgere il lettore sta nel fatto che passano molte pagine prima di capire in che modo quelle vicende iniziali sono collegate alla trama, anzi, ancora meglio, l’autore dissemina ogni tanto indizi velati che aumentano la voglia di sapere. Bravissimo. Ogni volta che finivo un capitolo, infatti, mi domandavo cosa volesse dire quell’inizio così particolare e in che modo si legasse a quello che avevo letto. Un aspetto questo, che ha reso il piacere della lettura ancora più ricco, dato il mistero celato nelle righe.
È ovvio che questa è una caratteristica del thriller, e, forse anche per via del fatto che erano mesi e mesi che non mi cimentavo con questo genere, devo dire che mi ha molto colpito. Il cacciatore di anime mi è molto piaciuto anche per questa caratteristica di invogliare il lettore, o almeno questo è quello che è successo a me, a scoprire le carte prima del tempo, prima che l’autore girasse le sue dimostrando di non aver per nulla bluffato.
Perché il romanzo è molto credibile. Regge dall’inizio alla fine.
Come detto impreziosito dalle vicende personali dei protagonisti: Mauro Rambaldi, il detective a cui viene assegnato il caso, un uomo tutto d’un pezzo con modi bruschi e con grandi doti investigative e Valerio Albis, l’uomo attorno a cui ruota tutta la vicenda. Per non incorrere in spoiler sgraditi non aggiungo altro.
Le loro vite, ben integrate con quelle di tutti i piacevoli personaggi secondari che ruotano intorno, arricchiscono una storia che già di per se mi fa pensare a quanto sia stato bravo l’autore nel costruirla. E ancor più nell’immaginarla.
Perché se è vero che c’è un prologo misterioso, Il cacciatore di anime, regala al lettore anche un epilogo che va oltre alla conclusione della vicenda. Durante il romanzo si fanno infatti riferimenti a vicende curiose avvenute in un altro passato ancora rispetto a quello del prologo, e solo alla fine, o meglio ancora, dopo la fine, ci si rende conto che quei riferimenti non erano semplice contorno bensì, un nucleo preciso di tutto lo sviluppo narrativo. Chapeau.
C’è anche spazio per i sentimenti, per una travolgente storia di passione, di sesso e d’amore, che infilata con maestria tra le pieghe delle indagini rende ancora più veritiera la permanenza del Rambaldi in questo piccolo paese di provincia: Peccioli.
Luogo che deve essere tanto caro all’autore in quanto sempre descritto con cura e affetto nelle sue vie, nelle sue piazze e nei suoi abitanti, tanto da renderlo un altro protagonista del romanzo. Del resto si legge già nella dedica che sta subito dopo il frontespizio:
Dedicato a Peccioli e alle splendide persone che ci abitano
Devo ammettere che non conosco questo luogo, come non conosco la provincia di Pisa, angolo di Toscana in cui è ambientato il romanzo, ma l’amore e il rispetto con cui De Marco ne parla mi hanno molto incuriosito: appena si potrà, e la situazione italiana sarà migliorata, mi appunto di farci una visita.
CONCLUSIONI
A costo di essere ripetitivo ribadisco che Il cacciatore di anime è un gran bel libro. Un thriller con i fiocchi che coinvolge, appassiona e soprattutto non fa smettere mai di leggere tanta è la voglia di sapere come si sviluppano le dinamiche del racconto.
In questi giorni in cui è consigliato rimanere un po’ più in casa, Il cacciatore di anime, potrebbe essere un compagno ideale, che non delude e che fa volare in una vicenda in cui nulla è scontato e nulla è noioso. Anzi…
Curiosità: questo romanzo è stato presentato di recente al Festival passione per il delitto , ed è quello a cui avevo accennato scrivendo l’articolo in riferimento a questo evento.
Buona lettura.