Avendo già intrapreso la lettura di Sanguina ancora, il saggio-romanzo su Fëdor Dostojevskij, quando ho aperto Vi avverto che vivo per l’ultima volta, ero decisamente più preparata allo stile unico di Paolo Nori. A quella valanga di informazioni che ti arrivano addosso, e che possono riguardare anche solo lontanamente il soggetto principale dell’opera, che in questo caso è Anna Achmatova.
O forse, la chiave di lettura è sbagliata, ed è meglio dire che il tema delle opere di Paolo Nori è sempre la letteratura russa, e che è la declinazione con cui ne parla che cambia. Prima legata ai movimenti letterari che infuriano nella Russia ottocentesca in cui si muove uno dei più grandi scrittori mai esistiti e ora, nell’ultima pubblicazione Mondadori, in un intrico di trama che viaggia avanti e indietro per tutto il Novecento, non dimenticando ma, però, di toccare anche il nostro presente.
É sicuramente stata una lettura interessante e arricchente. Ora, spero davvero che uno dei prossimi libri sia su Gogol’, ma si vedrà.
Di cosa parla questo libro che non è un romanzo, ma non mi sento di definire neanche del tutto saggio?
Vi avverto che vivo per l’ultima volta è come una trottola: un attimo siamo nella Russia sovietica, quello dopo nell’Italia del febbraio 2022, poi ancora a Leningrado, di nuovo in provincia di Parma, passando per San Pietroburgo. Insomma, a cercare di tenere il conto dei passaggi, viene il mal di testa, quindi è meglio semplicemente seguire il flusso.
E così ci troviamo immersi in un racconto ricco di punti di vista e diverse voci, che ci narrano le vicende della vita di Anna Achmatova e tratteggiano anche un ritratto abbastanza dettagliato della sua personalità. Le fonti che Paolo Nori ha raccolto nella stesura dell’opera permettono di sentire l’opinione non solo di suoi apprezzatori, ma anche di critici e di voci completamente discordanti. Perchè sarebbe davvero troppo facile e poco realistico usare solamente un genere di pareri per dipingere un ritratto. Sono le luci e le ombre che danno carattere e profondità.
Vi avverto che vivo per l’ultima volta di Paolo Nori: la mia recensione
Dopo aver letto Sanguina ancora, ero già mentalmente preparata per ciò che probabilmente mi avrebbe aspettato, nel nuovo libro di Paolo Nori. E Vi avverto che vivo per l’ultima volta non ha deluso: non solo l’autore ci parla del grande poeta Anna Achmatova, ma dà un’idea del contesto in cui viveva, con tanto di approfondimento sulle altre – molte – personalità che le gravitavano intorno. E quindi, quasi senza volerlo, quello che pareva essere una mostra dedicata a un solo soggetto, diventa una galleria di ritratti, opere e aneddoti.
Ciò che, forse, più di tutto mi ha lasciato soddisfatta è il fatto che ogni parola, ogni riferimento, alla fine trova una spiegazione. Prendiamo il termine poeta, per esempio. Riferito a una donna sembra scorretto, perchè al femminile dovrebbe fare poetessa, ma sarebbe un errore davvero troppo grossolano. E infatti, non è un errore: l’Achmatova stessa ha espresso la volontà di essere chiamata così, perchè in letteratura non ha alcun senso dividere le opere in base al genere dell’autore. Non serve parlare di letteratura femminile, soprattutto visto che l’altra mica si chiama letteratura maschile, ma letteratura e basta. Perciò Anna Achmatova non è la più grande poetessa russa, bensì il più grande poeta russo.
Attraverso le parole di Paolo Nori è possibile conoscere questa donna dal carattere forte, complesso e non privo di spigolosità. Una donna dalla vita complessa, in cui dispiaceri e asperità paiono eccedere in buona dose le gioie, ma forse proprio per questo si tratta di una vita vissuta a pieno.
Ho davvero apprezzato la grande presenza di testi poetici che l’autore ha incluso in questo romanzo-saggio. Ciò non solo permette di farsi un’idea chiara di ciò di cui si sta parlando, ma evita di dover andare a scartabellare in giro alla spasmodica ricerca di qualche esempio di traduzione di poesia russa novecentesca – con il rischio di incorrere in traduzioni non esattamente brillanti.
Credo, poi, che gli intramezzi di vita personale di Paolo Nori che costellano il volume servano a non far perdere contatto con la realtà, a ricordare che presente e passato sono sempre collegati. Un breve aneddoto di trent’anni fa può essere estremamente rilevante anche per un evento presente. Viceversa, la quotidianità odierna può aiutare a comprendere meglio ciò che una volta non aveva acquisito uno spiccato significato.
L’unico aspetto che frena il mio entusiasmo è lo stile. Purtroppo, personalmente ho trovato complesso rimanere sempre al passo con la prosa dell’autore. Troppo simile al parlato per i miei gusti, ricca di frasi lunghe e, per certi versi ripetitive, che mi hanno fatto perdere il filo del discorso in più di un’occasione. Ciò non toglie, però, che io sia stata pervasa dalla smania di sapere cos’avrebbe avuto in serbo la pagina successiva. Dopotutto, quindi, l’interesse ha facilmente superato il piccolo scoglio di stile, per quanto mi riguarda.
Titolo e cover sono perfetti: uno è un verso di Anna Achmatova, l’altra una foto di repertorio ufficiale.
Per concludere, mi sento di dire che Vi avverto che vivo per l’ultima volta di Paolo Nori è un libro adatto sia agli appassionati di letteratura russa, perchè i vari aneddoti lo rendono decisamente diverso da un manuale o da un trattato più tradizionali, sia per chi desidera saziare la propria curiosità o iniziare a conoscere un nuovo tema.