Il bello di essere qui, con questo compito da blogger, in questo bel sito dedicato alla letteratura e a tutto il mondo che ruota intorno ai libri, è che a volte mi capita di dover scrivere articoli sui quali non sono per niente preparato. Gli appuntamenti con le rubriche, del resto, sono tassativi e vanno rispettati, ragion per cui, prima di sviluppare il testo è necessario un lavoro di studio e di preparazione. Questa volta, tutte le mie ricerche sono state dedicate al poeta messicano Octavio Paz.
Fortunatamente, sono davvero rare le occasioni in cui mi approccio a scrivere un pezzo senza conoscere proprio nulla a riguardo dell’argomento da trattare, anzi, in effetti, se così fosse, sarebbe da gettare la spugna e, come si diceva tempo fa dalle mie parti, darsi all’ippica. Questa volta, dicendocelo onestamente tra me che scrivo e tu che leggi, caro iCrewer, non so proprio da dove cominciare.
Certo non riuscirò a proporti un articolo come quello scritto su Jack Kerouac, per restare nei confini di questa rubrica, ma, desideroso di conoscere e condividere con te alcune nozioni importanti su questo grande autore del novecento, cercherò di fare del mio meglio, confidando nella tua comprensione.
OCTAVIO PAZ: LA VITA
Prima di cimentarmi , dunque, ho fatto un bel giro in rete documentandomi e provando ad andare alla scoperta di notizie e biografie dedicate a questo autore nato nel 1914 a Città del Messico e scomparso, sempre nella grande città sudamericana, nel 1998. Un autore, quindi, Octavio Paz, che ha caratterizzato tutto il secolo scorso con la sua poesia, iniziando a scrivere fin da giovane, fino ad arrivare alla grande consacrazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1990, l’anno in cui colpevolmente io pensavo ai mondiali di calcio casalinghi e ignoravo cerimonie come questa che mi avrebbero per lo meno fatto conoscere il nome di questo poeta.
Wikipedia, vera manna dal cielo per noi poveri ignoranti, dice che Octavio Paz è considerato il più importante poeta in lingua spagnola della seconda metà del novecento, e che, a conti fatti, considerando tutto il secolo passato, è da reputare secondo solo ad autori come Jorge Luis Borges e Pablo Neruda, il che aggrava ancora di più la mia mancanza. A maggior ragione per il fatto che anche io mi professo poeta, chissà con quale diritto poi…
Octavio Paz ha vissuto per molti anni in Spagna, dimostrandosi molto attivo politicamente durante la Guerra civile spagnola, iniziata con un colpo di stato nel 1936, anche se le influenze artistiche più importanti sono arrivate durante il periodo in cui ha vissuto in Francia.
Durante quegli anni si è avvicinato molto al Surrealismo, grazie al fatto di aver lavorato per André Breton, uno dei poeti fondatori di questo movimento che fondava le sue basi sulle teorie di Freud legate al sogno e all’inconscio.
Nel 1945 è entrato nel servizio diplomatico messicano, mentre nel ’62 diventa ambasciatore messicano in India. Il suo legame con la terra natia è ben raccontato in uno dei suoi libri più importanti: Il labirinto della solitudine, un saggio uscito nel 1950.
Prima di ricevere il Nobel per la letteratura, come detto nel 1990, nel 1981 gli è stato conferito anche il Premio Cervantes, uno dei più importanti riconoscimenti spagnoli.
Nella motivazione per il Nobel, si legge:“per una scrittura appassionata, dai larghi orizzonti, caratterizzata da intelligenza sensuale e da integrità umanistica”.
OCTAVIO PAZ: LE OPERE
È chiaro che il modo più semplice e più completo per conoscere un autore è quello di leggere una sua autobiografia, o almeno una biografia ben curata che ne presenti al meglio la vita e la poetica. Pertanto, navigando tra le tante opere scritte da Octavio Paz, in primo luogo, mi sono soffermato su Anch’io sono scrittura, l’autobiografia uscita per Sur nel 2014, in occasione del centenario dalla nascita del poeta. Un libro curato da Julio Hubard, studioso con particolare dedizione alla letteratura sudamericana.
Nel libro, oltre a ripercorrere la vita dell’autore, si evince anche la grande domanda che ha caratterizzato parte del lavoro di Octavio Paz: perchè scrivo? Sembrerebbe, leggendo rapidamente commenti e brevi recensioni, che l’autore non amasse particolarmente quest’arte, o, per lo meno, preferisse la lettura alla scrittura. Mi viene da domandarmi… pensa un po’ se gli piaceva scrivere.
Il modo migliore per celebrare uno scrittore è leggere le sue opere. E per festeggiare il centenario di uno dei più autorevoli intellettuali di tutti i tempi, il Premio Nobel messicano Octavio Paz, arriva ora questo libro autobiografico.
Costruito dal curatore Julio Hubard sulla base di una serie di articoli, frammenti, saggi e versi di Paz, il libro ripercorre la vita e l’opera dell’autore in ordine cronologico, dall’infanzia fino agli ultimi giorni, passando per la formazione letteraria, la passione politica, l’amore per la poesia, i viaggi, i riconoscimenti, la malattia, i ricordi personali. Un approfondito riesame di alcuni dei momenti fondanti della storia sociale, politica e artistica del Messico e del suo poeta più appassionato.
In secondo luogo, visto che Il labirinto della solitudine è l’unico titolo citato nelle note biografiche di questo autore, in molte ricerche fatte, deduco che meriti una citazione in quanto probabilmente sia il titolo più importante da ricordare.
Nel 2018 ne è uscita una edizione per la casa editrice Se:
«A tutti noi, in un dato momento, la nostra esistenza si è rivelata come qualcosa di particolare, inalienabile e stupendo. Quasi sempre questa rivelazione avviene durante l’adolescenza. La scoperta di noi stessi si manifesta come un saperci soli; tra il mondo e noi s’innalza un’impalpabile, trasparente muraglia: quella della nostra coscienza.
Fin dalla nascita ci sentiamo soli; ma bambini e adulti possono superare la loro solitudine e dimenticare se stessi mediante il gioco o il lavoro, mentre l’adolescente, oscillando tra l’infanzia e la giovinezza, rimane sospeso per un istante di fronte all’infinita ricchezza del mondo. L’adolescente si stupisce di esistere. E allo stupore segue la riflessione: chino sul fiume della sua coscienza si domanda se quel volto che affiora lentamente dal fondo, deformato dall’acqua, è il suo.
La particolarità di esistere – mera sensazione del bambino – diventa problema e domanda, coscienza che interroga. Ai popoli in fase di crescita succede qualcosa di simile. Il loro essere si manifesta come interrogativo: che cosa siamo e come realizzeremo quello che siamo? […] Mi pare rivelatrice l’insistenza con cui in certi periodi i popoli si piegano su loro stessi e si interrogano. Destarsi alla storia significa prendere coscienza della nostra particolarità, pausa di riflessione prima di dedicarci all’azione. “Quando sogniamo di sognare, il risveglio è vicino” dice Novalis».
A questo punto la mia curiosità di leggere qualche verso e qualche poesia è diventata pressante e così, torno a scrivere queste righe dopo essermi preso una generosa pausa di lettura. Sono versi straordinari quelli di Octavio Paz e proprio leggendo alcune sue poesie, contenute in più di dieci raccolte pubblicate, mi sono convinto che questo articolo doveva essere scritto dalla mia collega Pina, incredibile maestra di rime, emozioni e sentimenti legati alla poesia e a tutto ciò che la riguarda. (sua la splendida rubrica poesia è vita…vita è poesia).
Voglio chiudere, quindi, per non andare oltre e per dedicarmi al meglio alla lettura di Octavio Paz, condividendo con te alcuni versi che mi hanno incredibilmente incantato. Versi che raccontano il semplice gesto di osservare la bellezza inarrivabile di una donna nuda, che lo raccontano con una delicatezza ed una intensità che probabilmente spetta soltanto a un premio Nobel:
I miei occhi ti scoprono
nuda
e ti coprono
d’una calda pioggia
di sguardi.Octavio Paz