È uscito pochi giorni fa, in tutte le librerie e in versione ebook, Pècmén, il nuovo romanzo di Fabrizio Venerandi edito da Blonk editore, giovane casa editrice nata a Pavia nel 2011. Una realtà iniziata con le pubblicazioni digitali e da alcuni anni introdotta nel magico mondo dei libri che si trovano sugli scaffali delle nostre amate librerie.
Un libro, Pècmén, che ancora una volta dimostra la grande forza del vintage, la grande richiesta di vivere i ricordi migliori di una generazione, quella di cui anche io faccio parte, che ha avuto la fortuna di vivere al meglio gli anni ottanta e gli anni novanta.
Il titolo è chiaramente un riferimento al più classico dei videogiochi: Pac-Man, diventato una vera e propria icona che ancora non molla, nonostante la grande evoluzione che c’è stata in questo campo negli ultimi decenni. Un videogioco ideato dal giapponese Tõru Iwatani e prodotto dalla Namco nel 1980. Mi verrebbe da dire quarant’anni e non sentirli.
Prima ancora delle consolle, prima ancora dei computer e prima ancora dei giochi on-line che ci fanno entrare in mondi e famiglie virtuali pur restandocene soli soletti seduti nella nostre camere, noi ragazzi cresciuti in quei decenni, avevamo la fortuna di frequentare le sale giochi. Ed era bellissimo. Era stupendo darsi appuntamento nel pomeriggio, era bellissimo fare bene i conti delle paghette e dei soldini per riuscire ad ottenere il maggior numero possibile di gettoni, era fantastico l’assembramento (parola oggi ancora bandita) attorno ai videogiochi per vedere il più bravo player di turno alle prese con livelli mai raggiunti e record da battere.
Record che una volta raggiunti venivano indicati con le prime tre lettere del nome, o di un nick name, sullo schermo del gioco, in modo da ostentare la propria grandezza fino al prossimo sfidante, fino al prossimo “provate a battermi se ci riuscite”. La forza di questi ricordi e di queste esperienze sono davvero impagabili e un po’ mi spiace per le nuove generazioni che non hanno potuto vivere questi, e tanti altri momenti.
PÈCMÉN: IL LIBRO
Proprio sul potere di questi ricordi, di questi aneddoti e dell’essere ragazzi in quegli anni, si sviluppa la trama di Pècmén, un romanzo di formazione che traccia una generazione partendo dall’arrivo, in un piccolo paesino di provincia, del videogioco che ha cambiato la vita a tanti ragazzi.
Fabrizio Venerandi, narrando in prima persona, porta il lettore in un mondo che è stato, e che ora non c’è più. Sono gli anni di Mike Bongiorno alla TV, delle interminabili partite a calcio per strada con il Super Tele (il pallone che lo calciavi e volava volava volava…), dei cartoni animati dei robot giapponesi, dei Manga, del Supertelegattone, delle prime riviste di informatica e dei primi battiti di cuore durante la scoperta della sessualità.
Anni che francamente, per tutte le generazioni, e non solo quella degli anni ’80, sono indimenticabili.
Ambientato a Sant’Olcese, un piccolo paesino alle porte di Genova, Pècmén mette in evidenza, con una scrittura scorrevole, l’amore per l’informatica mischiata al gusto della letteratura, i due grandi amori dell’autore.
Un romanzo che forse si può definire nerd, e che sicuramente racconta la storia di uno dei tanti ragazzi che in quegli anni, partendo dalla passione per i videogiochi, hanno dato il là al grande boom informatico avvenuto nei decenni successivi.
Io, pur avendo giocato molto ai videogiochi, sia in sala giochi che a casa negli anni successivi, non sono mai stato un vero e proprio appassionato. A differenza di molti dei miei amici, che, leggendo la sinossi di questo romanzo, mi sembra di rivedere, giovani e brillanti, seduti sulle panchine del parchetto, a discutere di questo o di quel gioco sfogliando i loro magazine pieni di recensioni.
Ho ancora, però, sul mio PC, il caro e vecchio Pac-Man, e ogni tanto, come passatempo, mi diverto a muovere quella sfera gialla in modo da farle mangiare tutti i puntini disseminati sullo schermo stando attendo a non farmi divorare dai fantasmini blu. È anche questo un modo per ricordare i bei tempi andati. Anche se ora lo farò sicuramente anche leggendo questo romanzo che si preannuncia davvero gustoso.
Un romanzo che piacerà a chi non ha ancora perso la passione per i giochi elettronici e saprà riconoscersi nei protagonisti. Che piacerà sicuramente ai redattori della nostra casa madre icrewplay.
PÈCMÉN: L’AUTORE
Fabrizio Venerandi è scrittore, poeta e programmatore. E secondo me ci vuole davvero un gran talento per mettere insieme due mondi apparentemente così distanti. Uno guidato dai numeri e l’altro dalle emozioni.
Con Alessandro Uber ha scritto nel 1989 il primo videogioco multiutente online italiano, Necronomicon.
Ha pubblicato testi di narrativa, poesia, saggistica e diversi lavori di letteratura elettronica. Tra i più recenti, Poesie Elettroniche (2016), Mens e il regno di Axum (2018), Guida all’immaginario nerd (2019), Il mio prossimo romanzo (2017).