Non per tutti il Natale sfavilla di luci, regali, gioia e serenità, a qualcuno per vari motivi capita di vivere un Natale di seconda mano. Di contro c’è sempre qualcun altro che invece ha pensato di raccontarlo mettendolo in musica. (Se sei perplesso di fronte a queste affermazioni, ti invito a leggere per capirne il senso).
Spesso, quando si ha bisogno di raccogliere i pensieri si cerca rifugio nella musica, quella a cui si è affezionati. E non conta che sia l’ultima uscita o il brano che scala tutte le classifiche musicali: ognuno stila una sua personale graduatoria che di tanto in tanto rispolvera e riascolta, come fosse la colonna sonora della propria vita.
Canzonetta o poesia?
Musica e poesia, si sa, sono strettamente connesse, è quindi conseguenziale per chi ama la poesia amare anche la musica, ancora meglio se accompagnata da testi che sono poesia. E cosí succede che ascoltando musica e nello specifico Francesco De Gregori con un brano di diversi anni fa Natale di seconda mano, ci si rende conto di quanta poesia ci può essere in uno di quei brani che la “critica laureata” definisce canzonetta.
E non è soltanto per l’arrangiamento musicale che fra pianoforte e archi crea una melodia da pelle d’oca (non potrebbe essere altrimenti in quanto l’autore è un maestro da Premio Oscar come Nicola Piovani), ma anche per il testo che accompagna la musica: in Natale di seconda mano è difficile stabilire cosa sia a prevalere. È invece indubbio che testo e musica insieme creino Poesia ma di quella con una P gigantesca e poco importa se la critica laureata storce il naso.
Ti invito all’ascolto di Natale di seconda mano
Oggi è tempo d’incendi, organizziamo presepi/ dalle stelle tu scendi e ci senti e ci vedi/ addormentati in panchina o indaffarati a far niente/ ed il freddo che arriva, ci brucia e ci spegne.
Non c’è nessun segreto, nessuna novità./ Non c’è nessun mistero, nessuna natività./ Io ti regalo una foglia da masticare col pane tu una busta di vino per passare la fame.
Sior capitano aiutaci a attraversare/ questo mare contro mano/ sior capitano, da destra o da sinistra non veniamo/ e questa notte non abbiamo/ governo e parlamento non abbiamo e ragione/ ragione o sentimento non conosciamo/ e quando capita ci arrangiamo/ E ci arrangiamo/ con documenti di seconda mano./ Con documenti di seconda mano.
Oggi è tempo d’attesa, organizziamo qualcosa/ mentre balla sul marciapiede, la vita in rosa/ che ci guarda e sorride e non ci tocca mai/ ultimi di tutto il mondo, piccoli fiammiferai./ Non c’è nessun perdono in tutta questa pietà./ Non c’è nessun calore, nessuna elettricità.
E oggi parlano i cani per sentirsi più buoni/ intorno al nostro fuoco cantano canzoni./ Sior capitano aiutaci a attraversare..[…]
Tratto dall’album Amore nel pomeriggio del 2011, Natale di seconda mano è un brano, una poesia in musica come altre di Francesco De Gregori, che pone l’accento, tra maestria, ironia e occhi aperti sulla realtà, sul Natale dei cosiddetti ultimi, su coloro che addormentati in panchina, non conoscono ragione o sentimento.
Non vengono da destra o da sinistra, sono ultimi di tutto il mondo, i piccoli fiammiferai: quella varia e disperata umanità, abbandonata e derelitta di cui il mondo si ricorda esclusivamente a Natale, ma solo per mettere a tacere la coscienza, forse.
Stupisce l’estrema attualità del testo: un De Gregori, quasi profetico che dal 2011 anticipa già ciò che sarebbe successo negli anni a venire, soprattutto quando scrive di attraversare questo mare contro mano, di documenti di seconda mano, di richieste di aiuto inascoltate, di povertà, di disperazione senza perdono e senza pietà, (il riferimento ai barconi della speranza è più che chiaro e lampante) mentre noi, persone per bene, organizziamo presepi, senza mistero e senza natività.
Natale di seconda mano: l’attualità del testo
Il tema è aspro e non racconta di situazioni idilliache o di favole a lieto fine, anzi la brutta e cruda realtà continuerà a perpetuarsi periodicamente con i meccanismi di sempre, dagli albori della storia ai giorni nostri e probabilmente anche per il tempo a venire. Alla faccia di chi, 2021 anni fa, è nato in una stalla per portare l’amore nel mondo: anche Lui, il festeggiato, vive un Natale di seconda mano, dalla nascita alla sua morte in Croce.
Natale di seconda mano è anche quello delle solitudini nascoste nelle case delle nostre città, alle finte allegrie che animano tavole imbandite, mentre parlano I cani per sentirsi più buoni nel giorno di Natale e azzannare ferocemente in tutti gli altri giorni dell’anno.
Natale di seconda mano poesia a tutti gli effetti…
Le metafore, le allegorie presenti nel testo, le similitudini oltre alla grandissima musicalità (e non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di un brano musicale) rendono il testo degno di essere annoverato tra la vera poesia. E se quanto affermo potrebbe far storcere il naso a chi pensa diversamente, ricordo che se Bob Dylan, cantautore a sua volta, ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura qualche anno fa, un motivo ci sarà e sicuramente, certi brani non sono solo canzonette.
Un testo di lacerante bellezza che più si ascolta e più si rivela, come spesso succede per tutte le liriche di Francesco De Gregori. Un testo più che mai profetico e attuale la cui crudezza fa riflettere sull’umanità intera, su chi sta al di qua e al di là della linea di confine che separa i poveri dai ricchi ma che, nello stesso tempo, li mischia e li confonde, perché non c’è ricchezza materiale che valga la grandezza del cuore e non c’è bellezza del cuore che si compra con tutto l’oro del mondo.
Se questo duemilaventunesimo Natale ci insegnasse che c’è molta più gioia nel regalare una foglia da masticare col pane o nel ricevere una busta di vino per passare la fame, avrebbe realizzato il suo vero scopo: insegnare l’amore all’umanità, senza “natali di seconda mano”