Msf festeggia 50 anni! Un evento da onorare non certo per il momento temporale, quanto per il sacrificio e la dedizione di volontari che per anni, rischiando la vita, hanno messo la propria professionalità al servizio dei deboli del pianeta. Un omaggio sentito e di gratitudine per un’organizzazione che da cinquant’anni anni opera in tutto il mondo, strenuamente, difendendo il diritto alla salute, la lotta alla povertà, l’unica concreta speranza per milioni di uomini, donne e bambini dimenticati nella indigenza, resi troppo fragili dalla violenza di interessi politici e dalla violenza gratuita.
Msf festeggia 50 anni, la causa umanitaria
L’eco dei dolori e delle ferite è arrivato fino a noi dalle immagini di coloro che, quotidianamente, hanno scelto di immergersi in realtà culturalmente distanti, penalizzate dall’assenza dei minimi criteri di sussistenza, ma non per questo meno importanti.
Un’emergenza sanitaria in piena regola che ha travolto e ancora adesso falcidia i paesi poveri, lasciati morire nell’ignoranza. A tutto questo Msf ha risposto con atti concreti, campagne di sensibilizzazione, abnegazione, rischiando la vita e alzando la voce quando la situazione lo ha richiesto.
Ma non basta! È importante non cadere nell’indifferenza, ma guardare oltre la realtà, per arrivare al cuore delle emergenze. Al di là dell’evento l’obiettivo di MsF non è cambiato, qualsiasi iniziativa o progetto è sempre teso a coinvolgere per il bene comune, per non dimenticare gli emarginati.
In questa occasione una mano molto valida è arrivata dall’agenzia Super Humanitas che ha scelto di collaborare con Msf nella realizzazione creativa di eventi da distribuire fino alla fine del 2021. Iniziative speciali, podcast, mostre, eventi online e sul territorio, tutto perché la fiaccola della solidarietà rimanga viva, l’unico modo per portare avanti il progetto esistente e realizzarne altri più importanti.
L’idea principale è stata quella di creare qualcosa che desse non solo maggiore visibilità al lavoro svolto negli anni precedenti, ma coinvolgesse il più possibile nella realizzazione di progetti per il futuro.
Per chiunque è stato pensato di mettere a disposizione un’immagine accompagnata da un’indicazione specifica su un vetro segnato dal logo di Msf attraverso il quale è possibile osservare la realtà che sta dall’altra parte.
Sembra quasi un gioco multimediale eppure, superando le barriere visive, entriamo in contatto con ciò che realmente accade lontano da noi, il dolore e la sofferenza, lo sforzo profuso nell’assistenza costante e la consapevolezza che la partecipazione è il solo modo per salvare vite umane.
Le ferite edite da Einaudi , quattordici autori per celebrare cinquant’anni di Msf
Msf festeggia i 50 anche attraverso il mondo della letteratura. Quattordici scrittori divisi equamente tra uomini e donne hanno voluto omaggiare Msf con Le ferite, una bellissima raccolta di racconti curati da Caterina Bonvicini ed edita da Einaudi per SuperCoralli.
C’è chi ha scelto una via civile e chi un tono intimo. C’è chi parla di migrazione: Jhumpa Lahiri affronta il tema del razzismo e racconta quanto può ferire il rifiuto, Melania G. Mazzucco mette a nudo la lontananza dei mondi dentro una stanza di ospedale, Hamid Ziarati, attraverso un incontro fra fuggitivi, ci fa capire che la migrazione è anche solitudine,
Evelina Santangelo cerca una nuova prospettiva per guardare il dolore, nel Mediterraneo come in una pandemia, Helena Janeczek ci porta in una terra lacerata linguisticamente e culturalmente, Diego De Silva, sbeffeggiando i luoghi comuni sovranisti, descrive la violenza di una società cieca e Marco Missiroli decide di scomparire per lasciare il posto alle parole vere di un naufrago morto in mare. C’è chi sceglie l’infanzia, come luogo della ferita originaria.
Domenico Starnone s’interroga sui limiti dell’empatia di fronte alla scoperta del dolore degli altri, Sandro Veronesi riflette sulla nostra stessa capacità di ferire, per dirci che la vita insegna a convivere col male che ci è stato fatto come con quello che abbiamo fatto noi, e Marco Balzano sulle cose perdute, fra cui la nostra innocenza. Ma spesso sono i rapporti piú stretti che feriscono, e tutto succede molto vicino. Marcello Fois racconta un femminicidio,
Antonella Lattanzi la follia della violenza domestica attraverso un’amicizia fra adolescenti, Rossella Milone il corpo e un dispetto meschino durante una separazione, Donatella Di Pietrantonio quanto sia difficile per una figlia adulta riconoscere la libertà di sua madre senza sentirsi tradita.
Questi gli autori e le autrici che hanno aderito all’iniziativa perché “le ferite dell’anima e del corpo” non siano dimenticate, queste le parole di Claudia Lodesani, presidente di MsF
Ancora oggi, quello che facciamo è prima di tutto curare le ferite, del corpo e dell’anima. Ma dietro ad ogni ferita c’è la gioia di ogni guarigione.
Tutti, nessuno escluso, dagli autori alla curatrice alla stessa casa editrice, hanno rinunciato al compenso per devolverlo al progetto in favore di MsF. L’acquisto di ‘Ferite‘ da parte del lettore sosterrà la causa di Medici Senza Frontiere.
Mi sembra una bellissima idea. Non credi?
Cinquanta anni di storie raccontate attraverso il sudore della fronte, una mascherina per nascondere l’emozione di una nascita o il dolore per aver perso la scommessa con la morte. Tutto senza perdere mai la resilienza, la speranza della guarigione, cinquant’anni di umanità, dice chi questa scommessa la gioca ogni giorno e non è finita.
Raggomitolando il filo della storia scopriamo che MsF è nato a Parigi nel dicembre del 1971 per iniziativa di alcuni medici e giornalisti tornati dal Biafra e dal Bangladesh. Nel 1980 diventa un’organizzazione internazionale e attualmente conta oltre 65.000 operatori umanitari di tutte le nazionalità e distribuiti in 80 Paesi. Sono tutti impegnati: chirurghi, anestesisti, infettivologi, infermieri, ostetrici, psicologi, ma anche logisti, ingegneri, esperti di acqua e igiene, amministrativi e tutto ciò che serve per garantire l’azione medica.
Nel 1999 Msf riceve il Premio Nobel per la Pace “in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico realizzato in vari continenti”. Il ringraziamento di James Orbinski presidente internazionale di Msf fu molto eloquente
“Non siamo sicuri che le parole possono salvare delle vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio uccide”
Ci sono volute vere e proprie battaglie legali e una capillare solidarietà di massa per riuscire ad avere l’accesso ai farmaci per guarire malattie come Hiv/Aids, epatite C, tubercolosi e se a questo aggiungi il Covid-19 puoi immaginare quanto è grande la sfida che si sta giocando.
Sarà che nel mio piccolo, essere al fianco di Msf mi ha fatto stare bene. Le foto, i reportage che mi arrivano parlano di momenti duri, ma anche di condivisione e speranza ed è per questo che non bisogna accontentarsi. Non voltarsi vuol dire essere con loro nella sfida ed è una sfida meravigliosa.