Ciao iCrewer! Anche oggi sono qui per continuare con la nostra rubrica Libri da… e conoscere insieme a te un nuovo Paese. Ti confesso che sono proprio contenta di poter indagare culture così diverse dalla mia; mi aiuta ad apprezzare tradizioni di altri popoli, a tenere la mente in movimento. E ora, prendiamo il nostro aereo speciale e voliamo direttamente in Etiopia!
Qualche nozione in più sull’Etiopia
L’Etiopia, o meglio, la Repubblica federale democratica dell’Etiopia, si trova in quella regione del continente denominata Corno d’Africa. Ha una storia antichissima, maestosa. Credo che sa le terra, il vento, la roccia potessero parlare, ci narrerebbero le nostre stesse origini o, quanto meno, quelle dei nostri antenati. E’ in territorio etiope che, infatti, sono stati ritrovati alcuni dei resti più antichi di Homo sapiens. Da quel momento in poi è come se fosse scattata una scintilla, si fosse creato un legame, e l’uomo non ha più lasciato questa terra rigogliosa.
Antichità, Medioevo, Età moderna, non c’è che da scegliere un periodo storico, e l’Etiopia sarà lì ad aspettarci, pronta a raccontarci le vicende di imperatori, principi, sultani e, anche, dittatori che hanno vissuto sui suoi altopiani, tra piogge frequenti e scroscianti.
Libri d’Etiopia
Per quanto riguarda la letteratura etiope, ho deciso di lasciar parlare due donne, la cui voce racchiude storie di peregrinazione, migrazione. Le loro sono vite germogliate in Etiopia, ma cresciute e fiorite in altri Stati del mondo.
Maaza Mengiste ha dovuto lasciare presto il suo Paese natio, a causa del Colpo di Stato attuato da Menghistu Hailè Mariàm nel 1974, durante il quale alcuni suoi parenti persero la vita. Da quel momento in poi il suo passaporto ha acquistato molti timbri: Laos, Nigeria, Kenya e infine Stati Uniti, dove vive tutt’ora. Il New York Magazine l’ha nominata New Literary Idol.
Nel suo romanzo d’esordio, Lo sguardo del leone (2010), sembra quasi ripercorre parte delle proprie vicende familiari. L’opera, che si è classificata seconda al Dayton Literary Peace Prize del 2011, è infatti ambientata negli anni della guerra civile, un tempo in cui nessun legame era abbastanza solido da essere infrangibile, nemmeno quelli di sangue.
Gabriella Ghermandi, invece, è nata ad Addis Abeba, la capitale, nel 1965, ma dal 1979 vive in Italia, a Bologna. E’ molto attiva in ambito culturale: è fondatrice della rivista El Ghibli, che si occupa di letteratura della diaspora, ed è stata direttrice artistica del festival Evocamondi, grazie al quale giungono a Bologna narrazione e musiche da tutto il mondo. Il teatro ha un ruolo molto importante nella vita di Gabriella Ghermandi: nei suoi pezzi parla di scrittura, di identità, della difficoltà di trovare, o ritrovare, il proprio centro; il tutto anche utilizzando la tradizionale arte etiope della metafora.
Il suo romanzo che ho deciso di presentarti s’intitola Regina di fiori e di perle (2007). E’ la storia di famiglia etiope, in un lasso di tempo che va dall’occupazione italiana dell’Etiopia, passando per la dittatura di Menghistu Hailè Mariàm, fino ad arrivare a noi.