La leggenda di Castel Marina è il secondo libro di una trilogia che Maria Cristina Pizzuto ha distinto in tre libretti singoli. Il primo anticipa il carattere misterioso dei contenuti di tutta la trilogia, infatti ha come titolo Il segreto di Castel Marina, mentre il terzo Il bacio del mare, fa pensare ad una soluzione romantica di tutto il mistero.
Sottolineo che non conosco gli altri due libri della trilogia, ho avuto modo di leggere soltanto il secondo, La leggenda di Castel Marina, appunto. E solo di questo posso parlarti oggi, con i limiti che può comportare la non conoscenza dell’intera trilogia.
La leggenda di Castel Marina, con sottotitolo I fiori di Elisabetta, di Maria Cristina Pizzuto, è un romanzo breve, solo 70 pagine, pubblicato il 4 Giugno 2020 dalle edizioni Pubme. La stessa autrice lo definisce horror ed in effetti ne presenta le caratteristiche in alcuni passaggi. Devo dire però che è un horror atipico e adesso, pian pianino, arrivo a spiegare il perché.
Al primo approccio con la lettura, fin dalle prime pagine cioè, il lettore si trova ad avere davanti una storia normale con personaggi normali e vicende normali. In tutta questa normalità che scorre liscia fino ad un certo punto, quasi improvvisamente si infila il paranormale o l’horror, come piace definirlo all’autrice.
Vero è che la protagonista di La leggenda di Castel Marina è una giornalista incaricata di scrivere un articolo su un ipotetico castello infestato da presenze misteriose, ma è altrettanto vero che da un romanzo definito horror, il lettore si aspetta di giungere al punto focale della vicenda passo dopo passo, in un crescendo che crea attesa e suspense.
La leggenda di Castel Marina, horror o…?
La normale prassi in un romanzo horror è in prima istanza la fascinazione: affascinare il lettore con la descrizione dettagliata dei luoghi, degli antefatti, dei personaggi, di tutto il macro-microcosmo che ruota intorno alla vicenda che si vuole porre sotto l’obiettivo. La seconda tappa presuppone l’arrivo della suspense e alla fine il vero e proprio attacco horror, nel quale il lettore, se l’autore è stato bravo, si trova oltre che ad essere totalmente coinvolto, a vivere quasi lo stesso terrore del protagonista.
Sinceramente non mi pare che La leggenda di Castel Marina di Maria Cristina Pizzuto segua l’iter normale(se di iter si può parlare) dell’horror: leggendo ho avuto l’impressione di un racconto abbozzato, poco sviluppato, con molte parti mancanti. Come se l’autrice nell’intento di voler essere sintetica, forse per non annoiare, non si accorge che priva il lettore delle necessarie spiegazioni, dei necessari passaggi di cui una qualsiasi storia raccontata (horror o altro) necessita.
Il risultato, secondo il mio parere, è una storia che appare monca. Peccato, aggiungo, perché Maria Cristina Pizzuto ha una scrittura corretta e fluida, in qualche passaggio anche piacevole e coinvolgente. Non so se ad un’autrice può far piacere un piccolo consiglio, in ogni caso mi sento di darlo, sfidando anche i possibili anatemi al mio indirizzo, se ci saranno: l’intera storia si potrebbe riscrivere, ampliandola e arricchendola di particolari. La base, l’invenzione del racconto è valida, perché non renderla più dettagliata e sostanziosa?
L’autrice Maria Cristina Pizzuto
Giovanissima, nata a Milano, residente in provincia di Bergamo, coltiva la passione per la scrittura dall’età di tredici anni. Ha esordito con un romanzo, Boccioli di rose, edizioni Pubme collana Policromia 2019, in cui affronta un argomento delicato e insidioso come l’anoressia che, purtroppo, l’ha vista protagonista.
Dalla malattia del cuore e del cervello, Maria Cristina Pizzuto, è uscita forte e consapevole tanto che, proprio con Boccioli di rose, ha voluto dare un messaggio di speranza a chi è nel vortice dell’anoressia e non riesce ad uscirne.
La trilogia di cui fa parte La leggenda di Castel Marina, secondo quanto l’autrice ha detto rilasciando un’intervista, ha come titolo La vendetta del Sig. Nirvak. Altre sue pubblicazioni, Le acque del sonno eterno e Una santa mancata, hanno come tutte il patrocinio delle edizioni Pubme.