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Oggi per il nostro consueto appuntamento per Spazio ai Classici, facciamo un salto nel 1500, con l’opera La Celestina, scritta da Fernando de Rojas.
Brevi nozioni sull’autore Fernando de Rojas
Fernando de Rojas (1465 – 1541) è stato uno scrittore, anche se d’identità incerta; spagnolo perché svolse la sua attività, a quanto pare, in Spagna. Da alcuni gli viene attribuita la paternità di uno dei capolavori della letteratura spagnola, La Celestina.
Cos’è La Celestina?
La Celestina è un’opera letteraria attribuita a Fernando de Rojas, pubblicata anonimamente, probabilmente nel 1499 in una prima forma e ampliata poi, attorno al 1502. Fa parte dei capolavori della letteratura spagnola.
La Celestina nasce prima come Comedia de Calisto y Melibea, un’opera suddivisa in sedici atti, che poi verrà nel tempo modificata dall’autore attraverso delle aggiunte, e portata a ventuno atti nel 1502, modificando poi il titolo in Tragicomedia de Calisto y Melibea. La prima traduzione fuori dalla Spagna di questa seconda edizione è quella italiana realizzata da Alfonso Ordóñez, stampata per la prima volta a Roma nel 1506. La prima volta che si è usato nel titolo, la parola Celestina, avviene in Italia, nella stampa di Venezia del 1519, ed è così che la tragicommedia diverrà famosa in futuro.
La Celestina, un libro, che è un mix fra romanzo e opera teatrale.
La Celestina di Fernando de Rojas, trama
L’opera (La Celestina) si presenta come una parodia dell’amor cortese: Calisto corteggia Melibea, fallendo, e poi dopo diversi eventi, i due si posseggono carnalmente. Il finale è triste: Calisto muore mentre scende le scale che l’hanno portato nel giardino della sua bella amata, mentre Melibea si suicida buttandosi dal balcone della sua residenza. Nella prima uscita dell’opera, la storia si incentrava sull’amore tra Calisto e Melibea ma dopo, nelle varie modifiche che sono state apportate, la storia metterà a fuoco la figura della Celestina, la vieja alcahueta (fattucchiera) della storia, colei che cerca di favorire l’amore tra Calisto e Melibea, ma soltanto per scopi personali (ricevendo in dono ori).
Per molto tempo, la critica si è rifiutata di definire l’opera come teatrale: verrà poi chiamata da Moratín come novela dramatica (“romanzo drammatico”) e da Aribau novela dialogada (“romanzo dialogato”). In realtà quest’opera ha un forte potenziale drammaturgico, che nella trascrizione da una versione all’altra però, si è perso molto: ciò che rimane è l’elemento magico, incentrato nella figura della Celestina.
Nell’opera La Celestina troviamo una stratificazione sociale dei personaggi e vari linguaggi in contrapposizione: quello elevato dei nobili in contrasto con gli argots urbanos (“parlate popolaresche”) tipiche dei servitori.