Nel suo libro, Un ponte di libri, Jella Lepman racconta la sua storia e la sua idea rivoluzionaria
Nel 1946, a Monaco, si tenne la prima Mostra Internazionale di Libri per Bambini, che fu anche prima esposizione tedesca dopo la fine della guerra. Negli stessi anni, sempre a Monaco, nasce una tra le più grandi biblioteche di libri per bambini. Nel 1952 inizia una grandissima opera di promozione della lettura per bambini e ragazzi che poi si concretizza nella IBBY, un’associazione che è ancora attiva in Germania e in altri paesi d’Europa.
In un periodo come quello del dopoguerra, in un paese come la Germania, devastata dalla dittatura nazista durata dal ’33 al ’45, in poco tempo la città di Monaco cominciò a cambiare completamente. Una nuova biblioteca, una mostra di libri, progetti e attività volte a promuovere la letteratura, soprattutto per bambini. Alla base di tutto questo ci stava una donna, Jella Lepman, che seguiva il sogno, o meglio l’idea incredibilmente rivoluzionaria, che la letteratura potesse cambiare, e anche migliorare, il mondo.
Ma chi era Jella Lepman?
Jella Lepman, di origine ebrea, nacque a Stoccarda nel 1891, dove rimase fino al 1936, quando fu costretta, insieme alla sua famiglia, a emigrare in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni naziste. A 45 anni cominciò a lavorare come giornalista sia per la BBC che per l’ABSIE, emittente americana in Europa, e si interessò anche ad aiutare donne e bambini tedeschi bisognosi di assistenza. L’incarico ufficiale le venne poi confermato dal governo statunitense. Proprio da questo momento si fa strada in lei la convinzione che i libri e l’amore per la letteratura potessero essere d’aiuto a famiglie e bambini e potessero contribuire a cambiare e creare una nuova generazione che fosse di nuovo libera di pensare e di esprimere opinioni. Gli uomini, le donne, i bambini e le bambine sarebbero riusciti ad abbattere le ultime resistenze, soprattutto di pensiero, e a creare una società libera da pregiudizi e da differenze culturali. Per far questo, era convinta che i bambini dovessero imparare non solo a scrivere e a leggere, ma che dovessero anche essere educati alla pace, alla solidarietà, alla fratellanza. E quale modo migliore che farlo attraverso una lingua universale, che potesse essere compresa da tutti e tutte? Era necessario “mettere in contatto i bambini della Germania con i libri per bambini provenienti da tutte le nazioni, in quanto i nostri bambini non hanno più nemmeno un libro, dopo che la letteratura per l’infanzia del periodo nazista è stata tolta dalla circolazione“. Inoltre, affermava: “I bambini non hanno nessuna responsabilità nella guerra ed è il motivo per cui questi libri per loro dovrebbero essere i primi messaggeri di pace“.
A maggior ragione in un periodo come questo, dove la pace, l’uguaglianza, sono messe a repentaglio da governi come quelli di Trump negli Stati Uniti, di Putin in Russia e da governi di destra in Europa, anche noi in Italia non siamo da meno, forse sarebbe necessario riscoprire libri come questi. Leggere, imparare e riflettere.