Si è tenuto il 10 dicembre un tè con Elisabetta Gnone, un incontro virtuale organizzato da Salani Editore con la scrittrice Elisabetta Gnone. All’incontro erano presenti circa trenta blogger, la scrittrice e Riccardo Barbagallo responsabile dell’ufficio stampa Salani.
Un tè con Elisabetta Gnone
Caro iCrewer sono molto contenta di poterti parlare di questo evento a cui io ho molto volentieri partecipato. Come ti ho appunto già anticipato l’incontro virtuale con la scrittrice Elisabetta Gnone si è svolto il 10 dicembre e precisamente all’ora del tè, con la presenza di Riccardo Barbagallo che ha tenuto le redini dell’incontro.
Devo dire che personalmente sono sempre stata una fan di Elisabetta Gnone, sin dai tempi di W.I.T.C.H di cui ti ho già parlato. Durante l’evento si è parlato di molte cose, sarà difficile riassumerle tutte, io ho preso tanti appunti… ma devo dire che il tema cardine è stato la nostra amatissima serie di Fairy Oak.
Allora, da dove posso iniziare…
Beh sicuramente dai complimenti!
Elisabetta Gnone non è solo una grande scrittrice, ma si è presentata a noi in maniera come dire… simpatica. Dietro di lei c’era uno stupendo camino acceso a trasmettere calore ed è riuscita fin da subito a farci sentire a nostro agio. L’incontro si è svolto con le presentazioni dei vari blogger presenti e le loro domande a cui la scrittrice ha risposto educatamente e permettendo così di far conoscere dei dettagli molto interessanti di Fairy Oak.
Non sono nemmeno mancati dei preziosi consigli per noi scrittori in erba e un messaggio importante, che mi sento di condividere e di cui ora ti vado a parlare.
Fairy Oak e la natura
Come ti dicevo durante questo incontro sono emerse moltissime questioni, ma quella che secondo me è la più importante o che comunque io mi sento di condividere maggiormente e che percepisco come anche mia è la questione inerente la natura. Una natura che come ci ha confessato la scrittrice è la musa ispiratrice della storia di Fairy Oak.
L’ispirazione della storia di Fairy Oak, nasce dal desiderio di raccontare la natura ai ragazzi.
La scrittrice era di ritorno da un viaggio in Normandia e sappiamo tutti quanto sia meravigliosa e unica la natura in Normandia. Ampi e differenti paesaggi, diversi contesti, i fiordi, il verde… immagino debba essere un luogo superbo.
Ebbene questa profonda impressione che la natura ha inciso nell’animo di Elisabetta Gnone ha fatto nascere la storia che tutti noi amiamo. Dalla natura la scrittrice ha preso anche l’ispirazione per i poteri delle due protagoniste di Fairy Oak: una sorella crea, l’altra distrugge, se sono in equilibrio tutto va bene, altrimenti è il caos.
La natura ha sempre fatto parte della vita di Elisabetta Gnone, la scrittrice ci ha raccontato che per buona parte della vita ha vissuto in campagna, tuttavia il mondo che ci circonda ha la capacità di stupirci e cambiare ogni volta che ci si ferma ad osservarlo. Nulla è mai uguale, basta vedere una gemma in primavera che diventerà un fiore che poi sarà un frutto: tutto sa stupire, se si ha gli occhi per guardare.
La natura di presenta anche nell’ultimo libro della serie di Fairy Oak, scritto quindicina anni dopo all’ultima pubblicazione e dal titolo La Storia Perduta.
Come puoi vedere anche tu in copertina appare questa codona, una stupefacente parte di un essere che per la sua unicità riesce sempre a stupire; si tratta della coda di una Balena, animale che ha un ruolo importante nella storia. Abbiamo chiesto a Elisabetta Gnone cosa rappresentasse questo animale e ancora una volta lei ci ha spiegato il suo voler far amare ai ragazzi la natura e raccontarla attraverso i loro occhi.
Una natura che a mio parere non poteva essere meglio rappresentata che da un animale così unico come le balene: grandi, imponenti e da un fascino che suscita il mistero che vive in loro.
La balena, in questa storia, è il simbolo dell’amore per la natura e anche dell’eterna attesa di qualcuno che deve arrivare, per spiegare meglio il significato della presenza della balena Elisabetta Gnone cita un libro in cui vive sempre questa sensazione di attesa Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
Credo che questa citazione caschi proprio a pennello, Il deserto dei Tartari è un romanzo unico nel suo genere, ambientato in un paese immaginario ha come protagonista Giovanni Drogo che viene mandato a sovraintendere la Fortezza Bastiani.
La Fortezza è circondata da una pianura deserta chiamata appunto deserto dei Tartari. Drogo vorrebbe andare via da questa fortezza, ma gli viene consigliato di restarvi per quattro mesi. Durante questo periodo subisce il fascino degli immensi spazi deserti che si aprono davanti alla fortezza. La Fortezza Bastiani ha una sorta di potere che induce sui soldati, un’infatuazione che impedisce loro di lasciarla. Anche loro vivono nell’attesa: vedere apparire all’orizzonte il nemico diventare eroi e dare così un senso alla loro permanenza in quella struttura dimenticata da tutti.
Un senso di attesa, quindi è quanto appare anche nella storia di Elisabetta Gnone e un messaggio di amore per la natura che oggi come oggi è di fondamentale importanza.
Questo discorso ci porta anche a introdurre uno dei consigli che Elisabetta Gnone dona a coloro che si accingono a voler scrivere dei romanzi per ragazzi: trovare un messaggio da lasciare alle nuove generazioni. Sicuramente avere qualcosa da dire, da lasciare o da difendere è molto importante per chi si avvicina al mondo della scrittura per ragazzi.
Lei ha scelto l’amore per la natura o forse è stata la natura stessa a sceglierla come sua messaggera.