Cold Blood: A sangue freddo, scritto da Marcella Calascibetta e pubblicato da Elison Publishing è un romanzo che spazia tra più generi (thriller, horror, mistery, dark romance…) ed è difficile da racchiudere in una sola categoria.
La scrittura di Marcella Calascibetta è davvero coinvolgente. La lettura scorre con gusto man mano che la storia si dipana riga dopo riga e quella sensazione di incertezza, turbamento, empatia, timore, curiosità per quello che capita a Evan, la protagonista, cresce man mano, si fa sempre più forte e tiene il lettore incollato alla pagina.
Ma… c’è purtroppo un però. Ho trovato la trama poco consistente, debole. E me ne dispiace molto, perché lo stile di Marcella Calascibetta è davvero trascinante, ma questo altalenarsi di buchi di sceneggiatura non mi ha permesso di godere appieno del libro, come invece avrei voluto. È un po’ come quando da bimbi si scopre che i regali di Natale non te li porta Babbo Natale, perché non esiste. Toglie un po’ quella magia e, in questo caso, toglie quell’atmosfera di suspense mista a verosimiglianza che permette al lettore la piena immersione nel romanzo.
La storia di Evan inizia con quel tanto di mistero che ti porta a volerne sapere di più ma poi, dall’incontro con il misterioso Jonah, tutto precipita in un vortice di accadimenti un po’ troppo veloci per essere verosimili. Inoltre, a spiegare i fatti appare quello che nella tragedia antica veniva definito il Deus ex machina ma che in un thriller lascia il lettore (o almeno ha lasciato me) con un senso di insoddisfazione.
Perché un conto è costruire la vicenda e il mistero che le si cela dietro in modo che quando viene svelato, anche improvvisamente e senza che ce lo si aspetti, il lettore sia comunque in grado di ricostruire a posteriori i vari passaggi che l’autore aveva seminato come la traccia di pane di Pollicino. Altra cosa è che d’improvviso la situazione venga risolta da un determinato fatto, così out of the blue, senza quella possibilità di dire «ah lo avevo intuito» oppure «ah avrei dovuto capirlo da …»
Lascia un po’ delusi e forse la mia delusione è ancor maggiore perché Cold Blood: A sangue freddo è scritto davvero in modo trainante, con una notevole proprietà di linguaggio da parte di Marcella Calascibetta.
Se non ho capito male – e il condizionale è d’obbligo perché sono riuscita a trovare davvero pochissime informazioni sull’autrice, talmente poche da non poterne scriverne una biografia – Cold Blood: A sangue freddo è il primo libro di Marcella Calascibetta e quindi ci sta che ci siano spazi di miglioramento. Da questo punto di vista, spero che queste mie osservazioni possano essere di sprone all’autrice perché vorrei leggere ancora qualcos’altro di suo.
Cold Blood: A sangue freddo: la trama
Tutto sembra ordinario nella ridente cittadina statunitense di Aben Road. Le persone sono cordiali, la birra viene offerta anche agli sconosciuti, e il sole e l’afa disturbano e caratterizzano le giornate della provincia. Di certo, la sua peculiarità è che, alle vicende del centinaio di personaggi che popolano le case e le strade ad ogni ora del giorno e della notte, si alterna la quiete delle anime del cimitero, che conta duecento tombe. Sicuramente, in un luogo in cui i morti sono più dei vivi, devono esserci non pochi misteri.
Si trova a doverli fronteggiare Evan Manson, una ragazza scappata di casa a sedici anni, dalla vita difficile e dai trascorsi burrascosi, che ha un’abitudine insolita: la mattina, prima di andare a lavoro in un bar del centro, si reca alla stazione ferroviaria e osserva i passanti, in cerca di qualcosa (o qualcuno) che le sconvolga l’esistenza. Ebbene, una mattina di luglio tutto ciò accade.
Si imbatte in un uomo da poco trasferitosi dal Maine , di nome Jonah, misterioso e dal passato oscuro, che la risucchierà in un vortice di antichi conflitti e inconfessabili segreti, che coinvolgeranno , chi più, chi meno, parte degli abitanti di Aben Road.