Caro iCrewer oggi torniamo insieme nel 1969, un anno molto interessante ricco di spunti culturali che si basano sulla musica, sul cinema e ovviamente anche sui libri. Ma anche un anno di pieno fermento, dove sulla scia della controrivoluzione del 1968, si sono gettate le basi per quei valori di rivalsa che hanno dato dignità all’esistenza umana.
E dunque manifestazioni pacifiste, cortei contro il razzismo, festival contro l’omofobia e sopratutto una gran voglia d’amore, di libertà e di fratellanza: sono gli anni del movimento hippie e dei cosiddetti figli dei fiori.
Nati e riuniti principalmente per contestare la Guerra del Vietnam, in pieno svolgimento nel 1969, una guerra durata circa vent’anni in cui gli Stati Uniti hanno registrato più perdite, anche in termini di soldati, che vittorie. Un conflitto che ha sempre fatto discutere e che, di conseguenza, come già detto, ha involontariamente dato il via a un numero altissimo di movimenti culturali nati in opposizione alla politica: canzoni, film e veri e propri festival.
1969: LA MUSICA
Uno di questi, il più importante della storia, è stato senza ombra di dubbio il Festival di Woodstock, considerato ancora oggi il più grande raduno hippie della storia. Tre giorni di pace e musica rock in quel di Bethel, una piccola cittadina nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969.
Oltre 400.000 persone riunite davanti al palco dove trentadue artisti si sono avvicendati senza mai smettere di proporre musica per tre lunghissimi giorni. Alcuni nomi? Joan Baez, i meravigliosi Creedence Clearwater Revival, The Who, Santana, Jefferson Airplane, Janis Joplin, Joe Cocker e Jimi Hendrix, solo per citarne alcuni che sicuramente evocano emozioni anche solo leggendone il nome.
Sono tantissimi i libri che negli anni si sono scritti su questo evento indimenticabile e a mio avviso irripetibile, uno degli ultimi, uscito nel 2019 per celebrare l’anniversario dei cinquanta anni, è Woodstock. Tre giorni di pace e musica , scritto da Michael Lang, uno degli ideatori e promotori del Festival. E se non sa raccontarlo lui…
Un libro illustrato per celebrare i 50 anni del festival di Woodstock insieme al suo ideatore e organizzatore, Michael Lang. Centinaia di fotografie e documenti inediti, il tutto corredato dai suoi appassionanti ricordi e dalle sue riflessioni sul più grande evento rock di tutti i tempi.
Le mitiche immagini di Jimi Hendrix, degli Who, di Crosby, Stills, Nash & Young, di Santana, Janis Joplin, Joan Baez, dei Greateful Dead e molti altri vengono direttamente dall’archivio esclusivo di Lang, così come le scalette originali, le piante della location, il tariffario degli artisti e mille altre curiosità. Il tutto è accompagnato dalle fotografie più belle del concerto, nelle quali si immortala non solo il palco, ma anche il pubblico, vero protagonista di questa festa di pace, amore e musica.
Immagini scattate da fotografi sconosciuti o da nomi prestigiosi come Ralph Ackerman, John Dominis, Bill Eppridge, Dan Garson, Barry Z. Levine, Ken Regan, Lee Marshall e Baron Wolman. In questa incredibile selezione, spiccano le foto dell’archivio di Henry Diltz, fotografo ufficiale di Woodstock, che ha documentato il festival in ogni suo angolo: dai preparativi alle prime difficoltà con la gente del posto, dalla vita di comunità dei figli dei fiori ai dietro le quinte con gli artisti più importanti. Woodstock è un volume ricco, che trasmette la visione, il duro lavoro e l’inafferrabile magia che ha dato vita a “tre giorni di pace e musica.”
I BEATLES E I ROLLING STONES
Ma il 1969 è anche l’anno in cui i Beatles eseguono il famosissimo concerto sul tetto, il 30 gennaio, e l’anno in cui escono, a settembre, con Abbey Road, l’ultimo loro album inciso in studio. Un disco pazzesco con tracce del calibro di Come together, Here comes the sun e Something.
Ma è anche l’anno di Give Peace a Chance, la canzone scritta da John Lennon, dopo lo scioglimento dei Beatles, che è diventata un vero e proprio inno di tutti i movimenti pacifisti mondiali. Credimi, caro iCrewer, solitamente quando scrivo gli articoli di questa rubrica mi emoziono tantissimo, per via di tutto quello che ci può regalare il passato a livello di arte e cultura, ma scrivere e cercare di trasmettere il mio entusiasmo, in riferimento a John Lennon è veramente una cosa troppo più grande di me. Per me Lennon è una religione.
Il 1969 dei Rolling Stones, la storica band che solitamente si mette in contrasto e in rivalità con gli scarafaggi di Liverpool, vede invece la tragica morte di uno dei membri: Brian Jones, il 3 luglio, a soli ventisette anni. Morte che lo ha di diritto catapultato nel club del ventisette, di cui già ho accennato recentemente nelle segnalazioni di due libri appena usciti inerenti a questo mondo.
Due giorni dopo, gli Stones, tennero ad Hyde Park un concerto gratuito in memoria del loro compianto fondatore.
E in Italia? Cosa ascoltavamo nel 1969 nel nostro paese?
“Prendi questa manooooo zingaraaaa”
Proprio così, nel 1969, vinse il Festival di Sanremo Iva Zanicchi con la famosissima Zingara, presentata all’Ariston in coppia con Bobby Solo. Un brano che, scopro solo ora grazie alle mie ricerche utili per scrivere questo articolo, sembra essere stato ispirato dalla lettura, da parte dell’autore Luigi Arbertelli, del romanzo La vergine e lo zingaro di uno dei più grandi innovatori della scrittura anglosassone David Herbert Lawrence.
In quel Sanremo, e poi concludo questa ampia, ma doverosa parentesi musicale, c’era anche Lucio Battisti con la canzone Un’avventura, la sua prima e unica partecipazione al Festival. E io scommetto caro lettore, che nella tua testa, leggendo, hai iniziato a canticchiarla.
1969: IL PADRINO
Tra i libri usciti nel 1969, senza ombra di dubbio merita una citazione il romanzo Il Padrino di Mario Puzo, autore statunitense che con questo libro ha acceso la scintilla per l’incredibile trilogia cinematografica diretta da Francis Ford Coppola. Un romanzo che ebbe uno straordinario successo letterario anche in Europa, e che ti segnalo, fedelissimo iCrewer, in una edizione del 2012 uscita per Corbaccio.
Protagonista del “Padrino” è Don Vito Corleone, capo delle cinque famiglie che esercitano il loro potere nel mondo della mafia newyorchese. Il Padrino è uomo d’onore con un preciso codice morale, generoso con gli amici quanto implacabile con i nemici.
Dalla casa di Long Island, circondato da una famiglia patriarcale, comanda il vasto impero sotterraneo della malavita americana: gioco, corse di cavalli, prostituzione, neppure il mondo di Hollywood sfugge alla sua influenza. Don Vito è un uomo ragionevole, ma per chi rifiuta di ragionare a modo suo, la punizione è rapida e crudele, di una crudeltà raffinata che se non toglie all’avversario la vita lo priva della volontà di reagire.
Il Padrino è un romanzo ricco di tensione e di colpi di scena, ma anche un documento, tuttora incredibilmente autentico, di una società violenta che non esita di fronte al ricatto, all’omicidio e alla tortura per imporre le proprie leggi.
I legami della “famiglia”, i rituali del “rispetto”, gli intrecci tra potere politico e malavita, gli spietati regolamenti di conti, la vita quotidiana dei boss e dei loro sicari, il ruolo dei consigliori, la capillare organizzazione degli affari illeciti, gli amori, i matrimoni, i funerali, i tradimenti e le vendette: Mario Puzo ha messo vita e verità in ogni più piccolo particolare realizzando un affresco narrativo di grande impatto, un romanzo che è da tempo divenuto un classico.
CONCLUSIONI
Finisce sempre che addentrandomi nei meandri delle note e del pentagramma del mondo musicale, esondo con le parole e costruisco un articolo lunghissimo, ma non si può parlare del 1969, senza volare con la memoria alle 20:17 del 20 luglio, momento in cui Neil Armstrong diventò il primo uomo a mettere il piede sulla luna.
La conquista della luna, avvenuta grazie alla missione Apollo 11, che ha caratterizzato quegli anni e che proprio nel 1969 ha raggiunto il suo vertice più alto, ponendo gli Stati Uniti in una posizione di vantaggio rispetto alla Unione Sovietica, nella loro proverbiale guerra fredda che durava da più di un decennio.
Così come non si può tralasciare, se si vuole raccontare per bene quell’anno, la Strage di Piazza Fontana a Milano, il più grande attentato terroristico del dopoguerra, in pieni anni di piombo, avvenuto alla Banca Nazionale dell’Agricoltura il 12 dicembre.
Ma è ancora con la cultura, con il riferimento alla libertà e al movimento hippie che voglio congedarmi da questo viaggio nel 1969, proponendoti la visione di un estratto dal film Easy Rider – Libertà e paura, uscito quell’anno e diretto da Dennis Hopper. Regista e anche attore della pellicola insieme a uno straordinario Peter Fonda e un giovane Jack Nicholson.
Un film che riprende tutti i principi della beat generation: i principi del viaggio, della libertà e dell’essere sulla strada, idee e concetti letti e riletti nei testi di Jack Kerouac. Film diventato famoso anche per la straordinaria colonna sonora in cui brilla la sempreverde Born to be wild degli Steppenwolf.
E allora buona visione e buone letture.