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Lettura: Sogni di carta: intervista a Rebecca Quasi
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Sogni di carta: intervista a Rebecca Quasi

Anna Francesca Perrone 6 anni fa Commenta! 4
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Caro iCrewer, oggi nella rubrica “Sogni di carta” ospitiamo Rebecca Quasi.

Autrice molto apprezzata dei romanzi regency Dita come farfalle e dello spin-off di quest’ultimo, pubblicato in questi giorni, Scacco matto, Vostra Grazia, dei romanzi storici Cambia il vento e La governante e il romance contemporaneo Le Ali, tutti editi Dri Editore.

Benvenuta Rebecca e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande.

Com’è nata la tua passione per i romanzi storici?

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Leggendoli. Ho cominciato con gli scrittori inglesi che scrissero e vissero nell’800, in particolare Jane Austen, George Eliot e Anthony Trollope e poi sono passata ai contemporanei che ricostruiscono oggi le atmosfere del passato: Lisa Klaypas, Mary Balogh, Sherry Thomas, Lorraine Heath. L’elenco si allunga ogni giorno.

Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Difficile dirlo. Scrivo nei ritagli di tempo, quando accompagno le mie figlie alle attività sportive, quando ho una torta nel forno o mentre faccio colazione al bar.

Sapevi già che “Dita come farfalle” avrebbe avuto un seguito?

Quando ho pensato la storia la prima volta non l’ho immaginata con un seguito, poi scrivendo di Percy ed Emma mi è venuta voglia di raccontare la loro storia.

Hai scritto anche romanzi di genere contemporaneo, cosa preferisci scrivere?

Scrivere un contemporaneo è più facile, perché è come “giocare in casa”. Non ambiento mai i miei romance contemporanei in luoghi che non conosco e, anche se non scrivo il nome della città in cui si svolgono i fatti, immagino sempre città di provincia molto simili a quelle in cui vivo. Questo favorisce, a mio parere, un’interazione più realistica dei personaggi e uno sfondo più armonioso. L’atmosfera che aleggia intorno ad una storia credo che contribuisca molto a rendere avvincente la storia, per questo immagino sempre luoghi che evochino in me un’atmosfera molto nota.

Degli storici mi ammalia l’atmosfera che, come lettrice, ho assorbito leggendo quegli autori citati in precedenza. Provare a ricreare quel mondo è un esercizio accademico il cui esito non darà mai frutto di un test clinico; si prova a imbottigliare uno spazio-tempo che non esiste più e si cerca di dare al lettore un’atmosfera ricostruita il meglio possibile.

C’è un personaggio nei tuoi ultimi romanzi che ami particolarmente o con il quale ti identifichi?

Non mi sono mai identificata con nessuno. I miei personaggi, maschili e femminili, sono molto diversi da me. Il personaggio che amo di più è Manrico, il protagonista di “Didattica del sesso per gufi e zanzare”.

 

Molto bello il filo conduttore di questo tuo romanzo: il gioco degli scacchi, cosa ti ha ispirato?

In realtà è avvenuto per caso. Gli scacchi sono un gioco che mi affascina, perché la fortuna lì c’entra pochissimo, e mi piaceva l’idea che i due protagonisti si misurassero su un terreno che li ponesse alla pari.

Prima di lasciarti ti chiedo qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri. 

Sto concludendo due contemporanei, “Notte numero zero”, che uscirà con Dri Editore, e un altro – titolo provvisorio “Mercoledì” – di cui non ho ancora deciso il destino.

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