28 Agosto: se caso mai, per distrazione o perchè preso da altri pensieri, non te ne fossi reso conto è la data di oggi. Ed è venerdì. E il venerdì è sì, il penultimo giorno della settimana, anticipo del week end ma è anche il giorno in cui, ormai da quasi due anni, alle ore 16 in punto è fisso l’appuntamento con Poesia e vita, vita è poesia, la rubrica di iCrewplay con il titolo che è un gioco di parole e che tratta di poesia. E caso vuole, se il caso esiste davvero che oggi si ricordi uno dei santi più affascinanti che il calendario celebri: Sant’Agostino d’Ippona.
Poteva passarmi inosservato? No, è ovvio. E non certo perchè Sant’Agostino è un santo con tutte le lettere maiuscole: filosofo, vescovo, teologo, dottore della chiesa e della patristica cristiana, nominato, venerato e citato in tutti i corsi di filosofia, di teologia e di catechesi; menzionato nelle omelie e ovunque si parli di fede e affini,
Non devo certo spiegarti chi è Sant’Agostino, la sua storia di fede e la sua storia personale sono notissime da secoli, fra l’altro ampiamente documentate da quello splendido capolavoro di fede, filosofia e teologia che è le Confessioni: da ateo a cristiano, vescovo e padre della chiesa non è stato un attimo, come comunemente e scherzosamente si dice. Fra questi estremi corre in mezzo una vita di ricerca, di domande, di dubbi, di ripensamenti che sono comuni a chi tenta di sondare il mistero più misterioso di tutti: Dio.
28 Agosto muore Agostino d’Ippona…
… O forse sarebbe meglio dire ritorna alla casa del Padre e raggiunge quella Bellezza antica e sempre nuova che Agostino cercò per gran parte della sua vita terrena. Probabilmente in quel 28 Agosto del 430, la sua ricerca si concretizzò e quei versi fissati per sempre nelle Confessioni e lasciati in eredità a tutti coloro che cercano, Ci hai creati per te, Signore, e inquieto è il nostro cuore fintantochè non riposa in Te, trovarono il loro fine ultimo e la loro realizzazione.
Che dirti caro lettore, mi sento quasi blasfema a parlarti così di un grande santo quale è Agostino, fra l’altro figlio di un’altra grande santa, Monica, che pregò e pianse una vita intera per la conversione del figlio. Non voglio però appesantire il mio articolo di oggi con dissertazioni filosofiche o teologiche sul pensiero di Sant’Agostino: non è questo il posto adatto. Qui ti parlo di poesia e pure con scarse cognizioni di causa, consentimi quindi (ma forse dovrei dirlo a Sant’Agostino) di mostrarti il lato poetico del Santo di Ippona.
Non meravigliarti. Forse non hai mai pensato alle Confessioni come un’opera di poesia. Io stessa, se penso a come potrebbe reagire un filosofo o un teologo a questa mia affermazione, quasi mi vergogno… Però resto ferma nella mia idea: le Confessioni di Sant’Agostino, oltre che un vero capolavoro ed un lungo, ininterrotto dialogo con Dio, sono anche un’opera di poesia in certi passaggi. E se hai letto il libro ne converrai.
Tardi t’amai,
bellezza così antica,
così nuova,
tardi t’amai!
Ed ecco,
tu eri dentro di me
ed io fuori di me
ti cercavo
e mi gettavo
deforme
sulle belle forme
della tua creazione…
Tu hai chiamato
e gridato,
hai spezzato la mia sordità,
hai brillato
e balenato,
hai dissipato la mia cecità,
hai sparso la tua fragranza
ed io respirai,
ed ora anelo verso di te;
ti ho gustata
ed ora
ho fame e sete,
mi hai toccato,
ed io arsi
nel desiderio
della tua pace. (Sant’Agostino, Le Confessioni, X, 27)
Non occorre che io commenti, questa è preghiera ma è anche poesia pura. Di quella che sgorga dal cuore e arriva direttamente lì, dove il Santo spera e vuole che arrivi. Preghiera e poesia che scaturiscono dalla consapevolezza di una vita sprecata nell’inseguimento di un mondo deforme sulle belle forme della Tua creazione; poesia che nasce dal rammarico di un amore sbocciato tardi, un amore a lungo lasciato inascoltato mentre Tu eri dentro di me ed io fuori di me ti cercavo, ma che alla fine approda in un anelito e in un desiderio di pace che risiede solo in Dio.
Sant’Agostino, santità e poesia
La santità di Agostino si palesa non solo dopo la morte ma anche durante la sua “seconda vita”. Dopo la conversione si apre un altro capitolo della sua esistenza che lo porterà ad essere ordinato sacerdote prima, e vescovo in seguito. E questa è storia che chiunque conosce, così come famosi sono gli scritti che ci ha lasciato: preghiere, raccomandazioni, esortazioni in forma poetica, letti conosciuti ed apprezzati da tempo immemore.
La sua poetica è semplice, diretta, riconoscibile: ha il linguaggio accessibile dell’amore universale. Quell’amore che dovrebbe (il condizionale ci sta tutto) unire l’umanità intera e farla riconoscere in quel sentimento d’amore e fratellanza che è stato pensato fin dall’inizio da Colui che l’ha voluta e creata. Perchè Dio è semplicità e Agostino, dopo aver meditato e sofferto a lungo, lo ha compreso e lo trasmette nei suoi versi.
Se tacete, tacete per amore. Se parlate, parlate per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell’amore,
perché solo da questa radice può scaturire l’amore.
Amate, e fate ciò che volete.
L’amore nelle avversità sopporta,
nelle prosperità si modera,
nelle sofferenze è forte,
nelle opere buone è ilare,
nelle tentazioni è sicuro,
nell’ospitalità generoso,
tra i veri fratelli lieto,
tra i falsi paziente.
E’ l’anima dei libri sacri,
è virtù della profezia,
è salvezza dei misteri,
è forza della scienza,
è frutto della fede,
è ricchezza dei poveri,
è vita di chi muore.L’amore è tutto. (L’amore è tutto, Sant’Agostino)
Oggi, 28 Agosto…
Ho voluto ricordare uno dei Santi che nella mia ricerca personale di quell’assoluto fine ultimo di tutte le cose, nadir e zenit, principio e fine, inizio e compimento di “ogni cosa che c’è”, occupa un posto d’onore. So di avere solo sfiorato il suo pensiero e la sua opera. Questo vuole essere solo un piccolo, piccolissimo omaggio (ci sarebbe da scrivere a lungo) ad un Santo vicino a quell’umanità che si interroga, ma rimane carica di dubbi e domande senza risposte.
Se è vero, come affermava Sant’Agostino che non c’è fede senza dubbi, anzi il dubbio è proprio un passaggio obbligato per raggiungere la verità, dal posto dove ora si trova, in cui non esistono più dubbi nè domande ma solo certezze assolute, può volgere uno sguardo verso noi, piccola e incerta umanità, in balia di immensi quesiti antichi quanto il mondo stesso.