Władysław Reymont è stato uno scrittore polacco nato nel 1867 a Kobiele Wielkie, in una numerosa famiglia di modeste condizioni economiche. Da giovane la sua vita fu molto avventurosa. Di spirito inquieto, intraprese diverse strade – per necessità – senza però mai abbandonare l’impeto della scrittura. Attore girovago – ma non di talento –, impiegato nelle ferrovie come casellante, sarto di formazione – voluta dal padre –, quasi monaco per disperazione, inizia la sua carriera letteraria nel 1895, scrivendo brevi racconti.
Sin da subito le sue opere si caratterizzano per ricorrenti elementi autobiografici, per essere legate alla realtà della Polonia in cui viveva e vicini ai movimenti del naturalismo e del realismo. Autodidatta, Władysław Reymont capisce presto che la potenza della sua scrittura risiede nella conoscenza della realtà e nella sua capacità di descriverla.
Di salute cagionevole nell’ultimo periodo della vita, muore a Varsavia il 5 dicembre del 1925. Seppellito nel grande e storico cimitero di Powązki, il suo cuore viene custodito in un’urna nella chiesa di Santa Croce, a Varsavia.
L’opera più famosa di Władysław Reymont
La sua opera più importante è Chłopi (in italiano, I contadini), un’epopea in quattro libri scritta tra il 1904 e il 1909. Come si può immaginare dal titolo, protagonista è una comunità rurale del diciannovesimo secolo che vive nel villaggio di Lipce. Quello che rende I contadini un’opera unica è soprattutto lo stile usato da Władysław Reymont. L’autore, infatti, riesce a creare un linguaggio universale polacco usando il dialetto locale non solo per le conversazioni tra i personaggi ma anche all’interno della narrazione stessa. Ne deriva una descrizione suggestiva, precisa e completa della vita di questa comunità lungo dieci mesi (questo è il lasso temporale del racconto).
Władysław Reymont vince il Premio Nobel
Nel 1924, Władysław Reymont sbaraglia avversari come Thomas Mann e Thomas Hardy, e vince il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione «per il suo grande romanzo epico, I contadini».
La Rivolta, l’ultima opera di Władysław Reymont
Nel 1922 pubblica sulla rivista Tygodnik Ilustrowany quella che poi sarà la sua ultima opera. Si intitola Bunt, in italiano La rivolta. Leggendo la trama, noterai una similitudine importante con La fattoria degli animali di George Orwell. Reymont, infatti, anticipa in qualche modo Orwell, scrivendo questa riflessione, dura e spietata, sul tema della rivoluzione, influenzato anche dagli esiti delle due rivoluzioni del 1905 e del 1917. Quest’opera venne messa sotto censura e bandita dalla Polonia dal 1945 fino al 1989, quando cadde il muro di Berlino.
In Italia La rivolta esce in prima edizione nel 2018, tradotta e curata da Laura Pillon, e pubblicata nella collana I grandi inediti da Edizioni della Sera.
“La rivolta” è l’ultima opera uscita dalla penna di W. S. Reymont. Pubblicata nel 1922 anticipa di ben vent’anni “Animal Farm” (“La fattoria degli animali”) di George Orwell. Si tratta di una fiaba (baśń) che parla di un moto di rivolta (bunt), ma a tinte fosche e ferine. Il protagonista è il cane Rex che, da ubbidiente e adorato braccio destro del padrone, si ribella, riuscendo a convincere, dopo sanguinolente vicissitudini, anche gli altri animali della fattoria ad abbandonare gli umani e a mettersi in marcia verso nuove terre, regno di libertà.
Il viaggio, segnato da raccapriccianti episodi di violenza e sofferenze, si concluderà con un paradossale colpo di scena.