Villa Triste: quanti di noi sanno a cosa si riferiscono queste parole? Forse i nostri avi o i nostri nonni, che hanno vissuto l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, ne conoscono perfettamente il significato. La guerra, lo sappiamo bene, lascia strascichi e cicatrici difficili da rimarginare, dà vita a scenari inimmaginabili che non è possibile dimenticare, cela vicende che non sempre tutti conoscono come, ad esempio, la storia dei figli della guerra o appunto quella della Villa Triste.
Villa Triste: quando le atrocità della Guerra diventano inenarrabili
Quella della Villa Triste è, probabilmente, une delle pagine della Seconda Guerra Mondiale più atroci che siano state scritte: fatti che forse oggi sono caduti nel dimenticatoio, ma che, in realtà, dovremmo sempre ricordare perché è bene conoscere cosa è davvero accaduto durante la Grande Guerra.
Se andiamo ad analizzare le due parole, Villa Triste, ciò che ci viene in mente, a primo impatto, non è certo un luogo ameno, felice o gioioso, anzi tutto il contrario, ed in realtà, così è.
Cosa accadeva di così disumano, di così terribile in quel luogo?
In quella Villa, gestita dai nazifascisti – per gentile concessione dei tedeschi – venivano condotti coloro che appartenevano alla Resistenza, coloro che venivano ritenuti sovversivi, coloro che, insomma, si opponevano al vigente regime. I nazifascisti aveva ottenuto il permesso di sistemarsi ai piani inferiori e negli scantinati della Villa: coloro che venivano condotti in quelle stanze subivano ogni tipo di tortura al limite della disumanità e crudeltà, sevizie impensabili, insopportabili, e difatti raramente i malcapitati riuscivano ad uscire vivi da lì.
Le urla disumane di quella povera gente venivano udite sin da fuori e per coprire quelle grida straziate dal dolore venivano strimpellate delle canzonette ad un pianoforte da un monaco – complice e concusso che partecipò persino agli interrogatori – noto con lo pseudonimo di padre Ildefonso, ma il suo nome era Alfredo Epaminonda Troya.
La Villa Triste peggiore e tristemente nota fu quella di Firenze, ma non fu la sola: ve ne furono altre sparse per l’Italia.
Benché spesso si tenda a rimuovere le barbarie della Guerra, è invece giusto conoscere, è giusto tramandare le conoscenze ai posteri non solo perché ne abbiano contezza, ma soprattutto perché certi funesti avvenimenti non accadano mai più. Perché quell’orrore non venga reiterato mai più.
Villa Triste: La casa del male di Annalisa Strada e Gianluigi Spini
Ed è proprio perché è giusto sapere ciò che ha fatto parte del nostro passato – sia che si tratti di avvenimenti piacevoli, o che siano, al contrario, eventi tragici e che mai vorremmo sentire – che arriva, in uscita il 12 gennaio 2021, un romanzo per i ragazzi: La casa del male, edito De Agostini, di Annalisa Strada e Gianluigi Spini.
«Arturo ha quindici anni e un pensiero fisso in testa: dichiararsi a Liliana, la ragazza della porta accanto. Col pensiero di Liliana, Arturo non fa quasi più caso all’atmosfera cupa che si respira nelle vie di Milano. Del resto, è abituato alla guerra, agli aerei che sganciano i loro carichi mortali, alle cattive notizie dal fronte e alle estenuanti file per un tozzo di pane da dividere con la mamma e la sorella.
Per Arturo questa è la normalità, e tenere un basso profilo è l’unico modo che ha per sopravvivere, a dispetto di quel che pensano i suoi amici: il ribelle Luciano, invischiato in ambienti antifascisti, e lo sprezzante Vittorio, camerata convinto. Arturo guarda Liliana e non vede nient’altro. Non vede la morte, non vede le torture, non vede la Villa Triste di via Paolo Uccello. Una casa in cui coloro che entrano difficilmente possono raccontarlo.
Nella Milano di Arturo e Liliana, a volte, basta una parola, o un pensiero pronunciato ad alta voce per finire inghiottiti dalla casa, e lì, nemmeno tutto il coraggio del mondo può salvarti. Ma a quindici anni non ci si arrende, si è pronti a giocare la partita, anche se in palio c’è una vita. Con questo romanzo, Annalisa Strada e Gianluigi Spini portano alla luce uno degli episodi più crudi e terribili della Seconda guerra mondiale.
Arturo e Liliana non sono realmente esistiti, ma i loro nomi racchiudono la storia di migliaia di giovani che, come loro, hanno vissuto l’orrore delle Ville Tristi sorte sul territorio italiano durante il conflitto.»
Villa Triste era una canzone d’amore un po’ strappalacrime che ebbe un grande successo all’inizio degli anni ’40. Poi arrivarono i mesi drammatici dell’occupazione nazista e quel nome – certe volte le parole seguono percorsi inaspettati – passò a indicare quei centri di tortura gestiti dai fascisti dove, per far confessare i partigiani arrestati, si consumarono con ferocia atrocità e torture di ogni genere.
«Una pagina poco nota e quasi dimenticata della nostra storia recente. La casa del male è un romanzo limpido e intenso che si legge con emozione crescente.» (Walter Fochesato, Andersen)
Perché è bene conoscere, perché è bene non dimenticare, perché è bene che le crudeltà che hanno caratterizzato e che sono state perpetrate nel corso della nostra storia non si ripetano. Mai più.