Perchè la cultura rende liberi…
Mi ha colpita e mi ha reso felice la notizia che parla di Fabio, il più giovane detenuto rinchiuso nel carcere di Gela, balzato alle cronache per aver vinto, con il suo libro, Il Premio Letterario Carlo Castelli dedicato alle carceri italiane e organizzato dall’Associazione San Vincenzo De Paoli, con il Patrocinio del Ministero della Giustizia del Senato e della Camera dei Deputati. A dispetto della mentalità che guarda la detenzione come la fine della vita morale e civile, Fabio, nella sua personale disperazione, è stato capace con la sua testimonianza di dare speranza a tutti coloro che, come lui, la speranza l’hanno perduta. Qualsiasi segno di umanità, nato da dolore e sopraffazione è, a mio avviso, degno del nostro rispetto.
La storia di Fabio è una storia triste, fatta di dolore ma soprattutto di degrado, luogo dove è facile diventare preda dei più forti pronti a irretire, senza ritegno, giovanissimi non ancora in grado di discernere il bene dal male.
E’ giovanissimo Fabio quando all’interno della sua famiglia viene considerato la pecora nera; si ribella a tutto, “disubbidire era diventata un’ossessione” scrive nel suo libro C’è sempre un’altra scelta; per non saper che fare e per farsi notare tutto diventava lecito, anche le cose peggiori, come rapinare, spacciare droga, rubare, l’importante era “disubbidire, scappare da ciò che era giusto“, seguire gli altri, per sentirsi qualcuno.
“Di errori ne ho fatto tanti” racconta, “infiniti e come tanti altri, mi sono fatto condizionare, era normale pensare che quella fosse l’unica scelta da fare, trasgredire le regole, ma quando sono caduto, sono rimasto solo, gli amici non c’erano più”
E’ il carcere ad interrompere la scia di errori del giovane, passa giovanissimo da un carcere minorile all’altro aspettando che la giustizia facesse il suo corso; giunge poi in quello di Caltanissetta dove sente il bisogno di riempire le giornate sempre troppo vuote,
“nel carcere non puoi pensare di avere amici, ma solo qualcuno che, in qualche modo, ti sostiene e quello che hai è il tempo, il tempo di riflettere, di pensare a quello che è stata la tua vita e provi paura, di quello che sei stato, a quello che ti è accaduto…”
Inizialmente non è facile per Fabio riconoscersi nei suoi errori, ma dopo un breve periodo, riprende carta e penna e scrive, scrive di se, dei suoi innumerevoli errori, delle occasioni perdute, della sensazione di non riuscire a farcela… “Una molla di ferro che la stringi e ti si ricarica fino ad esplodere. Tutta l’energia dell’adolescenza consumata nel modo sbagliato, con persone che mi hanno aiutato a costruire, sbarra dopo sbarra, la stanza in cui sto passando gli anni migliori della mia vita…”
Con il suo libro Fabio è giunto secondo al concorso e con la somma vinta ha scelto di aiutare, oltre la sua famiglia, un giovane ragazzo di 19 anni del Gambia, come lui caduto nella spirale della malavita e, in attesa di uscire dal carcere, continua a leggere i classici e libri di psicologia, s’impegna come aiuto cuoco nelle cucine, il tempo è diventato limitato, ma lui non demorde, “sfrutta il tempo per diventare un uomo migliore” e intanto scrive, con coraggio, a tutti quelli che, come lui, hanno sbagliato della possibilità di ravvedersi, di scavare nel proprio animo, senza aver paura di ammettere i propri errori, per non perdere la speranza, perchè, come dice il suo libro… C’è sempre un’altra scelta”
Bravo Fabio…