Tra veglia e sonno è una raccolta di poesie composte a partire dal 1980, così si legge nella prefazione del libro di Antonia Calabrese, edito per la prima volta nel Dicembre 2019 e riedito da Lulu.com il 7 Luglio 2020.
Un lungo percorso quindi per Tra veglia e sonno, un itinerario durato 40 anni che avrà accompagnato Antonia Calabrese passo dopo passo, verso dopo verso. La poesia è fedele compagna di vita che sa attendere e rispettare i tempi dei suoi “amanti”. Senza fretta prende, si fa prendere e consente di farsi elaborare e ri-elaborare, masticare e centellinare, fin quando chi la frequenta è pienamente soddisfatto.
La poesia è la musa saggia dalla quale ricevere pennelli e colori intrisi di sapienza, speranza e liberazione.
Con questa frase che conclude la prefazione di Tra veglia e sonno, raccolta di poesie di Antonia Calabrese, apro la mia recensione aggiungendo che un poeta vero intinge ad arte i suoi pennelli nei colori della sapienza, della speranza e della liberazione e in tanto altro, regalando emozioni ai lettori che si immergono in quei “quadri”, ricevendone quasi i medesimi effetti prodotti dalla famigerata sindrome di Stendhal.
La prima caratteristica di Tra veglia e sonno è la delicatezza dei versi: il linguaggio poetico, le immagini, le sensazioni che regala al lettore non aggrediscono, non sono come i pugni nello stomaco come a volte succede in poesia, sono piuttosto versi che accarezzano che parlano sottovoce, pur nella pregnanza degli argomenti trattati. Si percepisce la lunga “gestazione poetica” dell’autrice e il percorso di maturazione personale compiuto in quarant’anni.
Così alcuni componimenti risultano pensati, ragionati, più densi, profondi di significato e denotano la maturità dell’autrice, altri sono più istintivi giocati sull’emozione e immagino, siano risalenti ad un tempo precedente. Del resto se è vero che il tempo trasforma ogni cosa, trasforma anche il modo di percepire la realtà che ci circonda, un poeta attento non può non carpirne il senso profondo ed esserne influenzato.
Tra veglia e sonno, tematiche
Gli argomenti della raccolta Tra veglia e sonno, toccano temi vari che spaziano dal vissuto quotidiano, alle grandi tematiche umane, alle intime sensazioni dell’autrice che racconta scrutando se stessa, con l’amara consapevolezza del tempo che passa:
Talvolta essermi dentro è uno strazio./ […] Mi pare una catena/ l’età che mostra il segno…/ […] (da Esternazioni rifratte)
Il tempo, questa entità che insegue la vita e la avvolge nelle sue spire, che sconquassa di stanchezza e tinge i capelli di bianco, è il filo conduttore di tutta la raccolta ma non è vissuto soltanto come accezione negativa: il tempo permette all’autrice di capire le storie, i personaggi, gli archetipi/ […] di sperimentarne e valicarne i confini, di leggere la vita stessa.
Al tempo si aggiungono le emozioni: Tra veglia e sonno, di Antonia Calabrese è anche un percorso emozionale ed emotivo che induce l’autrice in un viaggio dentro se stessa, parimenti chi legge viene condotto nel medesimo percorso attraverso le emozioni: la poetica che traspare dalla raccolta è essenzialmente in larga parte emotiva ed istintiva, non ragionata.
Antonia Calabrese racconta se stessa ed invita a leggere il mondo attraverso i suoi occhi.
Quasi tutti i brani di Tra veglia e sonno sono a carattere autobiografico e se è vero che vengono trattate varie tematiche, dal tempo, all’amore, dall’osservazione della natura, alla fede, è altrettanto vero che l’autrice raramente si stacca dalla sua visuale soggettiva. Scrivendo quasi sempre in prima persona, dà al lettore la sensazione di avere davanti un diario, un itinerario di esperienze che si dipanano nel tempo.
Questa caratteristica è, a mio avviso, la particolarità ed insieme il limite della raccolta. Se da un lato Antonia Calabrese è brava a descrivere le sue emozioni, a trovare metafore, analogie e simbolismi tra esse e l’universo che la circonda, dall’altro mi ha dato l’impressione di essere troppo concentrata sul suo vissuto, togliendo ai versi il respiro ampio che potenzialmente potrebbero avere.
Un’attenzione particolare meritano alcuni componimenti l’autrice dedica al trascendente. Se ne evince una ricerca “appassionata” di Dio, ricerca trasformata in certezza ed invocazione che si esplica, in particolare, in tre componimenti che già dal titolo mostrano il bisogno di un’anima anelante alla pace: solo una fede ben radicata e convinta può trasformare i versi in preghiera e viceversa.
Dammi d’amarti, Dammi il vigore degli anni, Dammi il sonno dei giusti, Il tuo amore e qualche altra, sono poesie che costituiscono all’interno di Tra veglia e sonno quella che, a mio avviso, potrebbe essere una sezione a parte. Una sezione dedicata al bisogno di Dio. Quel Dio cui l’autrice si rivolge accorata, principio e fine, nadir e zenit, il cui amore non ha confini,/ non pone ostacoli,/ non si compone di reticenze,/ non si nega al bisognoso,/ non si nasconde all’afflitto,/ non si trae indietro…[…].
Tra veglia e sonno, linguaggio e stile
Prima di passare all’analisi del linguaggio e dello stile poetico di Tra veglia e sonno, mi preme ribadire un concetto a mio avviso essenziale. Vengo e mi spiego, come si dice comunemente. Puntualizziamo per cominciare:
- È ovvio e pure scontato che ognuno utilizza il linguaggio che più sente vicino nello scrivere versi.
- È altrettanto ovvio che linguaggio e stile dipendono dalla formazione culturale del poeta in questione, dai gusti e dal concetto di poesia che anche questo è personale, fatte salve alcune essenziali regole di base.
- Non è affatto necessario che i versi per essere musicali debbano essere in rima, baciata o alternata che sia: la musicalità può derivare dalla metrica, dalla scelta dei vocaboli, dalle assonanze, dalle consonanze e dissonanze, dalle allitterazioni e da tutta una serie di figure retoriche che vogliamo o non vogliamo in poesia esistono e se da un lato si possono non conoscere, dall’altro ad un “poeta di razza” vengono quasi spontanee.
- Non è affatto necessario l’uso di un linguaggio classicheggiante in poesia o la scelta di esclamazioni evocative, né tanto meno il ricorso all’appello di dei o muse riesumati dal passato remoto. Il linguaggio poetico può essere moderno e comune: l’estro poetico sta nel cogliere e nello scegliere proprio dal linguaggio comune parole da accoppiare e orchestrare con arte.
Fatta questa necessaria premessa (e mi scuso se mi sono dilungata), se devo tentare un’analisi del linguaggio e dello stile di Antonia Calabrese in Tra veglia e sonno, spassionatamente mi sento di affermare che non sempre corrisponde ai punti che hai letto sopra. Il linguaggio e lo stile adoperati nella raccolta, a mio avviso, sminuiscono l’intera raccolta dei significati profondi che contiene. L’uso, nella maggioranza dei componimenti, quasi forzato di rime, le esclamazioni, le invocazioni a muse e divinità del mondo classico, rendono lo stile di Antonia Calabrese quasi forzato e artefatto.
Uno stile di scrittura più moderno e meno aulico, a mio parere avrebbe reso miglior merito ai contenuti che, ribadisco, ci sono. Ovvio poi che nessuno può andare a sindacare sul modo di essere poeta di chi scrive versi. Il mondo (e la poesia) è bello perchè vario, no?
(E ribadisco per l’ennesima volta che una recensione è solo un parere personale.)
Antonia Calabrese: qualche cenno biografico
Nata nel salernitano nel 1958, cresciuta ad Arezzo, artista, scrittrice, poetessa e blogger, Antonia Calabrese ha compiuto studi artistici conseguendo il Diploma Accademico presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Appassionata di letteratura cristiana e sacra, di mitologia ed archeologia, ha pubblicato alcuni libri e collaborato al quadrimestrale torinese Il Granel di senape. Dal 2009 si occupa in prevalenza di pittura ed ha al suo attivo varie mostre personali e collettive.