Nata da un’idea dell’Autorità portuale di Trieste, insieme alla Fondazione Pordenonelegge, Ti porto un libro ha visto quattro autori del nostro tempo leggere e commentare in un video quattro grandi storie di viaggio e di scoperta. L’iniziativa si è svolta dal 13 dicembre 2020 al 3 gennaio 2021 ma i contributi video rimangono a disposizione di tutti nel canale YouTube dell’Autorità portuale di Trieste.
Ti porto un libro: i quattro libri scelti
Ti porto un libro inzia con il contributo della scrittrice Federica Manzon, autrice tra le altre cose del recente Il bosco del confine, che ha scelto di leggere dei passi tratti da La Linea d’Ombra di Joseph Conrad. Nel video, Federica Manzon ci racconta anche perché ha scelto proprio questo libro e cosa ha significato per lei leggerlo.
La linea d’ombra, di Joseph Conrad
Con questo lungo racconto, pubblicato nel 1917, Conrad torna ai suoi temi e scenari prediletti. Il protagonista è un giovane ufficiale a cui viene affidato il comando di una nave, dopo la morte del capitano in circostanze poco chiare. Approdato nel porto di Bangkok, egli viene a sapere che il precedente comandante era morto suicidandosi in mare e che prima di farlo aveva lanciato una maledizione sull’imbarcazione. Ripreso il viaggio, la nave sembra effettivamente attirare su di sé continue sventure, tra cui una bonaccia che perdura per alcune settimane.
E per di più, nel corso di questo periodo, a uno a uno tutti i membri dell’equipaggio si ammalano di una febbre tropicale. Nell’ispirarsi anche a precedenti classici della letteratura inglese, quali la “Ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, Conrad costruisce un’allegoria perfetta della guerra mondiale che allora imperversava in Europa. Come in guerra, anche sull’imbarcazione l’unica speranza di salvezza sta nel fare con abnegazione e sacrificio ognuno la propria parte.
Lo scrittore tedesco Veit Heinichen, triestino d’adozione ormai da tanti anni, legge e commenta Il mio Carso, di Scipio Slataper, mentre Pino Roveredo ci propone Il vecchio e il mare, di Ernest Hemingway, sempre con un commento personale a seguito della lettura.
Il mio Carso, di Scipio Slataper
L’opera viene concepita come un’autobiografia lirica e si articola in tre parti corrispondenti a tre periodi della vita del protagonista-autore, l’infanzia, la giovinezza e la maturità. Momenti chiave del simbolismo del libro sono la discesa a Trieste e la salita sul Secchieta, che corrispondono a momenti di svolta nella vita di Scipio. Il punto centrale dell’opera è la disperazione per il suicidio della donna amata e per la morte della madre.
Per Slataper l’atto del suicidio toglie valore e senso a qualunque atto umano. Nonostante questo, dopo un lungo dramma interiore, la conclusione è positiva e si concretizza nell’ultima, bellissima pagina in cui viene condensato il messaggio del libro: anche se non esistono più valori assoluti che possano giustificare e dare un senso alla vita e alle azioni degli uomini il protagonista sceglie di andare avanti ugualmente e di accettare l’esistenza così com’è in base ai principi del volontarismo etico.
Il vecchio e il mare, di Ernest Hemingway
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago vive, nel suo villaggio e nei confronti di se stesso, la condizione di isolamento di chi è stato colpito da una maledizione. Solo la solidarietà del giovanissimo Manolo e il mitico esempio di Joe Di Maggio, imbattibile giocatore di baseball, gli permetteranno di trovare la forza di riprendere il mare per una pesca che rinnova il suo apprendistato di pescatore e ne sigilla la simbolica iniziazione.
Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi, nella lotta, quasi letteralmente a mani nude, contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione sconfitta, Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.
Alla fine della propria carriera di scrittore Ernest Hemingway rimedita i temi fondamentali della sua opera nella cornice simbolica di un’epica individuale, e insieme ripercorre i grandi modelli letterari che, come Moby Dick, hanno reso unica la letteratura americana.
Infine, nell’ultimo appuntamento con Ti porto un libro, il giornalista e scrittore Paolo Rumiz ci accompagna in mare aperto con la lettura di alcuni brani tratti da Moby Dick, di Herman Melville e una sua personale riflessione su questo capolavoro letterario.
Moby Dick, di Herman Melville
“Il primo capitolo di Moby Dick comincia con una dichiarazione non umana, ma angelica. Call me Ishmael: chiamatemi Ismaele, non già mi chiamo Ismaele. Non ha importanza il nome del protagonista narratore, ma ciò che egli simboleggia.
Ismaele è l’uomo che si sa dotato di una superiorità non riconosciuta dal mondo: il primogenito di Abramo è un bastardo cacciato nel deserto, fra altri reietti; là impara a sopravvivere a questa morte, in perfetta solitudine, indurito contro le avversità.” (Elémire Zolla) Questa edizione presenta la traduzione di Cesare Pavese.
Ti porto un libro: la particolarità di questi video
Ogni video è stato girato in una location particolare di Trieste e del suo porto, a volte anche in luoghi in cui difficilmente ci si può andare, come i magazzini del caffè o dentro una pilottina. E questo connubio di immagini, letture e riflessioni sul nostro tempo diventano un appuntamento da non perdere, un momento unico da prendersi con sé stessi.