Il martello nella testa di Stefano Fortelli è una raccolta di poesie, la seconda dell’autore, edita da Helios Edizioni e pubblicata nel gennaio 2021. La dicitura dark poetry presente in copertina, indica lo stile della raccolta che si ispira ad un filone, le cui origini affondano già nell’opera di Edgar Allan Poe, caratterizzato da tematiche non propriamente allegre, diciamo così per capirci usando un linguaggio terra-terra.
Se Stefano Fortelli definisce la sua poesia dark, evidentemente si ritrova pienamente nel concetto di buio, scuro, tetro cui il filone poetico fa riferimento. Ora, se è vero che la letteratura contemporanea abbraccia diversi stili e un’infinità di generi letterari e la poesia segue a ruota quest’onda di modernismo, è anche vero che, moderna o antica, una raccolta poetica, se ha tematiche valide espresse in linguaggio appropriato, non ha bisogno di etichette. La poesia quando viene dalle profondità dell’anima non è nè antica nè moderna: è voce interiore, è canto dell’anima ed è eterna.
Ho voluto chiarire questo concetto perché spesso si pensa che in virtù di un’anelata modernità, sia da ritenere “ciarpame antico” gran parte di quella produzione del passato che ha raccontato temi immortali e ha non ha certo finito il suo compito perché, in fondo, i moti dell’animo umano non mutano con il trascorrere del tempo: ora come cento anni fa, scrivere versi significa mettere su carta brandelli di anima. E relativamente poco contano il linguaggio, le rime, la metrica e tutte le altre regole tecniche che riguardano la poesia.
Questa piccola premessa derivata dalla dicitura dark poetry presente nella copertina della raccolta, a mio avviso superflua, nulla toglie al suo valore e allo stile dell’autore. Fra l’altro la copertina è un bel biglietto di presentazione: l’immagine quasi drammatica di un volto femminile coperto per metà da una mano scarna, mentre l’occhio libero è sbarrato sul nulla, dà fin da subito l’idea che i temi di Stefano Fortelli in Il martello nella testa non sono certamente leggeri.
Le tematiche di Stefano Fortelli in Il martello nella testa
I temi che l’autore affronta nella raccolta sono essenzialmente temi esistenziali, lui stesso in qualche modo li anticipa nella breve introduzione di Il martello nella testa:
Arriva la stagione in cui si perde la leggerezza. Quando resta poco asfalto da poter divorare e ci si rassegna all’idea che le cose, fuori e dentro di noi, non possono cambiare.
Questa visione non propriamente ottimistica della vita con i suoi percorsi obbligati, permea buona parte delle tematiche presenti nei brani della raccolta che, con disomogeneità, alternano il pensiero costante della morte, un martello che batte, sbatte e torna a ribattere nell’anima, nella mente e nei versi di Stefano Fortelli e il passare inevitabile del tempo che lascia dietro di sé rimorsi e rimpianti.
Non manca qualche brano a tema sociale fra le pagine di Il martello nella testa: Stefano Fortelli con occhi aperti e scrutanti nei confronti di un contesto fatto di uomini come sagome di latta, al chiarore di lampi che scuotono le tenebre, al quale non si adegua e non si conforma, fino a quando mi sarà possibile/ ne rigetterò la menzogna (Sciacalli), pone se stesso in posizione osservante, tirandosi fuori da un’ottica che non percepisce come propria.
Questo atteggiamento è tipico dell’autore e lo si riscontra in diverse modalità e in vari momenti nel corso della lettura di Il martello nella testa. È come se Stefano Fortelli compisse quasi un’operazione rituale di dissociazione: il suo io osservante lo pone in una condizione di voluto distacco dal mondo circostante. Il distacco però non gli impedisce di “vedere” con dolorosa lucidità le storture intorno.
Una raccolta disomogenea Il martello nella testa di Stefano Fortelli…
I temi della raccolta variano, come ho affermato sopra ma su tutti spicca, in perfetto stile dark, il punto di vista dell’autore e il suo marcato esistenzialismo: per ogni brano compie una continua lettura del suo sentire, un vero e proprio “martello nella testa”, come recita appropriatamente il titolo della raccolta. Stefano Fortelli conduce i suoi versi sempre intorno a sé stesso, alla sua interiorità e ai suoi pensieri, lo fa ora con toni grevi e amari, ora con disincanto e leggerezza e a volte anche con velata ironia.
La prima sensazione che ho avuto leggendo Il martello nella testa è stata quella di avere davanti una specie di diario, dove l’autore si impegna a sbrogliare la matassa della sua interiorità aggrovigliata, ne cerca il bandolo e lo avvolge in un gomitolo, con la consapevolezza che lo vedrà pian piano assottigliarsi e poi sparire. In fondo cos’è tutta l’esistenza se non una continua corsa verso la morte? Ho trovato sia proprio questo il punto focale di tutta la raccolta: un incessante giro a spirale intorno a quello che Stefano Fortelli concepisce come nucleo/risoluzione finale.
Per fortuna o per grazia alle anime più sensibili è stato regalato un mezzo per riuscire a convivere con il famoso “male di vivere” di boudeleriana memoria. Stefano Fortelli lo ha conosciuto, realizzato e lo ribadisce mostrandolo nell’introduzione, in cui il pensiero conclusivo potrebbe essere benissimo la summa di tutta la raccolta:
Ci osserviamo e osserviamo il mondo con le sue brutture, inermi, dal braccio della morte, mentre batte incessante nella testa un martello. E arriva il momento in cui rischi di impazzire, quello in cui l’unica salvezza è gettare su un foglio bianco le frequenze di quel battito.