Caro iCrewer, oggi per la rubrica di Spazio ai Classici ti parlerà di Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque. Sono giorni che continuano gli attacchi e il pensiero va a tutte quelle vittime travolte dagli eventi. Ma il mio pensiero è volto anche ai soldati, costretti a combattere per qualcosa che non vogliono. Ho scelto di parlarvi di questo romanzo di guerra perché è un vero e proprio manifesto contro la guerra.
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Il romanzo fu pubblicato per la prima volta sul giornale tedesco Vossische Zeitung nel novembre e dicembre 1928 e in volume alla fine di gennaio del 1929, ebbe subito grande successo e ulteriormente tradotto in 44 lingue. In Italia il romanzo fu censurato dal regime fascista che ne impedì la pubblicazione. Le edizioni Mondadori del 1931 (traduzione di Stefano Jacini) erano in lingua italiana ma destinate alla distribuzione in mercati stranieri.
È considerato una sorta di manifesto pacifista contro la guerra, visto attraverso la vicenda autobiografica dell’autore che ha combattuto nell’esercito tedesco a Verdun durante la Grande Guerra contro i francesi. Quindi da una parte sarebbe un romanzo autobiografico e dall’altra è considerato un romanzo storico, dato che tratta realisticamente della prima guerra mondiale. Si presenta, allora, come una forma trans-genere, che – come i lettori della rubrica ormai sanno – è il segnale di una struttura allegorica. Fu censurato in Italia dal regime fascista e bruciato in piazza dai nazisti in Germania.
Il titolo del libro oggi è divenuto, nel linguaggio comune, simbolo di calma piatta. Purtroppo Niente di nuovo sul fronte occidentale, trasportato in questa guerra che fa tremare animi e preoccupare i politici di ogni stato europeo, è solo sinonimo di una continua guerra che non sta portando nessuna delle due parti da nessuna parte. L’unica cosa certa è la sofferenza che traspare dalle persone che scappano.
Niente di nuovo sul fronte occidentale dà voce a tutti i soldati che stanno combattendo una guerra che non hanno voluto. Un brano tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque può spiegare meglio di tanti articoli e inchieste cosa si vive e si pensa dietro un cannone.
Dopo mezzogiorno mi sento più calmo… Quella febbre è passata. «Compagno » dico al morto, ma con pacatezza: «oggi a te, domani a me. Ma se scampo, compagno, voglio combattere contro ciò che ci ha rovinati entrambi: che a te ha tolto la vita … e a me? La vita anche a me. Ma te lo prometto: non dovrà accadere mai più.»