Caro Lettore, qualche articolo fa ti avevo parlato di un programma che è da considerarsi una perla nel panorama televisivo di oggi. Romanzo Italiano ha debuttato con la sua prima puntata il 21 dicembre: la giornalista Annalena Benini ci aveva guidato nella scoperta della Campania e dei suoi più importanti scrittori. Immagini suggestive e da togliere il fiato accompagnate da ricordi di chi quella terra l’ha amata profondamente e, in parte, anche un po’ odiata.
Oggi sono qui per parlarti della seconda puntata di questo documentario geo-letterario. Anche questa volta non sono rimasta delusa, anzi: ho assistito al racconto di quella che è la mia terra, la Toscana, e devo dire che è stato piuttosto emozionante vederla raccontata e descritta da autori di così grande importanza nel panorama letterario contemporaneo. Il viaggio inizia da una delle città più importanti della Toscana, Pisa: tutti la ricordano per la famosissima Torre Pendente, ma c’è molto di più. Da subito veniamo catturati dalle immagini dei bellissimi Lungarni, dai quali lo stesso Leopardi rimase stregato:« L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze. Questo Lung’arno è uno spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente che innamora: non ho veduto niente di simile né a Firenze né a Milano né a Roma. E veramente non so se in tutta l’Europa si trovino molte vedute di questa sorta.» Pisa è la città ha dato i natali a Marco Malvaldi, autore della famosa serie de I romanzi del BarLume. L’incontro con Malvaldi è da subito intimo, ci porta nei luoghi in cui è cresciuto, dalla Piazza di San Paolo a Ripa d’Arno fino alle giornate di studio nel Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa. I romanzi del BarLume nascono proprio come sorta di terapia per sopravvivere alla stesura della tesi di laurea: Malvaldi ci spiega che tutto ciò di cui aveva bisogno era semplicemente immaginarsi dove avrebbe voluto essere invece di trovarsi impelagato in quelle sessioni estive di studio matto e disperato. Ed è così che è nato l’immaginario del bar e quella atmosfera da “circolino”.
Il secondo luogo che ci viene presentata è la Versilia, e con lei l’autore toscano Fabio Genovesi. Con i suoi romanzi Genovesi ha raccontato la sua terra sotto in un modo nuovo usufruendo dell’ironia, da sempre immancabile caratteristica del popolo toscano, dell’epica e infine della poesia. La Versilia e in particolare Forte dei Marmi gode di un grande patrimonio geografico: a circondarla vi è sia il mare che le montagne, le Alpi Apuane, ed è questo scenario che ha fatto da sfondo alla vita di Fabio Genovesi. Ma il grande amore che lo scrittore prova verso la sua terra si nutre anche di silenzi, interrotti solo dall’infrangersi delle onde e dal rumore della penna sulla carta: il suo processo creativo avviene proprio in riva al mare. Ma perché questi profondi silenzi? Perché una località come Forte dei Marmi prende vita esclusivamente in estate, ed è proprio negli inverni lunghi e solitari che si può dire che Fabio Genovesi sia divenuto uno scrittore: «il nulla e la noia ti spingono a inventarti qualcosa per non affondare.» In Versilia Rock City (2008) lo scrittore ha messo dentro l’epica della Versilia, spiegandoci che per lui la scrittura è anche prendere ciò che conosci e renderlo interessante per tutti. Morte dei Marmi (2012, Laterza) è sia un canto d’amore per la sua città ma allo stesso tempo una dimostrazione di dolore per la direzione presa da Forte dei Marmi e in generale da tutte le mete turistiche, una direzione che va verso l’idea dell’esclusiva: ma l’esclusiva significa escludere, significa dar vanto di come si appare e non di ciò che si ha veramente da offrire ed è questo che per lo scrittore significa morte, rovina.
La terza località che ci viene presentata è Orbetello in cui è nata e vive un’autrice dotata di uno sguardo originale, sarcastico e persino crudele. Si tratta di Teresa Ciabatti, finalista del premio Strega con La più amata (Mondadori, 2017), in cui usufruisce di una grande autoironia per raccontare della sua famiglia e delle sue aspirazioni di principessa. Ma prima ancora de La più amata vi è Adelmo torna da me (2002), in cui sono preannunciati gli stessi elementi presenti: le ci sono voluti 15 anni per scavare in fondo a se stessa. La realtà di Orbetello è quello del piccolo paese in cui vige una mentalità provinciale, laterale, uno sguardo che ha influenzato la sua scrittura e la sua vita, soprattutto nel suo trasferimento a Roma in cui l’ambiente d’élite da cui era circondata ha creato in lei un senso di invisibilità: è stato proprio questo ciò che ha fatto scaturire in lei l’impulso di divenire scrittrice. La scrittura diventa una forma di riscatto dalla monotonia ed è per questo che si trova spesso a raccontare personaggi che hanno avuto il coraggio che è mancato a lei.
L’ultima tappa di questo itinerario ci porta nel cuore della Maremma, a Pineta di Roccamare, celebrata e amata da Italo Calvino, Piero Citati e Sandro Veronesi, il nostro quarto autore di oggi. Vincitore del Premio Strega con Caos Calmo e da poco in libreria con Il Colibrì per Sandro Veronesi Pineta di Roccamare è il posto del cuore, ma anche luogo letterario entrato a far parte dei suoi romanzi. La sua città natale è Prato, ma la sua vera appartenenza letteraria è in questi luoghi, in questa pineta e in questa costa, luoghi di tanti ricordi ma anche di tanto dolore, dolore suo e altrui ed è il dolore presente nei suoi romanzi. La scrittura per Sandro Veronesi nasce come gesto di posterità, un lasciare qualcosa che duri nel tempo; ma la scrittura è soprattutto mescolanza, dei dolori personali, altrui ma anche dei momenti più felici e delle proprie esperienze di vita.
Termina così il nostro viaggio in Toscana, terra di «un’ironia che riesce a tenere insieme il dolore e la gioia».