Caro Lettore, oggi sono qui per parlarti del quarto appuntamento di Romanzo Italiano, il documentario geo-letterario di Rai 3 che commentiamo qui, insieme a te. Dopo essere rimasti affascinati dalle parole degli scrittori della Campania, Toscana e Puglia, la conduttrice e giornalista Annalena Benini ci guida alla scoperta della sua terra, l’Emilia Romagna, terra di frontiera, paesaggio in cui si incontrano la pianura e l’Appennino.
Tutto parte da Bologna, città che riaffiora nei ricordi di ragazza della Benini come luogo di libertà a una sola ora di treno dalla sua Ferrara, ma anche il luogo delle canzoni di Lucio Dalla e Guccini e terra della letteratura. Un punto nel mondo in cui scappare ogni volta che Ferrara non bastava a contenere i suoi sogni e la sua voglia di vita. A Bologna incontriamo Carlo Lucarelli, nato a Imola ma divenuto lo scrittore bolognese per eccellenza: Bologna è protagonista dei suoi romanzi tradotti in tutto il mondo. Lucarelli ha dato vita ai noti commissario De Luca e ispettore Coliandro. Lucarelli ci racconta che nella sua vita di studente universitario Bologna è stata la sua Parigi, una città immensa per chi proveniva da realtà più provinciali, luogo delle aspirazioni, grande agglomerato che quasi si configura come una città-regione: «È l’Emilia Romagna che è Bologna». Una città strana, in continua trasformazione e in cui scoprire sempre qualcosa di nuovo e che, come la stessa Annalena Benini ci dice, Carlo Lucarelli ci mostra con maestria: «Carlo è unico nel raggiungere l’anima di Bologna e mostrarmela. Con poche parole e gesti avvolgenti riesce subito a farmi immaginare tutto ciò che la riguarda, la sua vita, i suoi segreti e la sua inquietudine» Una Bologna che come sappiamo è ben radicata nei suoi romanzi, a partire dai nomi delle strade che entrano nei suoi romanzi per conferire quel senso di concretezza in mezzo al racconto di eventi incredibili e spiazzanti di cui il noir si nutre.
Lucarelli ha iniziato a scrivere da ragazzino, continuando e andando avanti tentativo dopo tentativo fino ai suoi 29, quando viene pubblicato il suo primo romanzo, Carta Bianca che lui stesso aveva introdotto agli editori con un umile e laconico «meglio di così non posso fare». Quella sua prima pubblicazione fu per lui una grande conferma: c’era qualcuno che avrebbe letto la sua storia e se una storia non l’ascolta nessuno allora è come se non esistesse.
Rimaniamo a Bologna per incontrare Silvia Avallone che è arrivata nel capoluogo come studentessa ed è proprio qui che ha scritto il suo primo romanzo, Acciaio, un grande successo tradotto in tutto il mondo. Di Bologna la Vallone ci mostra la periferia che per lei è luogo dell’anima, di appartenenza: rappresenta il sentirsi lontani dalla vita che vorremo, il sentirsi esclusi dai privilegi di cui vorremmo beneficiare, ed in questa distanza lei ci ha vissuto per molto tempo. Ma grazie allo studio e alle parole è stato possibile colmare questo isolamento, avendo la ferma convinzione che proprio le parole e lo studio sarebbero stati il suo riscatto e il suo destino e sono proprio questi luoghi e questa periferia che sono poi divenuti materia letteraria. I libri e l’istruzione cambiano concretamente la vita: è grazie all’università che Silvia Vallone ha avuto il coraggio di azzardare e scrivere il suo primo romanzo. Ed è qui che la giovane scrittrice ha capito di avere un potenziale e un talento da coltivare.
Da Bologna ci spostiamo a Rimini dove ci viene presentato Marco Missiroli, scrittore che è esploso con Atti osceni in luogo privato. Il suo ultimo romanzo, Fedeltà, è in parte ambientato nella sua Rimini ed è stato finalista del Premio Strega. Rimini, città che gli ha dato i natali e in cui è cresciuto, ma anche il luogo in cui si è venuto a formare il suo immaginario di scrittore. Marco Missiroli ha una grande abilità nell’esplorare il tumulto che ognuno di noi ha in sé, i desideri indicibili e le oscenità che fanno parte dell’esistenza e che la sua letteratura indaga con coraggio. Senza la sua Rimini Missiroli non potrebbe scrivere, perché senza Rimini non avrebbe vissuto quella che è una sorta di stagione allungata della vita, un’estate infinita che può stancare e senza la quale non avrebbe potuto provare quel senso di solitudine e tristezza, così importanti per la scrittura.
E anche oggi l’appuntamento di Romanzo Italiano finisce così, con impresse nella nostra mente le parole delicate di chi riesce a comunicare un così grande amore per luoghi e posti che per noi erano estranei ma che adesso sono anche un po’ nostri.