Middlemarch è il capolavoro di George Eliot, pseudonimo della scrittrice vittoriana Marie Anne Evans, edito in volume unico per la prima volta nel 1874. Questo romanzo è una denuncia alla visione politica e sociale della donna nell’epoca vittoriana, ed è tutt’ora fonte di discussione per quanto riguarda la questione di genere nella letteratura.
Middlemarch è un romanzo di proporzioni epiche, ma trasforma la nozione stessa di romanzo epico. Nell’epica solitamente vengono descritte le storie di un importante eroe, solitamente uomo, che vive una grande avventura e gli eventi vengono interpretati come voluti dal destino. Ogni evento ha conseguenze immediate e grandiose, che verranno ricordate per sempre. Fa strano pensare che questo libro possa aver avuto un impatto tale da essere definito di proporzioni “epiche”. Vediamo insieme il perchè!
Middlemarch di George Eliot
Il sottotitolo del libro è “Uno studio della vita provinciale”. Ciò significa che Middlemarch rappresenta la vita della gente comune, non le grandi avventure di principi e re. Middlemarch rappresenta lo spirito dell’Inghilterra del diciannovesimo secolo attraverso la gente comune, la gente sconosciuta e storicamente insignificante.
La piccola comunità di Middlemarch è messa in rilievo sullo sfondo di grandi trasformazioni sociali, senza nessun personaggio che spicca per imprese eroiche, o che compie grandi gesta guidato dal destino.
Sebbene sia un romanzo vittoriano, Middlemarch è un libro insolito. Infatti, ci sono molte caratteristiche che lo distinguono dal resto dei romanzi di scrittori contemporanei a Evans.
La stesura fu così bizzarra per l’epoca che le reazioni critiche furono molto aspre. Alcuni lo hanno criticato per il suo tono lugubre (più lugubre di quanto un romanzo dell’epoca vittoriana possa essere, che è tutto dire), mentre altri lo hanno trovato troppo deprimente. Inoltre, è stato molto criticato per la scelta dell’autrice di dilungarsi spesso in riferimenti scientifici e allusioni letterarie inquietanti per tutta la stesura del libro.
Non il solito romanzo “per donne”
Nell’era vittoriana, le scrittrici erano generalmente limitate a scrivere le stereotipiche fantasie della narrativa romantica convenzionale. Non solo a Evans non piacevano i vincoli imposti alla scrittura dei personaggi femminili, ma non le piacevano neanche le storie che avrebbero dovuto produrre. Fu questo il motivo per cui iniziò a pubblicare sotto pseudonimo maschile, per non essere criticata per la sua scrittura troppo “intellettuale”.
Il suo disprezzo per i romanzi romantici tradizionali è evidente nel modo in cui tratta il matrimonio tra Rosamond e LydGate, due dei personaggi principali del romanzo. Entrambi pensano al romanticismo e al corteggiamento come ideali presi dalle novelle per signorine vittoriane per bene. Inoltre, mentre i romanzi stereotipici finiscono sempre con un matrimonio, Evans va più a fondo, tentando di descrivere realisticamente cosa succede dopo il classico lieto fine.
Molti dei critici di Evans considerano Middlemarch troppo deprimente per una scrittrice donna, in quanto si è sempre rifiutata di seguire le convenzioni del lieto fine.
Secondo Evans, un matrimonio sconsiderato non può mai diventare completamente armonioso, i corteggiamenti brevi e romantici portano problemi, perché entrambe le parti intrattengono ideali non realistici l’uno dell’altro, e le persone si sposano senza veramente conoscersi. Per queste ragioni, sono due le grandi scelte di vita che governano la narrativa di Middlemarch e che vengono aspramente criticate: il matrimonio e la vocazione.
La scelta di un’occupazione è un aspetto importante del libro. Evans mostra come può influenzare la propria vita e come può portare alla scelta sbagliata. Per centrare ancor di più il punto, uno degli aspetti principali del romanzo è la descrizione delle conseguenze dell’isolamento delle donne, confinate nella loro bolla domestica senza possibilità di espandere i loro orizzonti.
Il rifiuto di Evans di seguire un lieto fine dimostra che Middlemarch non è il solito libro “per donne”. Si tratta invece del racconto della complessità della vita umana. Voleva creare un ritratto del mondo in cui le persone vivono, con momenti di dignità e piccoli trionfi, ma anche piccole mancanze di carattere e tragedie. La complessità della società provinciale rappresentata in questo libro si riflette nella complessità dei vari personaggi. Le mutevoli simpatie del lettore si rivelano anche nelle contraddizioni del personaggio.
In Middlemarch, Evans si rifiuta di seguire la struttura tipica del romanzo. Invece, si concentra sulle relazioni tra i vari personaggi come tela di ragno. Il romanzo non parla di una singola persona, ma presenta più personaggi che intrecciano le loro storie con quelle dei vicini. Tutto questo è stato ideato da Evans perché, per rappresentare la vita provinciale della società, nessuno può essere spiccare sull’altro, tutti sono importanti nella loro noiosa normalità. Il lavoro di Evans è quindi molto sperimentale per l’epoca, ed è per questo che viene tutt’ora studiato.
La tela di Middlemarch
I lettori di Middlemarch rimarranno sbalorditi dal mondo sociale incredibilmente complesso del romanzo. Evans usa continuamente la metafora della tela di ragno per descrivere le relazioni sociali della città. Intreccia in modo intricato le esperienze di vita disparate di un ampio ventaglio di personaggi.
Molti di essi aderiscono a una visione del mondo, altri vogliono trovare una visione più ampia per dare uno scopo alle loro vite. Nessuno occupa il centro del romanzo come la persona più importante o influente. Le relazioni sociali a Middlemarch sono davvero come una tela di ragno, ma senza nessun predatore pronto a cibarsi della preda.
Ogni individuo occupa uno spazio definito, influenzato e influenzando gli altri spazi. L’ammirevole sforzo di Evans di rappresentare questa tela in grande dettaglio rende il suo romanzo epico per lunghezza e portata.