Caro lettore, il Dottor Lodovico Savino ha accettato di rispondere ad alcune domande. Ecco l’intervista all’autore di Scacco al Re maggiore, pubblicato da Aliberti editore.
Intervista a Lodovico Savino
Mi spieghi il titolo? Chi è il Re Maggiore? E’ un riferimento a una canzone?
Scacco al Re Maggiore rimanda sia al noto accordo musicale che al gioco degli scacchi: l’intero romanzo infatti ruota intorno al rock anni ’80, interpretato e attualizzato da Ivan, e alla sfida tra il giovane protagonista e l’anziano compagno di stanza conosciuto durante la degenza ospedaliera.
A chi ti sei ispirato per il personaggio di Tommaso?
La risposta esige una premessa: tra pochi giorni varcherò la soglia dei quarant’anni, un’età “spartiacque” che porta inevitabilente a riflettere. Tommaso si sveglia dopo anni di coma e si rende conto di aver trascorso gli anni migliori della propria esistenza in uno stato di torpore.
Di fatto, la storia di Tommaso è un susseguirsi di riflessioni: prima o poi, ognuno si pone domande sulla propria vita, sul proprio vissuto che inevitabilmente disegna il presente e porta in sé le radici del futuro.
Ecco, Tommaso è colui che prova a conciliare passato, presente e futuro, ma non sempre questo gli riesce. Penso di aver conosciuto il mio Tommaso durante lo scorso lockdown quando, annoiato dall’ennesina serie tv, mi son reso conto di quanto si perda tempo inutilmente: era giunto il momento di dare un ordine ai miei pensieri, alle tante domande di cui inconsciamente conoscevo già la risposta, ma che occorreva contestualizzare. Scrivere mi ha aiutato.
A chi ti sei ispirato per il personaggio di Ivan?
Ivan esiste realmente: gli ho volutamente cambiato nome perchè non sapevo come avrebbe reagito… a questa sua versione romanzata: nella vita reale, così come nel libro, è un caro amico, conosciuto una sera al bancone del pub Cafè Nol di Vigolo Vattaro, locale citato nel romanzo seppure con altro nome, più in linea con quel tocco di “rock duro” che attraversa il libro. Proprio come nel romanzo, Ivan è una persona schietta, poco incline alle convenzioni sociali e profondamente ancorato agli anni ’80.
Nel romanzo, il suo compito è quello di riportare Tommaso alla realtà dei giorni nostri ma, considerando il suo legame con quegli anni, puoi immaginare l’evolversi degli eventi. Avevo iniziato a scrivere pensando per lui un ruolo di “spalla” ma, dopo una decina di capitoli, mi sono reso conto che in realtà è lui il vero protagonista: ho quindi ripensato la trama e per “potenziare” le sue qualità ho creato appositamente un alter ego con il personaggio di Manuel, l’altra figura incaricata di rieducare Tommaso per allinearlo al tempo presente.
A chi ti sei ispirato per il personaggio di Manuel?
Se Tommaso riporta alla parte più riflessiva di ognuno di noi, Manuel rappresenta la parte solida e razionale, con tutto ciò che ne consegue sia nell’ambito lavorativo che nella vita privata. Mai una virgola fuori posto, sempre preciso e organizzato, attento al dettaglio, un po’ snob e soprattutto mai in ritardo.
Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, Manuel è in parte autobiografico e buona parte degli episodi riportati nel romanzo sono realmente accaduti. Sia chiaro, non sono così eccessivo, ma ho voluto esasperare alcuni tratti per rendere netto il divario tra lui e Ivan, personaggio che invece vive la quotidianità in maniera più scanzonata e anarchica.
A chi ti sei ispirato per il personaggio di Guglielmo?
Se Manuel, Ivan e Tommaso sono personaggi realmente esistiti, non così per Guglielmo. Guglielmo richiama in sè tutte quelle figure che nel corso degli anni hanno lasciato in me una traccia indelebile. Si noti come nel libro le figure di genitori e di fratelli compaiano solo all’inizio per poi non venire più citati: di fatto essi vengono ricompresi nella figura di Guglielmo.
Guglielmo ha una sua storia e un suo modo di vedere e interpretare la realtà frutto della sua esperienza e della sua epoca. Ampio è il salto temporale che divide Guglielmo da Tommaso, Ivan e Manuel. Guglielmo è un personaggio apparentemente fuori dal tempo, una sorta di nonno burbero che ha vissuto la guerra. Per quanto irreale possa sembrare, i racconti di guerra riportati nel romanzo sono realmente accaduti, vissuti in prima persona dai miei nonni che ho voluto omaggiare con questi ricordi.
Da dove hai preso ispirazione per questo racconto?
A me piace scrivere, l’ho sempre fatto per passione. Come detto, durante lo scorso lockdown, ho iniziato a fare una serie di riflessioni e, una sera, ho riletto un vecchio racconto che avevo scritto e che era stato premiato al Campiello Giovani la cui trama raccontava la giornata di un ragazzo che si domandava come sarebbe cambiata la sua vita una volta finite le scuole superiori: l’università, gli affetti, il mondo del lavoro… tutti ostacoli apparentemente insormontabili. Ho voluto rileggerlo e, se sotto alcuni aspetti penso di aver superato questi ostacoli, sotto altri mi son reso conto di essere rimasto fermo al palo. A distanza di vent’anni (proprio come il coma di Tommaso) ho voluto riscrivere una nuova storia con lo stesso “sottofondo musicale” ma più attuale. In passato avevo scritto riflessioni che poi avevo messo in un cassetto: le ho ritirate fuori e rielaborate, le ho epurate da eventuali concetti che mal si sposavano con l’idea che avevo del romanzo e attorno a queste ho costruito la storia.
E’ prevista una continuazione? Cosa succede dopo quei cento giorni? Tommaso riesce a recuperare i suoi ricordi? Il lettore scopre come mai ha trascorso vent’anni in coma?
Il finale si presta a una potenziale sequel e non nego che qualcosa sto scrivendo. Per quanto riguarda le altre domande, preferisco lasciare in sospeso per non “rovinare” la lettura dal momento che tutto ruota attorno a quei cento giorni.
Quale genere di libri preferisci leggere?
Ho scoperto da qualche anno i saggi storici e giornalistici, quei libri che approfondiscono il susseguirsi degli eventi da un punto di vista diverso da quello che siamo abituati a sentire. Mi piace andare controcorrente e provocare chi si atteggia a massimo esperto di una qualsivoglia materia, forte dei “like” ricevuti: non mi ritengo un enciclopedico ma non amo chi cerca di imporre il proprio pensiero da dietro una tastiera, assumendosi il ruolo di censore e fissando i paletti di giudizio.
Quali sono i tuoi titoli letterari preferiti?
Te ne cito tre. Il primo è la Divina Commedia e il binomio Dante e Virgilio può essere rievocato dai personaggi di Ivan e Tommaso. Il secondo è “Il ritratto di Dorian Gray”, un libro che ho sempre amato e che può essere ricondotto al binomio Tommaso – Manuel. Il terzo è il Piccolo Principe, il primo libro che ho letto quando avevo sei anni e che, a partire dall’adolescenza, ho letto e riletto numerose volte, scoprendo via via nuovi significati e spunti per riflessioni sempre più profonde.
Nel cassetto c’è un’altra opera letteraria?
Può darsi, chissà…
Ringrazio il Dottor Lodovico Savino per aver partecipato alla mia intervista!
Leggete… con la lettura volerete! Buona lettura!