Ciao Irene,
inizierei questa chiacchierata chiedendoti:
come mai la scelta della ginnastica artistica nella trama del tuo libro Non chiamarmi Lolita?
La ginnastica artistica è uno sport che mi ha sempre affascinata. La grazia e la forza delle atlete sono incredibili, sono delicate e potenti allo stesso tempo. Per arrivare a certi livelli sono necessari anni di allenamento, per quanto mi riguarda le atlete professioniste sono delle supereroine. L’ispirazione è partita proprio guardando delle gare e cercando di immaginarmi cosa ci sia dietro quelle esibizioni perfette e la forza dimostrata. Non solo lo sport e l’impegno, ma anche le amicizie, gli amori, la famiglia.
Lolita è Alana, ma Alana poteva mai essere Lolita?
Alana non avrebbe mai potuto trasformarsi veramente in Lolita. Per quanto la persona rimanga la stessa fisicamente, Alana non riuscirebbe mai a dimenticarsi completamente di chi è e dei suoi sogni e obiettivi. Può ignorarli per qualche sera, ma non per sempre. La sua caratteristica principale è la determinazione, non si sarebbe mai “arresa” in quel modo.
Derrick e Alana potevano sfociare nella coppia banale, descritta tante volte, invece il romanzo prende una strada differente. Avevi già in mente tutto dall’inizio?
Ho sempre avuto in mente il finale, la storia d’amore e le svolte principali, ma il mio obiettivo principale più che presentare la loro storia d’amore era fin dall’inizio di far conoscere meglio Alana. La storia d’amore è importante, ma è in secondo piano rispetto al raggiungere i propri sogni e obiettivi, per cui si ha lavorato anni. L’amore è importante, ma non si può amare un’altra persona se siamo infelici e rinunciamo ai nostri sogni.
Che colore abbineresti a questo romanzo, uno acceso delle parrucche di Lolita, o…
Un colore acceso, sicuramente. Probabilmente il rosso, trasmette la passione non solo romantica, ma anche sportiva. Decisione, determinazione, forza… un altro colore però è il blu. Non basta la passione, serve anche il sangue freddo e l’accortezza di fermarsi a pensare, riflettere, e poi continuare per la propria strada.
Al carattere di quale personaggio si avvicina di più quello di Irene?
Domanda difficile. Probabilmente Marco: sono un’amica fedele che farebbe di tutto per le altre persone, ma è difficile guadagnare la mia fiducia. Non mi apro molto facilmente.
Milano come sfondo? Scelta di cuore o ti serviva solo una grande città?
Inizialmente la storia era ambientata a Dallas, il suggerimento di ambientare la storia in Italia è arrivato da Simona Friio e devo dire che ha migliorato la storia. La rende più vicina alla nostra vita di tutti i giorni, più reale. Ho scelto Milano perché come Alana ha molte facce, tanti aspetti diversi che non sempre conosciamo. Basta cambiare quartiere per ritrovarsi in un ambiente del tutto diverso, quasi opposto. Al momento vivo a Verona, ma un giorno mi piacerebbe trasferirmi a Milano per continuare gli studi e poter vivere appieno questa meravigliosa città.
Self o casa editrice: il motivo della tua scelta?
Ho iniziato pubblicando in self. Era la mia prima esperienza e volevo avere il pieno controllo sulla storia. Dopo qualche mese mi sono decisa a fare il grande passo e mandare il manoscritto alla Literary Romance, che ha apportato un lavoro di editing e grafica che ha migliorato molto il testo. La collaborazione mi ha aiutata a crescere e vedere errori o miglioramenti che da sola non avrei mai considerato tali.
Entrambe le opzioni hanno i loro aspetti positivi e negativi, in futuro non so cosa sceglierò ad essere onesta, credo dipenderà molto dalla storia.
Un saluto a Irene e a presto con nuove avventure.