Chiuse le 340 pagine di S’io fossi foco di Lodovica San Guedoro pubblicato da Felix Krull Editore, la prima reazione a caldo è stata quella di pensare “Che romanzo complesso!“. In realtà, ad essere sincera, ho pensato la medesima cosa anche nel corso della lettura del romanzo perché S’io fossi foco non si può certo definire una lettura leggera e poco impegnativa. Tutt’altro.
A cominciare dalla trama del romanzo, proseguendo con le tematiche trattate e finendo con lo stile di scrittura di Lodovica San Guedoro, S’io fossi foco non è il classico romanzo da leggere con disimpegno sotto l’ombrellone, considerata la stagione estiva. S’io fossi foco è un romanzo pensato e oso dire anche meditato. Ho avuto l’impressione leggendolo che l’autrice abbia scelto con precisione millimetrica ogni termine ed ogni espressione: quasi un incastro di parole precise ed insostituibili per ogni pagina, per ogni concetto.
È facilmente deducibile da quanto detto sopra che Lodovica San Guedoro è una scrittrice che conosce il mestiere di scrivere e lo esercita in modo da non lasciare nulla al caso. S’io fossi foco è un romanzo stilisticamente notevole: non conosco le altre pubblicazioni dell’autrice ma l’esperienza acquisita in anni di letture di ogni genere, mi fa affermare che il suo stile di scrittura è personalissimo, originale ed esula dal conformismo che spesso, chi si trova a leggere libri per passione e per mestiere, incontra.
In S’io fossi foco mutuando non a caso il titolo dal famoso sonetto di Cecco Angiolieri, poeta senese che si colloca a cavallo tra il Duecento e il Trecento, Lodovica San Guedoro si pone in una posizione di denuncia rispetto al contesto sociale nel suo insieme e in particolare punta i dardi delle sue frecce infuocate contro l’universo femminile, lo fa con la stessa veemenza che Cecco Angiolieri ha usato nel suo sonetto ottocento anni fa, ovviamente con altri temi: denunciando quelle donne che, invece di aspirare a liberarsi e con sé stesse a liberare l’umanità, oscenamente si compiacciono di perpetuare e portare all’esasperazione le caratteristiche e i comportamenti che un tempo furono loro imposti dalla perversione maschile.
Il succo di S’io fossi foco non è altro che denuncia contro alcuni stereotipi ormai stabilizzati nel pensiero comune: l’autrice sceglie di “usare” la scrittura per esprimere il suo punto di vista di donna che oltre a possedere una vasta cultura letteraria, ha interiorizzato nel corso degli anni e delle sue esperienze una visuale disincantata, realistica e priva di ogni edulcorante nei confronti di quell’universo femminile cui appartiene ma del quale non teme di rilevare ed evidenziare gli stereotipi spesso accettati ed anche condivisi, dalle stesse donne.
S’io fossi foco di Lodovica San Guedoro, un romanzo allegorico
La denuncia dello stereotipo femminile è costruita ed orchestrata all’interno di una storia inventata e molto fantasiosa. Nel contesto di S’io fossi foco, Lodovica San Guedoro inventa, infatti, una protagonista che non appartiene al mondo degli umani ma che degli umani, meglio delle umane, ha tutte le caratteristiche e i comportamenti. Gennarina è un piccione femmina che, umanizzata, incarna lo stereotipo femminile contro il quale l’autrice, con sagacia ed ironia lancia il fuoco delle sue parole. Sagacia, ironia, sarcasmo e sottigliezza stilistica sono caratteristiche molto presenti in tutto il contesto del romanzo che si può definire, senza dubbio, allegorico.
Accanto a Gennarina l’autrice affianca una voce narrante ed una caterva di personaggi che con lei interagiscono e si confrontano per brevi o lunghi periodi, che spuntano a volte dal nulla, svolgono un loro ruolo e poi scompaiono e ricompaiono o lasciano il posto ad altri. In questo vero e proprio via vai di personaggi e figuranti, più o meno incisivi nel contesto della storia, il lettore rischia però di perdersi e confondersi: l’unico punto debole di S’io fossi foco è, a mio avviso, proprio in questo carico eccessivo della storia dei personaggi e dei concetti.
Mi permetto di esprimere un parere da lettrice attenta alle tematiche di fondo che non devono mai mancare in un romanzo o in un’opera letteraria in genere, in quanto ho sempre sostenuto il ruolo sociale che la letteratura deve svolgere. Probabilmente un’operazione di limatura e ridimensionamento di alcune vicende nel complesso del romanzo, renderebbero la lettura più agile e farebbero risaltare meglio le tematiche di denuncia, oltre alla bella vena ironica di cui Lodovica San Guedoro è ampiamente dotata.
Lodovica San Guedoro…
Nasce a Napoli da genitori siciliani. Fra Napoli e Roma frequenta le scuole e ragazza, si inoltra nel mondo politico partecipando come simpatizzante dell’estrema sinistra ai moti studenteschi e al nascente Movimento Femminista. Frequenta la facoltà di Filosofia alla Sapienza di Roma ma interrompe gli studi per dare voce alla sue esigenze letterarie, evidentemente la scrittura la coinvolge più della conoscenza dell’agire umano.
L’approfondimento della letteratura tedesca fu un mezzo per incontrare l’amore, si sposa giovanissima e si trasferisce nelle campagne toscane, tra Siena e Firenze. Nel frattempo pubblica in proprio un giallo letterario, Incitazione a delinquere, ma lo scarso interesse che l’editoria italiana mostra per la sua opera, la spinge a lasciare l’Italia per la Germania.
Trasferitasi in seguito a Vienna, vive per un lungo periodo tra la capitale austriaca e Monaco: la vena letteraria di Lodovica San Guedoro, si estende anche all’arte teatrale e alla collaborazione con giornali e riviste letterarie. Una vena inesauribile la spinge a scrivere numerosi romanzi che, dopo l’incontro con un garbato e colto signore tedesco che le confida di avere da tempo giocato col pensiero di fondare una piccola casa editrice controcorrente, la Felix Krull Editore, appunto, vengono pubblicati esclusivamente presso la stessa.
Le ultime due fatiche letterarie di Lodovica San Guedoro, pubblicate entrambe con la Felix Krull Editore, sono Le inenarrabili tribolazioni della poesia in tempi di barbarie e S’io fossi foco di cui ho appena proposto la recensione.
La posso ringraziare in questa sede per la penetrante e generosa recensione? Però, modestamente, i miei strali sono rivolti al mondo intero… È stato liberatorio anzichenò scrivere questo libro…
Lodovica San Guedoro
Grazie a lei… E le auguro ancora tanti “libri liberatori”. La scrittura serve anche a porre l’accento sulle storture circostanti e sappiamo quanta abbondanza c’è..