Il 25 novembre è stata la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per concludere questa settimana di sensibilizzazione, per la nostra rubrica filosofica non potevo non parlare di una delle filosofe pioniere nel campo del femminismo. Sto parlando di Simone de Beauvoir, personalità eccentrica ma anche grandissima intellettuale, scrittrice e soprattutto donna. Anche in occasione dell’uscita di Null’altro che un lampo, una splendida graphic novel dedicata alla scrittrice, scritta e disegnata da Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa e curata da Hoppípolla Edizioni, scopriamo insieme qualcosa in più di questa straordinaria donna e intellettuale!
Simone de Beauvoir: vita e opere
Nata a Parigi il 9 gennaio 1908, Simone de Beauvoir crebbe in una ricca famiglia borghese, decaduta a causa del fallimento delle attività economiche della famiglia. Come racconterà nelle sue biografie, pur vivendo in forti condizioni di indigenza, la sua famiglia non riusciva a rinunciare al suo “status” e a tutti i privilegi legati al mondo dell’alta borghesia, il che contribuiva ad esacerbare ulteriormente la loro condizione. Fu forse per fuggire all’ipocrisia della sua famiglia che la giovane de Beauvoir si rifugiò presto nello studio che divenne ben presto la sua “arma di emancipazione”.
Si iscrisse alla Sorbona dove studiò filosofia e la sua carriera fu fulminante tanto che a soli 21 anni divenne la più giovane laureata del suo anno, primato che le valse anche un prestigioso riconoscimento accademico che le permetteva di insegnare.
Uno degli eventi più significativi della vita fu l’incontro con il filosofo Jean-Paul Sartre, con il quale instaurò un legame intellettuale e sentimentale unico nel suo genere. La loro relazione, basata sull’indipendenza reciproca, continua ad interrogare e affascinare, ancora oggi, studiosi e non solo.
Grazie alla presenza di Sartre, Simone de Beauvoir fece la conoscenza di molti dei più grandi filosofi francesi del suo tempo come Lévi-Strauss, Raymond Aron e Paul Nizan ma si avvicinò anche all’esistenzialismo proposto da Sartre, che lei stessa contribuì a migliorare e far evolvere trattando anche alcuni dei temi più scottanti del periodo: la condizione delle donne, la prostituzione, l’aborto e la vecchiaia.
Molte sono, infatti, le sue opere: dai romanzi, come L’invitata (1944), I mandarini (1954) ma anche biografie come Memorie di una ragazza perbene (1958) e La terza età (1970) e soprattutto saggi come Il secondo sesso (1949), considerato universalmente il suo capolavoro e divenuto una sorta di “Bibbia” di riferimento per ogni futura trattazione femminista. Infatti, a prescindere dal genere letterario, la donna, la sua condizione, la sua identità e la sua storia, rimane al centro di tutta la riflessione di Simone de Beauvoir.
La rivoluzione femminile: emancipazione e convivenza fraterna
Sia nella vita affettiva, sia nel lavoro che nella scrittura e composizione delle sue opere, Simone de Beauvoir ha realizzato in buona parte quell’ideale di donna indipendente tratteggiato ne Il secondo sesso. Una donna che ha percorso oltre metà del cammino, così dirà, verso la piena uguaglianza rispetto agli uomini, pur nella differenza vissuta non più come subordinazione.
Ne Il secondo sesso, de Beauvoir analizza la subordinazione delle donne come risultato di una costruzione sociale e culturale, non come una condizione naturale. Dopo un’attenta analisi storica e filosofica che ricostruisce una “storia delle donne” dalla preistoria fino ai giorni moderni, sottolineando la condizione di inferiorità cui è stata costretta. Inferiorità che, a differenza di quella che era l’opinione comune, non era dovuto alla biologia: la donna non è “per natura” inferiore all’uomo, ma è stata “costretta” a questa condizione di subordinarietà.
Tuttavia, ciò che colpisce della sua riflessione è il fatto che Simone de Beauvoir, a differenza di quanto faranno (e continuano a fare) molte sue “colleghe femministe” più radicali, non cerca di abbattere il genere maschile né cerca di ergere le donne al di sopra di esso, poiché uomini e donne fanno parte di un’unica società di cui rappresentano due parti indissolubili:
Neanche in sogno la donna può sterminare i maschi. Il legame che la unisce ai suoi oppressori non si può paragonare ad alcun altro. […] La coppia è un’unità fondamentale le cui metà sono connesse indissolubilmente l’una all’altra. […] Ecco ciò che essenzialmente definisce la donna: essa è l’Altro nel seno della totalità, i cui due termini sono indispensabili l’uno all’altro.
Schiacciare o annullare le differenze tra uomini e donne, quindi, non solo è infruttuoso ma persino pericoloso. In definitiva Simone de Beauvoir auspica la liberazione e l’emancipazione delle donne affinché raggiungano una condizione di uguaglianza con gli uomini, un’uguaglianza che esalti e non mortifichi le differenze, in una situazione di fraternità umana: «Liberare la donna significa rifiutare di chiuderla nei rapporti che ha con l’uomo, ma non negare tali rapporti».
La libertà, sottolinea infine Simone de Beauvoir, è una conquista quotidiana, che richiede impegno e dedizione. Tanto è stato fatto ma c’è ancora tanto da fare. E ci auspichiamo che il suo sogno, quello di un mondo non dominato da uomini o donne, ma da donne e uomini insieme, possa un giorno non troppo distante diventare finalmente realtà.