“Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c’è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita”.
Inizio il nostro caffè di oggi con questa frase di Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa e una delle personalità femminili più importanti del Novecento per il suo contributo alle lotte per l’emancipazione femminile.
Leggendo di lei mi ha colpito la sua ostinazione e convinzione e il suo impegno per difendere i diritti delle donne. Decise di non sposarsi e fece della scrittura il suo strumento di liberazione.
Simone De Beauvoir
Nasce a Parigi il 09 gennaio 1908, in una famiglia benestante e molto cattolica. La sua passione per la scrittura fu evidente già in tenera età e a scuola era una studentessa molto intelligente e diligente. Aveva un’innato interesse verso la letteratura francese, contemporanea e per le opere del surrealismo.
Durante il periodo universitario incontrò Jean Paul Sartre che sarà il suo compagno di vita. Dopo la laurea in lettere e l’idoneità in filosofia, si dedicò all’insegnamento, fino al 1943 quando decise di fare della scrittura il suo lavoro.
Scrisse romanzi, memorie, saggi e scritti filosofici e tra le sue opere più importanti il saggio Il secondo sesso (1949), la sua autobiografia pubblicata in quattro volumi: Memorie di una ragazza perbene (1958), L’età forte (1960), La forza delle cose (1963), A conti fatti (1972).
Il libro La cerimonia degli addii (1981) è invece la narrazione della morte di Jean-Paul Sartre, accanto al quale è sepolta nel cimitero di Montparnasse a Parigi.
A partire dagli anni ’70, si dedicò all’impegno femminista, soprattutto in favore della legalizzazione dell’aborto.
Morì nel 1986.
Il secondo sesso
Circa mille pagine in cui l’autrice parla della condizione della donna, fondato sull’assunto:
«donna non si nasce, si diventa».
Il primo volume ha venduto 22.000 copie in una settimana e fu tradotto in 33 lingue.
Partendo dagli scritti di altre donne che nel 1400 iniziavano a scardinare il modello interpretativo maschile in letteratura: come Christine de Pizan, con Le livre de la Cité des dames, Simone De Beauvoir scrive un saggio filosofico traducendo la filosofia nella lingua del femminismo.
Nel suo saggio, pubblicato nel 1949, parla di aborto, sessualità, prostituzione, maternità. Temi che, per l’epoca, erano dei tabù.
Simone si chiede quale sia il ruolo della donna all’interno della società, e scrive la frase che ho citato all’inizio :
“Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c’è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita”.
Il libro analizza inizialmente i punti di vista sulla donna adottati dal punto di vista scientifico e letterario (dalla biologia, dalla psicanalisi, dalla letteratura, ecc.).
Nella seconda parte analizza, invece, come si è costituita la realtà femminile, e quali sono le conseguenze di quei punti di vista maschili; quindi descrive il mondo, dal punto di vista delle donne, per come è stato loro proposto.
“C’è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri.
È un paradosso criminale negare alla donna ogni attività pubblica, precluderle la carriera maschile, proclamare la sua incapacità in tutti i campi, e affidarle l’impresa più delicata e più grave: la formazione di un essere umano.
Ci sono molte donne a cui i costumi, la tradizione negano ancora educazione, cultura, responsabilità, attività, che sono privilegio degli uomini e nelle cui braccia, ciò nonostante, si mettono senza scrupoli i figli.
Bisognerebbe che la donna fosse perfettamente felice o che fosse una santa per resistere alla tentazione di abusare dei suoi diritti”.
Insieme ad altre donne, fonda La Lega per i diritti delle donne di cui, nel 1974, diventa Presidente. Sempre in quegli anni, nasce anche Choisir, associazione a difesa delle donne accusate del reato di aborto che, in Francia, fino agli anni Venti, era punibile con la pena capitale. E si batte anche per l’ottenimento del divorzio, considerato come abbandono del tetto coniugale.
Secondo De Beauvoir, per sottrarsi alla sua condizione di inferiorità imposta, una donna deve perseguire la propria emancipazione, tramite il raggiungimento dell’indipendenza economica e culturale.
Credo che quello di Simone De Beauvoir sia un’esempio sorprendente e davvero attuale. Le sue battaglie hanno avuto un impatto sociale fondamentale. Credendo fermamente nelle sue idee ha reso possibile un’importante rivoluzione culturale.
Ti aspetto al prossimo appuntamento, come sempre buona lettura!