Ti è mai capitato di vivere un déjà-vu, o di percepire qualcosa che non si può spiegare, un fenomeno che rende spirituale le storie che ti accadono? Da sempre l’uomo si è posto tante domande ed è sempre stato attratto da tutto ciò che rimandava al mistero o al soprannaturale. E’ un desiderio tutto umano. Lo sai che esiste una corrente letteraria che intreccia realtà e magia come se fossero una cosa sola? Non parliamo di fantasy, non parliamo di surrealismo (mondo oltre la realtà) ma di realismo magico.
Che cos’è il realismo magico e come nasce
Il realismo magico è una corrente letteraria, e più generalmente artistica, che nasce a inizio Novecento e questo termine fu coniato proprio negli anni Venti dal critico d’arte tedesco Franz Roh proprio per descrivere l’evoluzione del realismo nella pittura post-espressionista. Il luogo protagonista della diffusione di questo genere è l’America Latina grazie a personaggi come Gabriel Garcìa Marquez, Jorge Luis Borges e Isabel Allende.
Quello che caratterizza questo genere è la fusione di elementi magici con la vita di tutti i giorni, manifestati in veri e propri atti di magia (oggetti che lievitano, invisibilità e visite dall’aldilà) oppure giocando il tempo. Questo filone artistico-letterario intende illustrare la realtà attentamente e con precisione, portando in primo piano anche i dettagli che possono sembrare inutili. Durante il racconto il lettore viene trasportato dagli eventi, quasi incantato da un mondo contornato da elementi meravigliosi e magici, descritti in modo realistico come se fossero normalissimi da ritrovare nell’esistente.
Le caratteristiche del realismo “maravilloso”
Il realismo magico o “maravilloso“ ha delle caratteristiche ben precise che lo rendono una corrente letteraria unica nel suo genere. Andiamo a vederle insieme!
- I fenomeni sovrannaturali sono accettati dai personaggi delle storie in modo naturale, non sono visti come eventi eccezionali.
- La narrazione può subire dei fenomeni temporali, nei quali il flusso del tempo viene modificato, viaggia in modo veloce oppure è lentissimo attraverso una dimensione non ben definita.
- Viene utilizzato una tecnica narrativa in cui il presente si ripete oppure vengono fatti continui richiami al passato.
- I personaggi percepiscono la sofferenza o il dolore prima che si abbatta su di loro una sciagura.
- Presenza di spiritualità.
Due romanzi del realismo magico che vale la pena leggere
Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.
Il primo romanzo che non puoi assolutamente non leggere e che rappresenta il realismo magico è Cent’anni di solitudine di Gabriel Marcìa Marquez, capolavoro dello scrittore colombiano che, a partire dalla sua pubblicazione nel 1967, inaugura questa corrente letteraria. La storia, che si dipana con ricercata lentezza, inizia con la fondazione della città di Macondo (non esiste nella realtà) da parte di José Arcadio e il lettore si trova di fronte a un’interpretazione metaforica della storia della Colombia.
Protagonista è la famiglia Buendìa, colpita più da disgrazie che da gioie e che, attraversa ben sette generazioni. Si assiste al profondo sviluppo e cambiamento del paesino colombiano che all’inizio è isolato del resto del mondo e diverrà poi sempre più tecnologico, ampliando i suoi confini.
Mentre nel 1982 al collega Marquez viene consegnato il Premio Nobel, l’autrice cilena Isabel Allende si tuffa nella corrente del realismo magico e il suo romanzo per eccellenza è sicuramente La casa degli spiriti. Qui l’elemento fantastico spicca in modo insistente persino nei singoli personaggi, tra cui la silenziosa Clara Del Valle:
Clara abitava un universo inventato da lei, dove la verità prosaica delle cose materiali si confondeva con la verità tomultuosa dei sogni.
Dopo un’infanzia vissuta all’ombra della sorella Rosa, Clara smette improvvisamente di parlare proprio a causa della sua morte, avvenuta per colpa di un terribile incidente. L’evento appare ancora più tragico perché è stata Clara a presagire quella disgrazia. La ragazza non rimarrà muta per sempre: tornerà spontaneamente a parlare non appena Esteban Trueba, promesso sposo della defunta Rosa, esprimerà la volontà di prenderla in moglie.
Clara così ha un percorso evolutivo della sua persona, diventa adulta e avrà una figlia di nome Blanca, che a sua volta partorirà Alba. La nipote di Clara patirà sulla propria pelle i disagi e le sofferenze del periodo storico che vive (la dittatura di Pinochet). Nella seconda parte del romanzo emerge che quel tempo è stato vissuto realmente da Isabel Allende, che, in seguito alla guerriglia, ha dovuto lasciare il suo Paese nel 1975.
Quando il realismo magico diventa italiano
Massimo Bontempelli attinge alla vena del realismo magico con un romanzo del 1930 dove bellezza e morte si fondono perfettamente. Senza sbavature.
Vita e morte di Adria e dei suoi figli è il racconto della bellezza e della morte. Una straordinaria bellezza che segnerà drammaticamente il destino della donna a cui è toccata in sorte e quello di coloro che più si sono avvicinati a lei. Un superamento dei limiti, una hybris di cui Adria si rende colpevole – con la sola attenuante di una natura con lei troppo prodiga – e che seminerà morte per ristabilire gli equilibri infranti.
Pubblicato nel 1930, appena un anno dopo Il figlio di due madri, al quale si lega per la stessa atmosfera di convincente implausibilità, Vita e morte di Adria realizza felicemente la formula bontempelliana del Realismo magico: «raccontare un sogno come se fosse realtà e la realtà come se fosse un sogno».