Eccoci con il nuovo appuntamento di:
Riscoprire la città attraverso la letteratura – 2
Oggi siamo in Basilicata, terra dai cinque colori: verde, umida e pungente per i suoi boschi; gialla per le sue ginestre inondate dal sole; azzurra, come il cielo quando il vento non trasporta le sue bianche nuvole; color terra, polverosa e regolare in prossimità della Puglia (di cui abbiamo parlato nel precedente articolo); bianca, come i tufi antichi e forti che sono la base dei famosi Sassi di Matera.
Lo so che avrei dovuto parlare in primis del capoluogo di regione che è Potenza (lo farò dopo), ma sono campanilista, e sebbene non vi risieda ormai da una quarantina d’anni, Matera è la mia città di origine, ed anche perchè con dicembre si è concluso il suo status di Capitale europea della Cultura 2019.
Questo percorso alternativo fatto di letteratura e turistico, tra poesia e narrativa, riuscirà, forse, a farti scoprire nuovi elementi che possono essere sfuggiti ad una precedente visita, o essere il punto di inizio per la tua escursione.
Le scelte di scrittori e libri verte su autori, contemporanei e non, che hanno vissuto o sono originari di questa regione in generale, e delle due città che ho scelto in particolare.
Inizio con Carlo Levi, che ha vissuto ad Aliano ma non è lucano, qui costretto al confino durante il fascismo, ed ha tanto amato questa regione ed in particolare Matera da farla rivivere in:
“Eboli – dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo – e l’ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali”.
Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: “La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all’interno del nostro tempo, è l’ambasciatore d’un altro mondo all’interno del nostro mondo.
Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell’opera di Carlo Levi: il protagonista di “Cristo si è fermato a Eboli” è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari“.
Se hai avuto modo di visitare i Sassi di Matera, in questo testo troverai un ritratto magnifico e doloroso, simbolo della questione meridionale.
“Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza. In essa vive la miseria nobile e civile dei contadini, filtrata attraverso l’eterno del tempo, continua sotto tutti i soli e tutte le piogge, ripiegata su sé stessa, chiusa nella terra come una cosa preziosa, di fronte ad un mondo ostile.”
Oggi, la maggior parte di queste abitazioni hanno subito trasformazioni, sono state riqualificate per adeguarsi alla richiesta di mercato; ma al tempo di Levi, e fino alla fine degli ’70 c’era abbandono, sporcizia, decadenza.
Anche Dora Albanese, nel suo libro Non dire madre ci parla di Matera e di una frustrata maternità piccolo-borghese, dimentica della superba e misera civiltà dei Sassi; la dura maternità della Lucania “Interna”, ancora legata a feroci e dolcissimi stili contadini.
Spostandoci verso Potenza, la geografia si modifica, si asciuga e si addolcisce il profilo delle alture; e Potenza si erge in verticale:
Potentia Romanorum e la villa Romana di Malvaccaro, l’antico Ponte di S. Vito e il moderno Ponte Musmeci, la Torre Guevara e le mura, le torrette e le porte medioevali, le antiche gradinate del centro storico e la rete di scale mobili più lunga d’Europa.
Un patrimonio storico e architettonico delle antiche chiese, i palazzi storici e quelli nuovi arditi che si sovrappongono sui dislivelli del suolo, i vicoletti e le strettoie che costeggiano la centralissima Via Pretoria, la storica Parata dei Turchi in onore di San Gerardo e le rassegne culturali e teatrali, i concerti musicali e gli spazi destinati allo svago e allo sport, gli squarci sul verde delle colline circostanti e le aree verdi per salutari passeggiate.
Per far conoscere più a fondo questa realtà è nato un libro:
La città svelata
seguito poi da, la città capovolta, la città svelata dai giovani e la città non finisce mai.
Un modo per raccontare di angoli, rioni, cortili di questa città particolare; un racconto collettivo, coordinato da Paolo Albano, di una collettività di potentini, doc o acquisiti o di passaggio per recuperare la memoria di quel che è stata la vita e l’anima della città in un caleidoscopio di immagini e parole per raccontare ciò che erano i rioni e gli angoli più conosciuti della città di Potenza.
La lettura sta ai piedi della vita e i libri sono la camera del vento dove mettiamo alla prova il nostro pensiero e le idee che ci attraversano e dove impariamo l’indirizzo di dove andare, ognuno il suo.
Al prossimo percorso.